Nell’aprile ’24 al Museion – Museo di Arte moderna e contemporanea di Bolzano si è tenuto l’incontro del Museion Art Club Forum intitolato New beginnings. L’incontro aveva l’obiettivo di presentare la governance (la struttura organizzativa e l’insieme di principi, regole e procedure che guideranno l’agire dell’organizzazione) immaginata per l’Art Club dei prossimi anni e condividere con vecchi e nuovi membri del Forum le possibilità offerte dalla struttura potenziale. Contemporaneamente si sono testati – per mezzo di un intenso gioco di ruolo – i punti di forza e di debolezza, le criticità e le opportunità del nuovo modello organizzativo. Infine, l’incontro si è fatto tentativo – nella forma di stato generale – di permettere alle persone più o meno coinvolte nell’organizzazione e facenti parte della comunità di riferimento di incontrarsi, conoscersi, discutere, confrontarsi e sentirsi così maggiormente parte del gruppo di lavoro. Abbiamo partecipato all’incontro e realizzato – come esito della nostra osservazione un Glossario Emotivo.
Il numero #15 della rivista AES ideata da Studio Lombard DCA e realizzato in collaborazione con cheFare, agenzia per la trasformazione culturale, esplora un tema dai mille significati ed estremamente coinvolgente e delicato al tempo stesso: i margini. Una parola che ne contiene altre, che ha in sé contemporaneamente il senso dell’esclusione, il guadagno, le opportunità, l’orizzonte.
Da diversi anni lavoriamo come Alleati Strategici nella Missione Favorire Partecipazione Attiva di Fondazione Compagnia di San Paolo. Nel 2023 abbiamo costruito assieme alla Missione un percorso partecipato con più di 70 tra partner e stakeholder per co-definire parole, concetti e pratiche sui territori. L’abbiamo fatto attraverso il metodo della Definizione Collettiva Emergente, che ci ha permesso di esplorare, trattenere, ripensare, allargare i significati possibili e costruire una mappa in cui il linguaggio diventa leva comune e condivisa per generare trasformazione culturale per le persone e per i luoghi. Questa pubblicazione rappresenta l’esito di questo processo partecipato e lavora attorno a queste parole: Collettivo e rappresentanza, Coinvolgimento e accessibilità, Cambiamento e continuità, Conflitto, Intergenerazionalità e Co-responsabilità. Perché se si usano le parole senza abitarle se ne diventa schiavi. Se però ci si lavora sopra assieme cambia tutto, e le parole diventano piattaforme di trasformazione culturale.
Leggi Partecipazione attiva: parole, concetti chiave e prospettive
Partecipazione attiva: parole, concetti chiave e prospettive è disponibile anche in inglese / Active partecipation: words, key concepts and outlooks is also available in English
Frutto di un intenso percorso di riflessione, pratica e sperimentazione, laRivista è un nuovo prodotto editoriale gratuito e disponibile sul nostro sito.
Le uscite saranno legate ai progetti, ai temi e agli approfondimenti che portiamo avanti nel nostro lavoro. Un modo per raccogliere idee e visioni, per depositarle, per allargare i perimetri delle riflessioni e creare nuove leve di invenzione e progettazione.
Il primo numero è dedicato alla biblioteca come istituzione contemporanea: un luogo centrale per la vita culturale e sociale che si vede oggi attraversato da radicali cambiamenti.
La seconda edizione di LINK (2023) ha avuto come esito “EMERSIONI – Incontri, testimonianze e domande sul grave sfruttamento lavorativo“: una rivista digitale che ha l’obiettivo di informare e sensibilizzare sui temi del grave sfruttamento lavorativo. La rivista è scaricabile qui in fondo.
La pubblicazione contenente 18 articoli su 80 pagine, è stata realizzata da 15 giovani ragazze tra i 16 e i 25 anni che si sono impegnate a scrivere di situazioni difficili, con la guida dal giornalista Giuliano Battiston. EMERSIONI è un testo immediato e semplice, che parla a giovani e non addetti ai lavori di temi complicati, senza banalizzarli.
La pubblicazione è stata realizzata in partnership con Parco Studio, ed ospita le immagini realizzate dal fotografo documentarista Luca Meola. Le fotografie rappresentano scene di vita quotidiana delle persone vittime di tratta e descrivono le attività degli enti che le affiancano e sostengono, parte del progetto Derive e Approdi.
“Spazio 13 – Una volta non c’era” – è la pubblicazione a cura di cheFare, Spazio13, la Scuola Open Source che racconta la storia del nuovo centro culturale, seguendo il processo che da un’intuizione ha reso possibile la realizzazione di una realtà consolidata.
La pubblicazione è stata realizzata all’interno del progetto BA.BE.L.E finanziato da ANCI tramite il bando Sinergie, che prevede uno scambio di buone pratiche di innovazione sociale giovanile tra Comune di Bari e Comune di Bergamo. I testi sono a cura di: Federica Vittori, Bianca Barozzi. L’editing è stato fatto da Francesco Schettini e Serena Defilippo.
Fino all’inizio del 2020 la nostra idea di futuro era dominata dalle città, questi labirinti di grattacieli sfavillanti e strade trafficate, allo stesso tempo termitai di lavoratori e Disneyland per turisti low-cost. La mutazione era avvenuta nel corso dei secoli, accelerando negli ultimi decenni: lo spazio urbano era ormai il baricentro economico dei territori, il polo magnetico della produzione e della creatività, la fucina delle tendenze. Di anno in anno, i piccoli comuni si svuotavano e le città medie e grandi crescevano a dismisura.
Certo, c’erano dei lati negativi: la gentrificazione selvaggia spingeva gli strati più poveri della popolazione verso periferie sempre più simili a ghetti e dormitori per pendolari, mentre lo sviluppo della mobilità pubblica non sembrava in grado di contrastare davvero la crescita costante dell’inquinamento. Ma questi e altri problemi sembravano un contrattempo momentaneo, semplici effetti collaterali che amministrazioni sapienti avrebbero mitigato e, prima o poi, rimosso.
Il Covid, e soprattutto il lockdown, sono arrivati come uno shock, beffandosi proprio di chi stava vivendo il grande sogno futuribile della città e si è ritrovato a pagare affitti stellari per starsene murato in monolocali claustrofobici, mentre gli amici in provincia salutavano via Zoom dalle loro belle e quiete case con giardino, o magari vista mare.
Ogni certezza urbanistica e sociologica, di colpo, è crollata, mentre lo smartworking diventava pian piano la norma e il dogma della concentrazione urbana si rivelava un’idea vecchia, da ripensare completamente per arginare l’improvvisa fuga dalla città. Ma ora, più di due anni dopo: lo abbiamo fatto davvero? Le città stanno ritrovando il senso perduto nel trauma della pandemia?
Bertram Niessen alterna sapientemente lo sguardo freddo del sociologo, il piglio dell’agitatore culturale e l’attitudine pragmatica di chi da anni lavora come esperto accompagnatore di trasformazioni urbane. Se la modernità è per definizione sempre più liquida, le città sono specchi d’acqua: le spinte e le controspinte economiche, le trasformazioni sociali e politiche ne agitano la superficie senza sosta, creando vortici spaventosi e seducenti. Resta da capire se è possibile, oggi e ancor più domani, trovare il modo di Abitare il vortice.
cheFare ha accompagnato MinD – Mad In Design nell’esperienza di Building Communities, il progetto che ha messo in relazione design e utenti dei servizi di salute mentale, sperimentando una cultura del design intesa come processo creativo. Gli esiti sono stati una pubblicazione che racconta in forma narrativa il progetto e un evento finale di presentazione a pubblico e stakeholder di riferimento.
Il progetto Building Communities, attraverso un workshop intensivo di 4 giorni, ha operato per una vera integrazione delle fasce deboli/fragili sul territorio proponendo azioni che hanno aperto relazioni e dialoghi intergenerazionali con la cittadinanza e che hanno agito verso l’abbattimento dei vecchi preconcetti e pregiudizi che la società e i singoli ancora hanno rispetto ai temi della malattia mentale.
Il progetto si è proposto di riflettere e lavorare sul concetto dell’abitare, una delle dimensioni più importanti della costruzione di sé, del benessere, della progettazione della propria vita. La qualità dell’abitare, il luogo in cui si vive e il contesto riflettono la struttura delle disuguaglianze nella società.
MinD Mad in Design ha richiesto l’intervento di cheFare per far conoscere il lavoro fatto attraverso una pubblicazione per diffondere i risultati del workshop, raccontare a nuovi pubblici un lavoro così particolare e organizzare un evento finale che con cui i contenuti specifici del progetto sono stati diffusi presso gli stakeholder di riferimento e verso un pubblico più ampio.
La pubblicazione dal titolo Primavera a MiraFuori è stata realizzata da Sofia Silva, artista, scrittrice e giornalista, che ha preso parte al workshop, condividendo con i partecipanti gli spazi e le attività, svolgendo numerose interviste e studiando il quartiere sede del progetto e ha, infine, redatto un reportage narrativo.
L’evento finale è stato l’occasione per presentare non solo il progetto e i suoi risultati, ma anche la pubblicazione che ha fornito uno sguardo sul lavoro svolto, visto dal suo interno, ponendo l’accento sia su quello che questo lavoro ha significato per i partecipanti, che gli sviluppi e le influenze che ha portato al territorio di riferimento.
Stai per cominciare a leggere questo libro. Se guardi bene, ti accorgerai però che questo libro non è un libro. Questo libro è – prima di tutto – un viaggio. Un viaggio collettivo iniziato circa 4 anni fa. Si può dire che questo libro è una collezione di luoghi, persone, storie, ricordi, errori, azioni, invenzioni, voci, idee, parole, speranze, cambiamenti, conflitti, abbandoni, promesse e sogni.
Questo libro è la storia del progetto Luoghicomuni di Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà, finanziato da Fondazione Cariplo nell’ambito de Lacittàintorno, che, però, di scontato e prevedibile non ha mai avuto niente e, infatti, è sempre stato molto più di un progetto. Sì, hai tra le mani tanti giorni di vita e di lavoro fatti dalle persone. Abbine cura.
Il lavoro sociale e culturale è fatto anche di questioni complesse, difficili da comprendere, trattare e raccontare. EMERSIONI è una piccola rivista nata dal progetto LINK per questo motivo: imparare a scrivere di cose difficili.
EMERSIONI nasce all’interno del progetto Derive e Approdi per dare voce per dare voce a chi ogni giorno sostiene persone vulnerabili e discriminate e non riesce a parlare del proprio lavoro, attraverso l’uso di un linguaggio fruibile da un pubblico giovane e dai non addetti ai lavori. Si tratta di una rivista prodotta da un gruppo di quindici persone tra i 18 e i 25 anni all’interno di un laboratorio giornalistico condotto da Giuliano Battiston.
Come sta cambiando il mondo delle organizzazioni culturali indipendenti che operano nel Contemporaneo a Milano?
Una pubblicazione a cura di cheFare che si pone questo interrogativo nella convinzione che a fronte della crisi economica, sociale e culturale portata dalla Pandemia ci sia bisogno di ripensare a fondo i modi in cui la cultura viene prodotta e distribuita, per renderli più equi, più sostenibili e maggiormente capaci di attivare trasformazioni sociali positive.
Una pubblicazione a cura di Paolo Gervasi che raccoglie tutti gli articoli usciti su cheFare, in collaborazione con Luca Sossella Editore, in occasione del festival Informatici Senza Frontiere, l’appuntamento per capire e approfondire il ruolo della tecnologia nel nostro mondo.
Una serie di approfondimenti, riflessioni e conversazioni con le esperte ospiti della manifestazione, per quest’edizione tutte al femminile, con l’intento di portare contenuti che parlino di inclusione, accessibilità e diversità.
La partecipazione, le esperienze condivise e le competenze orizzontali sono i fattori che maggiormente influenzano i meccanismi della nostra società. Analizzarli e comprenderli, dunque, è fondamentale. Serve raccogliere esempi, studiarli e trasformarli in strumenti utilizzabili da tutte e tutti noi per immaginare il futuro.
Un primo passo di questo percorso è stato inaugurato da Michele d’Alena, responsabile dell’Ufficio Immaginazione Civica della Fondazione per l’Innovazione Urbana. In Immaginazione Civica, il suo ultimo libro pubblicato da Luca Sossella editore e curato da cheFare, l’autore presenta un compendio proprio su questo tema.
Un futuro che ci appare desolato, orfano, abbandonato dalla stagione dei grandi piani strategici, Torino appare incapace di dar voce e soluzioni ai vecchi e nuovi bisogni.
TORINO 2030 – A prova di futuro è una raccolta che contiene le riflessioni di Filippo Barbera, Andrea Bocco, Antonio De Rossi, Marzo Guerzoni, Patrizia Lombardi, Paolo Mellano, Alessandra Quarta e Giovanni Semi, con l’intento di cogliere le difficoltà che un futuro costellato di wicked problems pone ai territori. Per fare ciò è determinante sottolineare la complessità che deriva dalle dimensioni tecniche, dalle legislazioni sempre opache e incerte e i processi decisionali, spesso ambigui.
I testi sono leggibili in formato gratuito e cercano di porre chiarezza tra i problemi pubblici e lo spazio di attribuzione di questi.
Fare progettazione culturale, per cheFare, significa essere in grado di osservare con attenzione la realtà in cui viviamo e le dinamiche che la regolano. Significa analizzare i fenomeni che ci permettono, o meno, di essere in società, insieme.
Per farlo, abbiamo imparato che è fondamentale mettere in dubbio le nostre convinzioni per ampliarle, dibatterle e allargarne la prospettiva. Oggi pubblichiamo Complesso/Complicato, una raccolta di 12 contributi costitutivi della riflessione collettiva che portiamo avanti con i progetti di cheFare e che è stato realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo.
È una raccolta scaricabile gratuitamente, che include degli appunti di progettazione culturale che riteniamo urgenti non soltanto nella loro pubblicazione ma soprattutto nella loro messa in discussione. Include i contributi di Bertram Niessen, Giacomo Giossi, Federica Vittori, Valeria Verdolini, Marilù Manta, Matteo Brambilla e Federico Nejrotti.
Una collezione di modelli, esperimenti e prospettive del meglio in circolazione per trasformare la cultura e renderla aperta, potente e sorprendente: arte, cinema, editoria musica, teatro e videogiochi — un compendio su tutto ciò che è cambiato durante la quarantena per la pandemia di Coronavirus.
Il risultato è un’antologia di pratiche co-costruita insieme a Alice Avallone, Anna Cagnazzi, Annamaria Monteverdi, Antonio Prudenzano, Bruno di Marino, Cecilia Cognini, Chayn Italia, Claudia D’Alonzo, Elisa Moretto, Emanuele Quinz, Enrico Gentina, Filippo Tantillo, Francesca Berardi, Freddy Paul Grunert, Giorgio Gianotto, Giuliana Ciancio, Giulio Sangiorgio, Jacopo Franchi, Lara d’Argento, Lorenzo Balbi, Lorenzo Benussi, Lorenzo Gerbi, Marco Mancuso, Maria Chiara Ciaccheri, Maria Elena Colombo, Maria Grazia Mattei, Maria Paola Zedda, Matteo Meschiari, Paolina Baruchello, Roberta Capozucca, Serena Danna, Sergio Dogliani, Silvia Bottiroli, Silvia Semenzin, Simone D’Antonio, Tatiana Bazzichelli, Tiziano Bonini, Valentina Tanni, Valentino Catricalà, Virginia Ricci.
Fabbriche, dighe, centrali elettriche abbandonate restituite alla comunità e convertite in laboratori teatrali, gallerie, sale proiezioni. Residenze artistiche nate spontaneamente in sperduti villaggi di montagna. Vecchie aziende agricole ed ex caserme diventate auditorium e spazi espositivi. Rifugi alpini che organizzano festival musicali. Centri sociali occupati che pulsano di feste e musica elettronica fino a notte fonda. Sono i nuovi centri culturali, una rete di realtà spesso lontane dai riflettori che unisce artisti, giovani antagonisti, attivisti, operatori del sociale, studenti. O semplicemente persone che amano il proprio quartiere e la propria comunità.
I testi presenti dentro BAGLIORE sono firmati da Federica Andreoni, Pierluigi Bizzini, Marco De Vidi, Giulia Gregnanin, Alessandro Monaci e Matteo Trevisani, in libreria. Le residenze si sono tenute presso i Bagni Pubblici di Via Agliè di Torino; CLAC a Palermo; l’ex stabilimento enologico di ExFadda a San Vito dei Normanni; l’Ex Villaggio Eni di Borca di Cadore; le Officine Culturali di Catania e Pollinaria a Civitella Casanova.
Il modo di produzione capitalista che solo trent’anni fa appariva trionfante alla “fine della storia”, sembra aver esaurito le proprie idee sul futuro: nonostante le grandiose celebrazioni di tecnologie e idee imprenditoriali disruptive, il processo di innovazione sta rallentando e il capitalismo contemporaneo non è in grado di evolvere oltre la propria versione industriale del XX secolo. Siamo impantanati in un sistema che si basa su una produzione di massa all’insegna dello spreco per un consumo che non è da meno.
Gli anni ’10 sono stati un grande laboratorio per Milano, durante i quali si sono sviluppate nuove tendenze demografiche, economiche e sociali trasformando il ruolo della città su tutti i livelli territoriali nei quali è coinvolta. Questo ha prodotto nuove ricchezze, nuove forme di capitale, nuove disuguaglianze e nuove narrazioni. Tra i molti piani che si intersecano in un panorama di mutamenti così complesso, è soprattutto sul piano della cultura che si gioca la comprensione dell’esistente e lo sviluppo di strumenti concreti per guidare le trasformazioni del domani.
I testi sono opera di Paolo Dalla Sega, Paola Dubini, Bertram Niessen e Pierluigi Sacco.
L’obiettivo di Nube di Parole è semplice: che cosa succede quando le parole assomigliano pericolosamente a quella stessa nube senza forma che dovrebbero aiutare a precisare e articolare? E in che modo possiamo contribuire a dipanare questa nube senza forma quando si parla di lavoro culturale? La risposta a queste domande è emersa durante un processo della durata di quasi 1 anno che ha visto confluire in un unico, consistente percorso dei sondaggi online, delle sessioni di co-scrittura, delle conferenze pubbliche e un camp collaborativo. Abbiamo lavorato sul significato di Sostenibilità, Open Data, Audience Engagement e Community Hub: per nutrire di istanze del contemporaneo parole cruciali ma svuotate della loro consistenza da anni di speculazione semantica. La storia del nostro processo e i suoi risultati sono stati riassunti in ‘Nube di Parole’, la nostre pubblicazione fresca di esportazione in PDF che include tutti i contributi raccolti durante il percorso.
Una costellazione di persone, comunità, reti, organizzazioni e istituzioni ha immaginato e praticato in questi anni modi di essere e di fare basati sulla partecipazione, sulla collaborazione, sul dialogo e sulla progettualità, e per questo in radicale contrasto con le idee e le pratiche del pensiero dominante.
I testi sono opera di Ezio Manzini, Bertram Niessen, Marianna D’Ovidio, Guido Smorto, Davide Agazzi, Mattia Diletti, Marianella Sclavi e Daniela Selloni.
“Spazi, Lavoro e Cultura” è una borsa di studio annuale finanziata nel 2016 da cheFare e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. L’obiettivo della ricerca è indagare il fenomeno dei nuovi centri culturali indipendenti a Milano, con particolare attenzione al modo in cui si trasformano i metodi e i luoghi della produzione e della distribuzione culturale. Una mappatura, una serie di interviste approfondite e di questionari qualitativi ci hanno permesso di tratteggiare l’emergere delle nuove forme di lavoro culturale nella città in relazione agli spazi e alle politiche pubbliche. I risultati della ricerca sono stati diffusi nell’autunno 2017 con una serie di incontri e con la pubblicazione dell’ebook La città culturale, di Ilaria Giuliani, con l’introduzione di Massimilano Tarantino e la postfazione di Bertram Niessen.
Le politiche del quotidiano sono quelle che ciascuno di noi mette in atto perseguendo i propri progetti di vita. Possono condurre verso nuove forme di solitudine connessa, oppure contribuire a creare comunità flessibili, aperte, inclusive e, per questo, socialmente sostenibili. Gli esempi riusciti di innovazione sociale ci insegnano che questa seconda strada è praticabile e che, coniugando autonomia e collaborazione, è possibile sviluppare inedite forme di intelligenza progettuale. Per il bene proprio, della comunità di cui si è parte e della società nel suo complesso.
Affittare una casa su Airbnb, prenotare un passaggio da Bari a Firenze con Blablacar, chiamare un autista di Uber perché sta diluviando e non ci sono taxi disponibili, condividere una scrivania in un co-working, creare un orto di condominio o di quartiere. Sebbene tutte queste azioni siano riconducibili alla cosiddetta sharing economy, tra di esse esistono molte differenze. La condivisione non è necessariamente un valore e ha precise conseguenze sociali ed economiche. Per questo occorre chiedersi: cosa significa davvero condividere?
Oggi il sapere è sempre più reticolare e diffuso. La centralità delle nuove tecnologie sta contribuendo a fare emergere un particolare tipo di intelligenza collaborativa basata sull’empatia. Per questo c’è bisogno di immaginare nuove formule di progettazione, organizzazione, finanziamento e distribuzione della cultura che siano in grado di agire nella molteplicità. Ora più che mai si avverte la necessità di nuove spinte e proposte, pena la decadenza culturale, morale e umana del nostro paese. Questo volume raccoglie otto voci autorevoli di giornalisti, scrittori, filosofi, economisti che offrono un momento di riflessione culturale su quanto si sta facendo, dando testimonianza delle analisi in corso e fornendo uno strumento agile ma esaustivo per comprendere i cambiamenti in atto e le opportunità future.
Da dove viene la parola freelance e che categoria di persone caratterizzava in passato? Dove nasce l’ingannevole aura romantica e un po’ eroica che sembra contraddistinguere oggi i forzati della partita IVA? Alessandro Gandini ne ricostruisce in modo brillante e sociologicamente aggiornatissimo la storia e ne analizza le caratteristiche e prospettive oggi, al tempo della rete.
Sono sempre più numerose le persone, giovani e meno giovani, che si lanciano, a volte abbandonando anche lavori sicuri e ben remunerati, in vere e proprie avventure con il proposito di dar vita a nuove attività basate su una concezione etica dell’imprenditorialità e del lavoro.
Come si configura oggi una teoria della scoperta (o del “momento Eureka”)? Quale può essere il ruolo produttivo di istituzioni e comunità nel contesto del “pensiero divergente” e dell’innovazione cognitiva? Michele Dantini convoca storici dell’arte e della scienza, scienziati sociali e artisti a prendere parte a un’ambiziosa conversazione sui rapporti tra cultura, etica e politica per affrontare la drastica mutazione di criteri di giudizio estetico e morale che ci attende nel prossimo futuro e gettare le basi dell’innovazione.
Il lavoro totale si profila come una delle forme di vita economica e sociale, ma anche di patologia individuale, che già contraddistingue nel presente il lavoro cognitivo e minaccia di estendersi a settori sempre più ampi nell’immediato futuro. L’improduttività malata è il suo risvolto, o il fratello gemello. Questo libro di Maurizio Busacca ne indaga i meccanismi e mentre ne denuncia i pericoli cerca di individuare possibili alternative o vie d’uscita.