Leggi l’articolo completo pubblicato su Il Sole24Ore.
In questo tempo storico vittima di amnesie diffuse, dimentichiamo che il nostro essere “sociali” prende il sopravvento su ogni cosa; che abbiamo costruito le città per stare insieme, proteggerci, condividere beni, idee e corpi. Migliorare e crescere. Noi siamo animali urbani, anche quando viviamo in cima a una montagna, e questa condizione sopravviverà a ogni pandemia possibile, almeno fino all’estinzione definitiva del genere umano. Ma la cosa interessante – e da osservare con attenzione – è comprendere come i nostri paesaggi urbani cambieranno sotto l’effetto di questa tragica condizione, determinando cambiamenti nella nostra vita quotidiana.
Le città sono corpi viventi flessibili, fluidi e resistenti che si adattano alle situazioni generando strategie di rigenerazione fisica, simbolica e sociale che permettono loro di superare crisi molto gravi e pericolose per la propria esistenza. È di questo che abbiamo discusso con Richard Florida, dell’Università di Toronto, uno dei più importanti pensatori contemporanei sulla città e i suoi orizzonti futuri.