“L’agente immobiliare ha detto che oggi ci sono state più di 300 richieste, ma solo 5 appartamenti sono stati trovati”.
“Abbiamo cercato in tutta la regione di Lviv, non è uscito niente a Lviv, ma abbiamo trovato un appartamento a Lutsk, quindi ci stiamo dirigendo lì”.
“Probabilmente dovrò tornare a Kharkiv”.
Sento parole simili a Lviv ogni giorno. La situazione è la stessa in molti luoghi dell’Ucraina occidentale e della Polonia orientale, e tali parole circolano nei territori verso cui si dirige chi fugge dalla guerra. Nell’ultimo mese, migliaia di persone hanno trovato alloggio a Lviv, ma nessuno sa quante persone non ci sono riuscite.
Osservando come sia difficile ora trovare una casa temporanea per le persone che sono fuggite dai bombardamenti, vorrei gridare: “Vi parlavamo dell’edilizia sociale e della questione del mercato degli affitti, e voi non avete fatto nulla!”. Ma la rabbia alla fine non ci aiuterà a sostenere le persone bisognose. Perciò, prendo Lviv come caso studio per raccontarvi cosa sta accadendo in questi giorni sulla questione della casa.
Secondo i dati ufficiali, Lviv sta ospitando 200 mila persone ma, in realtà, la cifra è 2-3 volte più alta. Il mercato locale degli affitti ha dimostrato quanto sia non-regolamentato. A volte, i monolocali vengono affittati per 1.000 dollari. A causa del consistente aumento della domanda, le persone rifugiate non riescono a rimanere in città, e i padroni di casa alzano illegalmente i prezzi per aumentare gli sfratti. Talvolta, si violano i diritti di chi ci vive con uno sgombero diretto .
Qual è stata la risposta politica alla crisi abitativa?
Tutto ciò che le autorità cittadine sono riuscite a fare è stato intimorire i padroni di casa in modo moralizzante. La necessità di accogliere persone a Lviv è stato un argomento di attualità anche prima dell’invasione su larga scala, ma solo il 3 marzo il sindaco Andriy Sadovy ha richiamato l’attenzione sulla questione, dichiarando:
“I prezzi per vivere a Lviv dovrebbero rimanere gli stessi di prima della guerra. Un padrone di casa o un albergatore che fissano un prezzo maggiore per un appartamento sono dei profittatori! Denunciate questi casi alla Hotline della città –1580 –e noi interverremo, come richiesto in tempo di guerra. Controlleremo ed esporremo i nomi degli sciacalli al pubblico, così come trasmetteremo i dati al Servizio di Sicurezza dell’Ucraina“.
Sebbene tali gesti simbolici siano preferibili all’ignorare del tutto la questione, hanno in realtà pochi effetti sul mercato degli affitti. In fondo, se ti sfollano e hai bisogno di un tetto sopra la testa, prima di tutto impieghi il tuo tempo prezioso a cercare un alloggio che puoi permetterti, quindi non a prezzi esorbitanti. Se ti sfrattano a causa di un aumento del prezzo, allora nessuna lista pubblica e tantomeno il timore di una denuncia al Servizio di Sicurezza dell’Ucraina avranno la meglio sul diritto alla proprietà privata. Il padrone di casa può persino rivolgersi alle forze dell’ordine per sfrattare le persone inquiline.
Le persone che hanno un regolare contratto di affitto sono più inclini a fare pressione sul padrone di casa. Ma anche in questa situazione, il diritto alla proprietà privata vince su ogni tentativo di rivolgersi al tribunale per denunciare gli sfratti avvenuti primi della scadenza del contratto. Le procedure legali di protezione delle e degli inquilini erano complicate già prima della guerra. Il codice civile salvaguarda i loro diritti, ma l’effettiva applicazione di tali garanzie richiede un contenzioso e il coinvolgimento di avvocati. Al contrario, la salvaguardia del diritto di proprietà privata è semplice: basta rivolgersi alle forze dell’ordine e mostrare i documenti che attestano la proprietà dell’alloggio. Così, i diritti di chi vive in affitto sono più difficili da proteggere rispetto ai diritti dei padroni di casa.
Il governo centrale può e deve imporre un divieto di sfratto, così come può e deve congelare i prezzi sul mercato degli affitti. Ma tra le leggi a cui sta lavorando la Verkhovna Rada, un parlamento unicamerale dell’Ucraina, non vediamo alcun tentativo di proteggere questa categoria, e gli appelli dei ricercatori e delle ricercatrici vengono ignorati. A parte la regolamentazione del mercato degli affitti, un’altra priorità è di creare nuove opportunità per le persone sfollate. Lo sviluppo di alloggi senza scopo di lucro potrebbe offrire un riparo alle persone rifugiate. Ma l’edilizia sociale in Ucraina non è mai stata una politica mirata. Al momento, alcune agenzie governative stanno lavorando in questa direzione: per esempio, nella regione di Lviv, i dormitori di alcune istituzioni educative sono utilizzati per accogliere le persone sfollate; inoltre, il Ministero della Cultura e della Politica dell’Informazione sostiene le iniziative comunitarie o auto-organizzate per il supporto delle persone rifugiate. Il Gabinetto dei Ministri ha accolto con entusiasmo l’onda dell’auto-organizzazione dei cittadini e delle cittadine e ha proposto una piattaforma “Prykhystok” [Rifugio] per far incontrare la domanda e l’offerta di alloggi temporanei. Queste pratiche sono episodiche e sembrano riprodurre la logica della politica degli alloggi sociali, ma non costituiscono un programma mirato ed efficace.
Frustare un cavallo morto
Le politiche di edilizia sociale funzionerebbero meglio se sviluppate in tempo di pace. La domanda è: perché ad occuparsi delle questioni abitative sono le amministrazioni militari regionali e il Ministero della Cultura, e non il Ministero dello Sviluppo Regionale, dell’Edilizia, degli Alloggi e dei Servizi Comunali o i funzionari direttamente responsabili delle politiche abitative?
La risposta è la seguente: questi ultimi non si occupano della questione abitativa perché sono impegnati in qualcosa di completamente diverso. Come prima della guerra, anche adesso la priorità della politica non è tanto quella di fornire alloggi a prezzi accessibili al maggior numero di persone, ma è quella di sostenere la costruzione degli alloggi. Il Ministero dello sviluppo regionale, la Confederazione dei costruttori dell’Ucraina, il DIAM [Ispettorato statale per l’architettura e l’urbanistica dell’Ucraina] e altri attori responsabili dello sviluppo e dell’attuazione di strategie abitative stanno solo fingendo di soddisfare i bisogni delle persone sfollate e di quelle le cui case sono state distrutte.
La risoluzione politica del problema si riduce a tre cose:
- la creazione di un mercato del debito ipotecario, attraverso meccanismi finanziari altamente rischiosi, come la cartolarizzazione;
- l’acquisizione degli alloggi attraverso risorse pubbliche;
- il sovvenzionamento dell’acquisto degli alloggi per le persone sfollate.
Il risultato è che solo le persone abbastanza ricche riescono ad accedere agli alloggi, mentre molte altre persone vengono lasciate indietro. Gli sviluppatori trarranno beneficio da queste politiche perché tutti i flussi finanziari sono diretti a loro. L’accessibilità degli alloggi e il profitto ottenuto attraverso la costruzione di nuovi alloggi sono cose che si escludono a vicenda, e quest’ultima cosa è oggi l’unico pilastro della visione politica dominante. Né le autorità locali né quelle centrali possono o sanno come rispondere ai bisogni abitativi di centinaia di migliaia di persone rifugiate. Per questo motivo, la questione abitativa viene in gran parte risolta dalle iniziative auto-organizzate. A Lviv, per esempio, molte persone trovano ospitalità grazie a cittadini e cittadine, parenti, persone estranee, ma anche grazie alle iniziative pubbliche che riqualificano alcuni spazi per creare alloggi, così come grazie a molti proprietari che mantengono il “vecchio” prezzo.
L’iniziativa a cui ho aderito aiuta le persone rifugiate con bisogni speciali a trovare un alloggio a lungo termine. Ed è difficile, nonostante la nostra conoscenza della città, la nostra rete di conoscenze (agenti immobiliari e di idraulici, ad esempio) e la nostra capacità di comunicazione. Come dovrebbero affrontare questo caos le persone appena arrivate, le famiglie con bambini piccoli e le persone con mobilità ridotta?
Queste pratiche di solidarietà devono funzionare da esempio per ribadire un principio fondamentale delle politiche abitative:
la casa è un bisogno fondamentale, non una fonte di profitto, non un asset finanziario.
Purtroppo, il caso di Lviv non è molto diverso da quello di altre città ucraine. Anche i paesi dell’Unione Europea non sono pronti a fornire alloggi a prezzi accessibili alle persone rifugiate. Sebbene l’edilizia sociale e le regole del mercato degli affitti siano più diffuse nell’UE che in Ucraina, negli ultimi decenni i processi di privatizzazione e di finanziarizzazione hanno gradualmente reso il bene casa meno accessibile anche ai cittadini e alle cittadine dell’UE, per non parlare delle persone migranti e delle persone rifugiate. In condizioni di scarsa disponibilità di alloggi, il rischio è che sorgano conflitti tra le persone locali e le persone appena arrivate. Quindi, oltre a chiedersi se i paesi dell’UE vogliano accettare le donne ucraine, vale la pena chiedersi se saranno in grado di fornire loro alloggi a prezzi accessibili, un lavoro decente e servizi sociali. E con questa domanda se ne pone un’altra: come creare condizioni che equiparino i diritti di chi possiede la cittadinanza con chi non ce l’ha, di persone ucraine e siriane. Le risposte a queste domande possono salvare delle vite.
È ora di gridare per farci sentire
Da alcuni errori è meglio non imparare. Uno di questi errori è la politica abitativa dell’Ucraina orientata al settore immobiliare, per cui le persone non sono solo costrette a trasferirsi in un’altra parte della loro città, ma sono anche costrette a ritornare o a rimanere in luoghi dove possono morire per mano dell’esercito russo.
Prima della guerra, chiamavo questo processo “displacement“. Ora non sono più certa che questo sia il suo nome. Sono convinta, però, che sia importante continuare a parlare e a urlare, sia in Ucraina che nell’UE, per farci sentire da coloro i quali decidono le politiche abitative a livello locale, nazionale e internazionale. Abbiamo ricerche, sviluppi e raccomandazioni, ora è necessario esercitare una pressione politica. Parlate a favore dell’edilizia sociale, della protezione dei diritti dei e delle inquiline, dell’inammissibilità del dominio del diritto alla proprietà privata sul diritto alla casa, e della necessità di pianificare una politica abitativa sociale e democratica. Gridate con me perché non riguarda solo Lviv e non riguarda solo l’Ucraina.
Link al testo in versione originale: https://commons.com.ua/en/zhitlova-politika-pid-chas-vijni/
Nota: ‘Commons’ è un media trilingue – inglese, russo, ucraino – della sinistra ucraina. Si occupa di questioni economiche, politiche, storiche e culturali da una prospettiva anticapitalista. E’ stato fondato nel 2009.
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Nota di traduzione: Il testo in originale è stato tradotto collettivamente in accordo con l’autrice. L’uso di un linguaggio neutro è una scelta di traduzione politica.