La Pecora Elettrica: non c’è democrazia senza comportamenti democratici

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    Davanti alla libreria Pecora Elettrica sono passata solo due volte. Entrambe le volte ero di fretta e non sono entrata. Tornerò poi, mi dicevo, correndo e pensando al mio amico, lo scrittore Mario Desiati, che frequenta e vive e mi ha raccontato la libreria.

    Stamattina, quando ho letto la notizia del secondo incendio doloso in libreria, ho pensato a Mario e ho visto tavoli, scaffali e fumo nero. Non mi è venuto da piangere, e nemmeno tristezza. Mi sono incazzata.

    Sono cresciuta in un paese dove c’erano solo due cartolibrerie che funzionavano come librerie solo nel mese di settembre, per i libri scolastici, e durante il resto dell’anno erano cartolerie con libri che si impolveravano. Quando, a 10 anni sono entrata, per la prima volta, in una libreria libreria, ho capito la differenza. E non l’ho più dimenticata. Nelle librerie ci sono i librai, i librai sono i lettori, e i lettori sono persone libere.

    Quando, a 10 anni sono entrata, per la prima volta, in una libreria libreria, ho capito la differenza. E non l’ho più dimenticata

    Per due motivi non metaforici. Chi legge può decidere in quanto tempo leggere un libro. Chi legge sa stare da solo, quindi non deve essere intrattenuto. Chi legge, insomma, è una persona politicamente complessa perché decide da solo il tempo e lo spazio che occupa.

    Ho sempre pensato alle librerie come manuali di libertà, prendi un libro e ti eserciti a scegliere il tuo tempo e il tuo spazio. Per questo stamattina mi sono incazzata. Impedire alle persone di scegliere il tempo e lo spazio è il principio costitutivo della dittatura, dei regimi, dei totalitarismi.

    Gadamer osservava che la cultura è l’unico bene che quando viene diviso tra tutti, invece di diminuire, aumenta. E così attaccare per la seconda volta una libreria di un quartiere popoloso significa voler impedire che la cultura, dividendosi tra migliaia e migliaia di persone, aumenti di migliaia e migliaia di volte.

    La libreria Pecora Elettrica non è la mia libreria, ma è come se lo fosse. Se qualcuno avesse appiccato un incendio doloso a Formia da Tuttilibri, o a Venezia alla Libreria Marcopolo, o a Trastevere da Davide e Andrea, che sono le mie librerie come La Pecora elettrica è la libreria di Mario, avrei provato la stessa rabbia che provo adesso. E fossi stata a Roma, sarei andata a unirmi alle centinaia di persone che sono lì davanti stasera.

    Leggere i libri serve anche a capire cosa succede, anche se succede altrove e ad altri. A questo serve leggere, a capire gli altri, anche quando non si può giustificare. Ma a capire. O almeno provarci, assumerne l’attitudine.

    C’è un Voi, e se c’è un Voi c’è un Noi. E voi pensate che siano pericolosi i libri e le librerie che li contengono, e noi pensiamo che i libri siano libertà.

    Per questo, ogni libreria è La pecora elettrica, ogni scaffale sui nostri muri è La pecora elettrica. Ogni pila di libri che si alza dal pavimento (e ogni tanto va raddrizzata) è La pecora elettrica. Ogni biblioteca è La pecora elettrica. Avete fallito, penso. Non ce la farete mai, penso.

    Manifestazione in sostegno a La pecora elettrica dopo l’incendio di mercoleì 6 novembre

    E in questo che penso e scrivo c’è un Voi, e se c’è un Voi c’è un Noi. E voi pensate che siano pericolosi i libri e le librerie che li contengono, e noi pensiamo che i libri siano libertà, possibilità, confronto, siano democrazia.

    L’amministrazione di Roma dovrebbe così assumere il comportamento democratico immediato di ripristinare, a partire da domani mattina, La pecora elettrica, perché riapra nel giro di poche settimane. Non c’è democrazia senza comportamenti democratici. Non c’è democrazia senza comportamenti democratici. Non c’è democrazia senza comportamenti democratici.

    Note