Un altro tipo di capitalismo: Il mercato dei dati

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    La struttura delle ex Officine Savigliano è l’unica che è stata mantenuta e riconvertita in spazi commerciali e uffici. Gli altri stabilimenti, quelli della Michelin e della Fiat, non ci sono più.

    Sull’asse via Livorno-corso Mortara-via Cigna si snodava un pezzo importante dell’industria metallurgica di Torino. Dopo le trasformazioni urbane iniziate negli anni Novanta è oggi conosciuta come l’area del parco Dora, di nuove zone residenziali e supermercati.

    Al civico 22 di corso Mortara, proprio in una parte delle ex Officine Savigliano, ci sono ora gli uffici di Seat Pagine Gialle. Dal 21 marzo 2009 l’azienda ha spostato qui la propria sede e dal 20 giugno 2016 è cambiato anche il nome sull’insegna. La società editrice delle famigliari Pagine Gialle oggi si chiama Italiaonline S.p.A., dal nome della “prima internet company italiana” con cui si è fusa.

    Per i dipendenti Seat gli anni passati in corso Mortara sono stati un misto di preoccupazione e speranza. Nel 2013 l’azienda schiacciata dai debiti ha avviato la procedura di concordato preventivo. Un periodo di forti incertezze sino all’arrivo del magnate egiziano delle telecomunicazioni Naguib Sawiris. Con la sua Italiaonline, proprietaria tra gli altri di Libero e Virgilio, si interessa a Seat e procede alla fusione. All’iniziale speranza però subentra presto la più conosciuta preoccupazione. Viene attivata la cassa integrazione straordinaria a zero ore e a orario ridotto per buona parte dei dipendenti. Si rimane in attesa di un nuovo piano industriale. Poi, come uno schiaffo d’intensità inaspettata, arriva la notizia: il 6 marzo 2018 Italiaonline annuncia l’esubero di 400 dipendenti in tutta Italia e la chiusura della sede di Torino. I lavoratori e le lavoratrici di corso Mortara scendono subito in strada a protestare, per loro è l’ennesima volta che la storia si ripete.

    La finanza si mangia l’impresa

    La Società Elenchi ufficiali degli Abbonati al Telefono è nata a Torino nel 1925, ispirandosi alle Yellow Pages americane ha sin da subito cominciato a pubblicare quegli elenchi così conosciuti dagli italiani. La loro distribuzione, “tra poco arriva la guida nuova”, era un appuntamento che scandiva le stagioni. Fino al 1997 è stata un’azienda pubblica, faceva parte del gruppo IRI-STET, considerata molto redditizia per via del monopolio che gestiva. Con la privatizzazione del governo Prodi viene acquistata per l’equivalente attuale di 854 milioni di euro.

    A guidare l’operazione per ottenere il 61% di Seat è il consorzio Ottobi composto da investitori quali il fondo pensione Comit della Banca Commerciale Italiana, Deagostini e Telecom Italia.

    Dalla fine degli anni ‘90 s’inaugura una pratica destinata a ripetersi sino ai nostri giorni: nuovi investitori rilevano l’azienda, per rientrare dei soldi spesi attingono alle casse di Seat, la società vede così crescere i propri debiti. Il copione è stato rispettato dalla prima cordata e consolidato dalla Spyglass SpA (fondi Cvc, Investitori associati, Permira e Bc partners) che ha rilevato Seat nel 2003 dalla Telecom Italia di Franco Barnabè.

    Nel frattempo le strategie aziendali, in un mercato di vorticosi cambiamenti, latitano. Si alternano diversi manager dagli alti stipendi e gruppi di consulenti impegnati in continue ristrutturazioni aziendali e negoziati con i creditori. La giostra s’interrompe il 28 gennaio 2013 quando Seat annuncia che non sarà in grado di pagare la cedola sulle obbligazioni in scadenza. Il 4 febbraio parte la domanda di ammissione al concordato preventivo. L’azienda di fatto finisce nella mani dei creditori.

    Ed è a questo punto che entra in scena Naguib Sawiris, già noto al mercato italiano per la sua società Orascom Telecom Holding. Nel 2005 acquistò Wind da Enel, poi ceduta ai russi di Vimpelcom nel gennaio 2011. L’operazione su Seat viene effettuata attraverso Italiaonline, controllata Libero Acquisition, società di diritto lussemburghese dell’imprenditore egiziano.

    I fondi GoldenTree e Avenue Capital completano la compagine. Con l’obiettivo di “essere la guida delle PMI” e di traghettarle nell’era digitale, Sawiris il 20 giugno 2016 debutta in borsa con la nuova Italiaonline spa nata dopo la fusione. Per rispetto della tradizione il 10 maggio 2017 diventa esecutivo un dividendo straordinario di 80 milioni tra i soci. Sono una parte dei 120 milioni di liquidità che Italiaonline ha trovato nelle casse di Seat. La storia si ripete.

    Si arriva così al 6 marzo di quest’anno e la notizia degli esuberi. Per Tino Mandricardi, sindacalista della IUL Com, “il motivo vero di questa operazione è che a giugno scade il periodo di cassa integrazione. Oggi una parte degli stipendi li sta pagando lo Stato. Quindi loro o licenziano o da giugno dovranno pagare quegli stipendi”.

    Come Nokia, Kodak e Blockbuster

    Il 15 settembre del 1997 qualcuno avrà sbagliato strada nelle nostre città e con ogni probabilità avrà frugato nel cruscotto della propria auto alla ricerca di Tuttocittà. Altri in quel crepuscolo d’estate avranno consultato le Pagine Gialle con la speranza di trovare disponibile l’idraulico più vicino. Quello stesso giorno due studenti dell’Università di Stanford hanno registrato un nuovo dominio su internet: google.com.

    In un mondo ancora offline non c’era niente di più simile a Google delle Pagine Gialle, di Tuttocittà e delle Pagine Bianche. È difficile raccontare il presente e il possibile futuro di quella che è oggi Italiaonline, senza mettere al centro l’impatto di internet. Al netto della manovre di speculazione finanziaria, o della capacità di alcuni dirigenti, il destino di Seat è paragonabile a quello di realtà imprenditoriali come Nokia, Kodak, Blockbuster. Tutte accomunate dall’aver dovuto affrontare l’impatto di cambiamenti così radicali da minacciarne la stessa esistenza. L’arrivo degli smartphnoe per gli svedesi di Nokia, la fotografia digitale per l’industria dei rullini, i file dei film scaricabili on line per chi faceva del noleggio dvd la propria missione.

    Così sul finire degli anni Novanta per Seat l’era digitale ha fatto capolino con i motori di ricerca come Google e successivamente con l’economia delle app. La conseguenza è stata l’erosione di fette consistenti di un mercato prima monopolistico. GoogleMaps batte Tuttocittà, non c’è partita.

    Il ceo di Italionline Antonio Converti ci prova a ricordare che le Pagine di Seat per come l’abbiamo conosciute hanno ancora senso per un’Italia che è “fatta di piccoli borghi e ha una popolazione di età avanzata che ne fa ancora uso”. Ma si sa che il futuro guarda altrove e “pensare digitale” è la missione stessa di Italionline. Non passa giorno dove si tratteggia il futuro del capitalismo puntozero come una minaccia per gli attuali livelli occupazionali.

    Gli algoritmi, assunti a simbolo di un’era, sono entrati nel lessico comune e divenuti il sinonimo della sostituzione del lavoro umano a favore delle macchine. C’è anche questo nella vicenda di Italiaonline.

    La società, che ha il quartier generale ad Assago, nel momento in cui dichiara 400 esuberi si mette alla ricerca di 100 nuove “posizioni professionali di alta specializzazione digitale” in grado di “accelerare la trasformazione”. Nella sezione “lavora con noi” del sito di Italiaonline le figure ricercate evocano tutte un unico scenario: “Digital sales consultant”, “Digital media consultant”, “Cloud architect”, “Cloud system administration”, “software developer”, “Cyber security”, “data scientist”, “Digital costumer experience”, “E-commerce and website manager”.

    Stando ai freddi numeri siamo a 100 ingressi per 400 uscite. I sindacati, da parte loro, lamentano l’assenza di spiegazioni e le poche informazioni sulla strategia aziendale. Sonia Doronzo, dipendente ex Seat e rsu CGIL, attacca: “Loro giustificano licenziamenti e spostamenti con nuovi processi lavorativi, la creazione di nuove piattaforme e automatizzazioni ma noi questi piani e questi progetti non li abbiamo visti nel dettaglio. Che cosa verrà automatizzato? Cosa vogliono cedere come lavorazione? Cosa vogliono far fare a lavoratori esterni non lo sappiamo. A domanda fatta il 6 di marzo in Assolombarda non ci è stata data risposta se non per titoli generici”.

    Per tentare di scovare gli scenari futuri forse non è necessario andare sino alla sede di Google a Mountain View in California. Basta fare pochi chilometri da Milano o, se si parte da Torino, viaggiare per 1 ora e 43 minuti in auto (fonte GoogleMaps).

    Il silicio nella pianura pavese

    Siziano è un paesino di quasi seimila abitanti circondato da campi. È nella pianura dove la provincia di Pavia incontra quella di Milano. Nel 2016 Supernap Italia ha inaugurato qui il data center “più importante del sud Europa”. È un capannone rosso e bianco di circa 42mila metri quadrati, contiene quattro “data hall” che hanno l’obiettivo di ospitare fino a 4mila armadi dove custodire dati.

    L’investimento iniziale è costato 300 milioni di euro, li hanno messi la società americana Switch Supernap, il fondo Accelero Capital e la Orascom TMT Investments di Naguib Sawiris. Sul piatto delle lunghe trattative per acquisire Seat, Siziano ha giocato un ruolo importante per Italiaonline.

    Il mercato dei dati, il loro stoccaggio, la loro sicurezza sono considerati l’oro dell’economia digitale. Luca Beltramino è il managing director di Supernap Italia e non ha dubbi: “entro il 2020 circa un terzo dei dati passeranno dai cloud. E chi eroga questi servizi ha bisogno di infrastrutture strategiche e di ultima generazione”. È come se fino ad ora le aziende avessero tenuto i propri dati sotto un metaforico materasso, ora è giunto il momento di attrezzarsi per gestirli in sicurezza.

    Vista da Siziano Seat è per Sawiris soprattutto un contenitore con moltissimi dati, una grande database frutto di storici e consolidati rapporti con le medie e piccole imprese sparse per l’Italia.

    Il mercato dei dati e il marketing online sono due settori che si alimentano a vicenda. Fare contratti con aziende per gestire la pubblicità in rete significa anche accedere a una mole importantissima di informazioni, il business non si ferma solo più al servizio ma va molto oltre. Avere dati profilati di utenti e imprese aumenta la capacità di elaborare efficaci strategie di marketing. Informazioni preziose che quotidianamente le persone mettono gratuitamente a disposizione. Siamo di fronte a inediti processi valorizzazione in cui non è chiaro quanto lavoro (pagato) sia necessario.

    Nei parcheggi di corso Mortara, durante il presidio del 7 marzo contro i licenziamenti, una lavoratrice della sede torinese ripeteva con ostinazione: “se non ci sono persone, non c’è azienda. Se non ci sono persone, non c’è azienda”. È ancora vero nel capitalismo dei dati e degli algoritmi?


    Immagine di copertina: ph. Pablo Hermoso da Unsplash

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