Lunedì 20 luglio 2020
Reclamiamo il nostro futuro, il nostro tempo, il nostro corpo: CHEAP e i 279 poster affissi per le strade di Bologna
Scritto da:
cheFare
Fonte:
FrizziFrizzi

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su FrizziFrizzi.
L’immagine dell’homo faber, artefice del proprio destino, ha avuto molta fortuna tra gli umanisti dell’epoca rinascimentale, dando una notevole spinta in ambito culturale e sociale in opposizione alla visione medievale dell’individuo soggiogato da un fato già scritto nell’alto dei cieli.
L’ideologia neoliberista, che di tutto si impossessa, tutto consuma e tutto deforma a proprio vantaggio, ha fatto propria la locuzione latina homo faber fortunae suae per glorificare la libertà individuale ma al contempo l’ha utilizzata come efficace strumento per colpevolizzare il singolo: dato che ciascuno costruisce il proprio destino, se non hai successo è colpa tua, se non sei felice è colpa tua, se non trovi lavoro (e sei choosy, per dirlo con la Fornero) è colpa tua, se sul posto di lavoro ci muori è colpa tua, se sei povero, depresso, stressato, è colpa tua e solo tua.
È una sorta di delitto perfetto: da una parte ti autoassolvi, sollevando da ogni responsabilità il sistema che hai creato, dall’altra convinci le vittime a considerare colpevoli loro stesse, e non chi crea o perpetua un “gioco” sleale, in cui le condizioni di partenza non sono equilibrate.
L’immagine dell’homo faber, artefice del proprio destino, ha avuto molta fortuna tra gli umanisti dell’epoca rinascimentale, dando una notevole spinta in ambito culturale e sociale in opposizione alla visione medievale dell’individuo soggiogato da un fato già scritto nell’alto dei cieli.
L’ideologia neoliberista, che di tutto si impossessa, tutto consuma e tutto deforma a proprio vantaggio, ha fatto propria la locuzione latina homo faber fortunae suae per glorificare la libertà individuale ma al contempo l’ha utilizzata come efficace strumento per colpevolizzare il singolo: dato che ciascuno costruisce il proprio destino, se non hai successo è colpa tua, se non sei felice è colpa tua, se non trovi lavoro (e sei choosy, per dirlo con la Fornero) è colpa tua, se sul posto di lavoro ci muori è colpa tua, se sei povero, depresso, stressato, è colpa tua e solo tua.
È una sorta di delitto perfetto: da una parte ti autoassolvi, sollevando da ogni responsabilità il sistema che hai creato, dall’altra convinci le vittime a considerare colpevoli loro stesse, e non chi crea o perpetua un “gioco” sleale, in cui le condizioni di partenza non sono equilibrate.
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