La sfida dello sviluppo sostenibile delle aree interne: Futures & Foresight per un futuro plurale

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    In Italia, così come in Europa, non è verosimile affrontare l’attuazione dell’Agenda Onu 2030 senza occuparsi di aree interne e di montagna. Sono realtà fragili per condizioni fisico-geografiche, ambientali e per processi modificativi della vita sociale e sono i luoghi dove giocare le sfide di conservazione e rigenerazione di biodiversità del nostro continente in futuro. 

    In questa luce va accolta la notizia che l’ONU ha dichiarato il 2022 Anno internazionale per lo sviluppo sostenibile della montagna. Andare oltre i limiti di queste aree e coglierne le opportunità potenziali di sviluppo sostenibile significa anche attivare processi abilitanti, generare prospettive condivise di futuri che sappiano rispettare le specificità territoriali e siano capaci di dare valore e sostegno alle tante forme di imprenditorialità intergenerazionale. Tali processi sono volti a informare e alimentare le azioni di progettazione, pianificazione e programmazione futuri. 

    Il futuro delle aree interne è  legato alla “capacità di voice” di migliaia di persone, giovani e meno giovani, restanti e ritornanti, montanari per scelta o per nascita, convinte che per immaginare un mondo diverso sia necessario pensare che l’improbabile diventi possibile. C’è dunque un tratto utopico che crea uno “spazio del possibile” non solo dal punto di vista cognitivo, ma anche da quello espressivo ed esperienziale, fino a sentire come sarebbe non solo vivere in modo diverso, ma anche come sarebbe desiderare in modo diverso, mettendo così in crisi la natura – data per scontata – del presente. 

    Da questo punto di vista, possiamo parlare di “capacità collettiva di futuro” che si concretizza tramite un processo culturale e comunicativo. Uno strumento utile a questo scopo è il Futures & Foresight: un insieme di tecniche, nate nell’ambito degli studi previsionali e di costruzione strategica del domani, che fotografano le forze di cambiamento del presente e poi facilitano e sollecitano l’interscambio di idee e opinioni tra attori sociali diversi. Il fine è costruire visioni condivise, individuare possibili scenari e rafforzare la preparedness delle organizzazioni e/o dei territori.

    Lo scorso autunno Forwardto ha condotto l’esplorazione di foresight dal titolo Le valli del 2030, promossa dal GAL Escartons e Valli Valdesi, che ha visto come protagonista un ampio territorio montano dell’area metropolitana di Torino. Con l’obiettivo di costruire una fotografia condivisa del potenziale di sviluppo transfrontaliero, a partire da una possibile declinazione dell’innovazione su scala locale, il processo ha prodotto visioni e proposte in grado di incidere sulla attrattività per residenti, turisti e imprese.

    Sono stati realizzati alcuni eventi-workshop, i “Futurizing Labs”, coinvolgendo alcune decine di stakeholders degli ecosistemi profit, pubblico e non profit del territorio, che hanno lavorato con metodi di Scenario Planning e visioning strategico, a partire dalla individuazione delle forze del cambiamento più rilevanti. Due in particolare sono state selezionate per il più elevato grado di impatto e incertezza, anche in accordo con la letteratura sulle aree interne: la portata dei mutamenti ambientali indotti dal riscaldamento globale e l’intensità e durata del flusso di giovani e meno giovani che scelgono le valli come luoghi di vita. 

    L’output dei laboratori è la produzione di alcuni scenari, costruiti sulla base della maggiore o minore incidenza di uno dei due fattori. Due di questi hanno abilitato la riflessione strategica successiva. Lo scenario “Chiuso per acqua” proietta nel 2030 i problemi di siccità delle valli piemontesi e le anomale ondate di caldo invernali, prefigurando stagioni sciistiche di tre settimane l’anno e la chiusura di molti rifugi, ma anche l’attivazione di una nuova solidarietà territoriale, e di “comunità custodi” dei servizi ecosistemici. Invece, lo scenario “La temperatura ideale” prevede il rafforzamento dei flussi in “entrata” di capitale sociale e umano registrati negli ultimi anni verso le aree interne, che contribuisce a governare i cambiamenti climatici e a incrementare lo sviluppo di servizi digitalizzati (telemedicina, sportelli telematici per la PA). 

    Nell’ultimo atto del percorso un panel di decisori locali, pubblici e privati, ha prodotto  roadmap e indirizzi strategici per i prossimi anni, in relazione agli scenari possibili. Una delle proposte riguarda per esempio la realizzazione di un piano pluriennale per sensibilizzare e coinvolgere le comunità locali e neo insediate sui principi dell’economia circolare e sul risparmio idrico. 

    Un altro caso di applicazione del foresight in contesti interni, sempre in collaborazione tra il GAL EVV e Forwardto, riguarda l’esercizio-laboratorio Futuri plurali: scenari interculturali al 2030 (nella cornice di un progetto Interreg più ampio). La finalità è lo sviluppo di sensibilità diffuse e competenze sull’inclusione civica ed economica dei migranti nelle aree rurali. Hanno partecipato 25 tra operatrici/ori sociali, esperte/i, attiviste/i, migranti presenti nel tessuto associativo e imprenditoriale del territorio. 

    In sintesi, si è trattato di un lavoro di ricerca-azione teso a sperimentare l’uso di metodi di foresight partecipativo e proiettare le comunità multiculturali verso una visione auspicata al 2030. Il panel ha disegnato quindi un futuro in cui le e i migranti risultano perfettamente integrate/i nel tessuto sociale locale. 

    Questo processo è stato condotto su logiche del metodo di Three Horizons, utile a strutturare dialoghi sul futuro e guidare cambiamenti trasformativi, a partire da input a 360 gradi sulla situazione attuale del tema e relativo al territorio (dati, tendenze, fenomeni latenti, progetti in cantiere, criticità ecc). Il lavoro in questa prima fase è anche volto a destrutturare eventuali bias e informazioni non confermate dai dati sulla presenza migrante. 

    La seconda fase è un salto nel futuro lontano, con l’intento di esplorare le caratteristiche di uno scenario aspirazionale. In questa finestra temporale di lungo periodo (il 2030 nel caso specifico) si  allena la capacità di immaginare possibilità possibili in un contesto auspicato. In questo metaforico “viaggio nel tempo”, le/i panelist hanno prefigurato un futuro in cui, per esempio, le “scuole di territorio” sono i luoghi dove si esercita e pratica l’inclusione, l’ecosistema e il modello economico sono in piena armonia e si generano opportunità occupazionali innovative, si riabitano le aree interne. Il territorio è connesso: le infrastrutture socio-culturali e sanitarie sono capillari, la rete di mobilità sono ecologiche ed efficienti; le politiche sono informate, lungimiranti e promuovono e sostengono imprenditorialità innovative. 

    Con l’ultima fase, infine, si mette a fuoco il futuro prossimo (es. 3-5 anni) e si definiscono gli indirizzi strategici e le traiettorie operative che potrebbero determinare le pre-condizioni per una transizione verso la visione auspicata di lungo periodo. La visione aspirazionale ha così rappresentato la base per identificare le condizioni necessarie allo scopo di elaborare una roadmap per i prossimi 5 anni (per il nostro esercizio, l’orizzonte 2022-2027). Tre macro-azioni sono state individuate come strategiche: avviare un piano di comunicazione inclusiva tra scuole e la “Biblioteca di Valle”, luoghi dove fare, offrire e vivere in-formazione interculturale; avviare un ciclo permanente di “Agorà”, ovvero luoghi per promuovere la conoscenza e l’accettazione reciproca; co-ideare e implementare una “Strategia di Valle“, ossia un processo partecipato per stabilire linee guida future.

    I casi raccontati sono esperimenti “pilota”, che tuttavia possono diventare prassi comune. Il fine è praticare modalità alternative di immaginazione civica orientata al futuro in ottica lungimirante e strategica. Riflessioni e pratiche che dovrebbero andare oltre le attività istituzionali più tradizionali, le quali hanno spesso il limite di preconfezionare le idee di futuro chiudendo, anziché aprendo, l’orizzonte delle possibilità, mentre è necessario allargare a una molteplicità di opzioni, temi e attori pubblici, privati e della società civile. 

    La metodologia del Futures & Foresight, combinata con l’approccio della Action-Research (ricerca-azione), consente di innescare processi trasformativi (e innovativi) “pronti per il futuro”, ossia in grado di orientare scelte e azioni di un territorio in modo adattabile, in termini di preparazione ai cambiamenti, anticipazione di criticità, esplorazione di possibilità alternative, comprensione dei fenomeni del presente.

    Nei percorsi descritti si è puntato a coinvolgere non solo (e non tanto) stakeholders istituzionali, ma soprattutto quelli che definiamo “testimoni privilegiati”: cioè persone che portano un punto di vista sensibile e competente su specifici ambiti. Questa pluralità di voci non scontate sui futuri delle Valli ha permesso di allargare la riflessione a prospettive diverse. Brevi sperimentazioni di immaginazione civica che hanno il potenziale di generare possibili strategie per realizzare i futuri auspicati collettivamente.


    Immagine di copertina: Illustrazione di Irene Coletto

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