Forza Napoli, attrattori turistici e strategie di marketing territoriale autogenerate

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    Il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto, evviva Napoli!

    Inizio così per dichiarare da subito che amo la città in cui sono nato, per mettere le mani avanti per quello che dirò, che in fondo vuole essere un atto d’amore per la Città.

    Parlerò dei Quartieri Spagnoli, un pezzo della città nato per ospitare le truppe spagnole di stanza durante la dominazione spagnola. Quando ero piccolo negli anni ‘80 questa zona era insieme misteriosa e proibita. Era un luogo del malaffare, anche se il più delle volte presunto. Era un luogo dove, come dice anche Laino, si consumava nello stesso palazzo la stratificazione sociale della città. Dopo anni rientro ai Quartieri Spagnoli, nell’addentrarmi dentro il ventre della città ritrovo ciò che mi aspettavo. Vengo assalito da un odore di bucato, signore in ciabatte lavano davanti casa e stendono i vestiti davanti la porta del loro basso. Questa immagine in qualche modo mi conforta, lo diceva anche Troisi: Napoli nunn’ addà cagnà! Dopo una ventina di passi, però, tutto cambia. L’odore di bucato lascia il posto ad un intenso odore di frittura, assisto ad una metamorfosi e, infatti, le persone, che marciano sù per i vicoli dei quartieri non sono più le giovani signore in ciabatte, che stendono il bucato ma signore, sempre in ciabatte, ma con lindi calzini bianchi, che trotterellano verso una meta precisa. Li vedi che si guardano un po’ spaesati ma ad ogni passo si fermano quasi in un’estasi a leggere una qualche scritta messa a loro uso e consumo sui muri della città. Il commento è sempre simile: però questi napoletani!… La loro meta alla fine arriva. È un murale che raffigura un giovane Maradona su un grande muro quasi cieco di un palazzo. Sono appagati, finalmente possono fare il selfie, che avevano già visto prima di venire in città, e possono mettere questa figurina nel loro album dei ricordi.

    ph. Valentina Sommariva

     

    Questa osservazione antropologica è comune a molte città, non c’è dubbio che i turisti siano sempre più diventati dei collezionisti di immagini e di esperienze più o meno omologate ed appartenenti al mercato che si autoalimenta dei social. Non è di questo, però che parla questo articolo. Questo articolo parla di Verità e di politiche di marketing autogenerate dal tessuto sociale.

    Cominciamo a chiarire che senso abbia il termine “verità” in questo articolo.

    La prima definizione da dizionario del termine è: “rispondenza vera e assoluta con la realtà effettiva”. Nel caso dell’articolo, però, assume senso nel definire quelle azioni e quelle situazioni delle quali si può dichiarare il fine. Gran parte delle scritte presenti sui muri dei quartieri hanno un fine che non può essere dichiarato fino in fondo.

    Questa riflessione parte dal fatto che all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Napoli sto organizzando un gioco per “Design Beyond Design” insieme alle ragazze ed i ragazzi del corso di Sistemi Interattivi. Il gioco si chiama Poema Urbano e propone ai giocatori un’esperienza alla ricerca delle scritte poetiche sui muri della città. Le ricerche condotte assieme ai ragazzi hanno portato a degli esiti sconvolgenti:

    Sui muri dei Quartieri Spagnoli c’è poca poesia, o meglio c’è un poema scritto su commissione per rendere intellegibile alcuni pezzi di Napoli ai visitatori.

    Certo è un’affermazione anche discutibile, c’è la Livella di Totò, sui muri ci sono mille espressioni differenti di poeti Napoletani più o meno famosi ma resta esclusa quasi sempre la verità. Nel senso che per la maggior parte delle scritte viene difficile raccontare l’intenzione che c’è dietro. La maggior parte delle scritte è, infatti, rivolta ai turisti per tradurre una napoletanità fittizia. C’è il vicolo di Eduardo, il vicolo di Totò, sull’entrata di un Basso campeggiano scritte e citazioni da “la banda degli onesti” etc. L’intenzione dietro queste scritte resta quella di tradurre la napoletanità ai turisti, di renderla visibile, di generare una “trappola”, un’attrazione diffusa. La cosa interessante è che questo tentativo, che ha trovato il suo totem nel murale di Maradona, opera che peraltro un po’ di verità la contiene, è un percorso che viene da lontano e che ha trovato e provato differenti temi con cui esprimersi. Nel gioco che stiamo costruendo abbiamo scelto di selezionare solo scritte che onestamente si rivolgessero ai Napoletani, al popolo della città. A volte sono scritte di cittadini che si rivolgono ad altri cittadini ed altre volte sono scritte in cui il potere parla con la sua cittadinanza. In ogni caso in quelle scritte l’intenzione è palese, a volte può non essere condivisibile ma è raccontabile. Ci sono scritte come “Lasciatemi entrare!”, probabilmente messe lì per sensibilizzare a non posteggiare davanti l’ingresso del basso oppure “Alza la merda del tuo cane, fa la cosa giusta!”. Si tratta di frammenti di un dialogo in cui si esprime una giustificazione per orientare dei comportamenti, ma comunque ed in ogni caso l’intenzione è palese e raccontabile. Mentre per le scritte orientate a parlare ai visitatori ciò non è possibile. Non si può dire: guarda che Totò c’entra poco con i Quartieri Spagnoli, era della Sanità, le scritte messe sui muri servono solo ad ingannare i turisti, a servirgli un’idea di Città, come una disneyland nella quale aspettarsi che realmente ci abiti o ci a abbia abitato Topolino, quindi ancora più intimamente falsa.

    ph. Valentina Sommariva

     

    Detto ciò, però, va anche detto che nel marketing vale tutto e che non sempre si dice la verità, guardando le pubblicità in televisione si spera ma non si crede veramente negli effetti miracolosi dei prodotti pubblicizzati: hai voglia a spalmare creme ma non sarai mai bello come il modello della televisione.

    La cosa interessante dei Quartieri Spagnoli è, quindi, capire i tentativi fatti per rendere questo luogo, prima temuto e malfamato, un must have nella collezione di figurine turistiche. La Sanità aveva Totò, il centro Storico ha sé stesso e poi anche Pino Daniele e mille storie, ma cosa fare per i Quartieri Spagnoli? L’impressione che si ha, guardando l’archeologia murale dei Quartieri, è che si sia proceduto per tentativi fino a trovare il tema giusto e la chiave di lettura opportuna. In questo dialogo tra la città ed i visitatori si individuano almeno tre filoni narrativi. Il primo riguarda i temi sociali, che raccontano di una Napoli accogliente e a suo modo saggia, dove tutti sono uguali. Così si incontrano scritte come: “Abbraccia le Fragilità” oppure come “Mostra la bellezza nascosta” in cui il destino ha fatto cadere la A finale, rendendo la frase ancora più poetica. Di fianco a questo filone c’è quello visivamente più invasivo e numericamente più presente, che mette insieme gli eroi e le eroine del teatro e del cinema. Quindi c’è un vicolo per Totò ed uno per i De FIlippo, etc. ed in questo caso la street art e la poesia urbana si inseguono sui muri. Così si possono incontrare frasi o poesie come:

    Signori si nasce!

    oppure

    Stu core analfabeta | te lle purtato a scola | e se mparato a scrivere, | e se mparato a lleggere | sultanto ‘na parola | Ammore e niente cchiù.

    ph. Valentina Sommariva

     

    Le scritte di questo genere riprendono canzoni, testi teatrali e cinematografici. Lavorano sull’immaginario, che ha definito Napoli come una delle città più importanti del cinema Italiano, che la propone come una città della musica e del teatro. Questi due approcci, però, hanno sortito un effetto limitato sui flussi turistici ed anche attualmente i visitatori li guardano più come degli accessori e dei riempitivi nei loro percorsi di visita.

    La vera superstar di questo rinascimento turistico è il calcio, i rimandi e gli sfottò ad una competizione tra il Napoli e la Juventus o comunque con le altre squadre del Nord sono un filo che lega le visite dei turisti e che li conduce fino alla Mecca del murales di Maradona. Ciò avviene essenzialmente per 2 motivi il primo attiene al fatto che l’immaginario sul calcio è più comprensibile ed universale rispetto a quello sul cinema, il teatro o rispetto ai temi sociali. Il secondo riguarda il fatto che il murale su Maradona fu effettivamente un’espressione del popolo per il popolo. Non fu costruito ad uso e consumo dei visitatori e, quindi, contiene più “verità” rispetto al resto. Inoltre la narrazione sul calcio, intesa come esperienza culturale, è sottoposta ad una continua rielaborazione, è automaticamente dinamica ed è contemporaneamente popolare. Un’altra cosa interessante rispetto ai flussi turistici ed alla capacità dei Quartieri Spagnoli di proporsi come un pezzo imprescindibile delle figurine che i visitatori devono portare a casa per completare l’album dei ricordi della loro esperienza napoletana è la dicotomia tra realtà e narrazione e tra ciò che può appartenere alla sfera della napoletanità e ciò che non può appartenere.

    A pochi metri ma veramente pochi dal murale di Maradona c’è Palazzo Cammarota, dove visse Leopardi nella prima parte del suo soggiorno Napoletano. La storia di questo soggiorno, sregolato e fatale è piena di aneddoti e misteri, tuttavia non vi è traccia di questa narrazione dentro i vicoli, che conducono al gigantesco Maradona. Leopardi non è una figurina della napoletanità, ci sarebbe bisogno di un grande lavoro per posizionare il poeta di Recanati accanto ai De Filippo o a Totò, così questo luogo, che pure contiene dentro una verità storica è oblato da una narrazione che lo prevarica e lo annulla.

    I visitatori delle città annusano la verità e la consumano attraverso la loro esperienza. A questa verità consumata va aggiunta nuova verità, se non si vuole che quella stessa verità si esaurisca. Questa erosione di verità è il rischio più forte della vertiginosa escalation turistica di città come Napoli o Palermo. In queste città il fenomeno turistico agisce come una droga, sovraeccita la città, cambia la percezione dei luoghi, aumenta le prestazioni, etc. In questo senso spazi come Focus all’interno dei Quartieri Spagnoli e la presenza di istituzioni come l’Accademia di Belle Arti sono come degli anticorpi che producono identità e cultura, insieme alle nuove produzioni teatrali e cinematografiche, insieme alla musica ed anche insieme alle partite di calcio, ad Osimhen e Kvaratskhelia.

     

    Le immagini dei festeggiamenti per la vittoria del Napoli sono di Valentina Sommariva

    Note