Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Immagina.
Il settore spettacolo è in crisi e ha bisogno di attenzione e cura da parte della politica affiancata da professionisti competenti che conoscano la complessità del sistema e le sue fragilità. Una frase celebre di Frank Zappa torna più attuale che mai: “Scrivere di musica è come ballare di architettura” ed esprime in pieno la difficoltà di spiegare un mondo perlopiù sconosciuto e sottovalutato.
Già, perché il nostro retaggio culturale, formatosi e radicatosi nel dopoguerra, fatica ancora a vedere come lavoro tutte quelle attività produttive legate alla cultura e all’intrattenimento. La demonizzazione di parole come “discoteca” e l’utilizzo improprio del termine “movida” hanno contribuito a formare un immaginario comune completamente diverso dalla realtà costituita da persone, aziende ed indotto economico. Lo stesso settore non è esente da colpe se guardiamo alla sua disgregazione interna, alle faide fra promoter, alla bolla dei cachet (compenso degli artisti) e alla mancanza di rappresentanza e lobby.