Contro la frattura generazionale: il potere delle storie per immaginare il futuro

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    Le politiche per il benessere dei giovani devono essere, oggi più che mai – aveva detto il Presidente dell’Istat Blangiardo lo scorso anno in occasione della presentazione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (BES) 2021 – politiche per il benessere del paese tutto. Queste devono essere ripensate non attraverso azioni emergenziali ma con una vera e propria strategia che preveda un serio investimento nella scuola, nell’università insieme al potenziamento delle reti di servizi territoriali per la cultura e il tempo libero nell’ottica del welfare culturale. Espressione con la quale – lo ricordiamo – si intende un modello integrato di promozione del benessere e della salute delle persone e delle comunità, attraverso pratiche anche fondate anche sul patrimonio culturale1Annalisa Cicerchia, Catterina Seia, Alessandra Rossi Ghiglione, Welfare culturale, «Atlante della cultura», Roma, Treccani, 2020, http://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Welfare.html..

    Nel primo articolo di questa serie dedicata alle “biblioteche bene comune” uscito un anno fa, dedicato proprio al tema del benessere, concludevo dicendo che le biblioteche/centri culturali è esattamente in questa direzione che devono essere pensate, progettate e possono servire: un tassello del sistema del benessere dei giovani. Cosa stiamo lasciando a chi viene dopo? A questa domanda le biblioteche devono tentare di rispondere, esattamente nello spirito del BES che definisce il benessere attuale valutandone l’equità ma tenendo conto della prospettiva intergenerazionale, dunque ponendosi il problema almeno del mantenimento del livello attuale di benessere per le generazioni future2Sempre utile ricordare che la Legge 163/2016 di riforma dei contenuti della legge di bilancio stabilisce che le politiche pubbliche siano regolarmente monitorate e valutate anche alla luce degli effetti degli indicatori del BES: 12 degli indicatori (di 8 domini) del BES sono stati inseriti nel DEF..

    A distanza di un anno facciamo il punto. Cosa è accaduto?

    La nuova edizione del Rapporto BES (2022) presentato lo scorso 20 aprile3Si veda il video della presentazione qui https://www.youtube.com/watch?v=716C-pYQBM Il rapporto è scaricabile qui: https://www.istat.it/it/archivio/282920. Si dichiara in questo rapporto la volontà di essere uno strumento sempre più permeabile alle trasformazioni e flessibile nel monitoraggio. Il titolo della presentazione è stato “Il BES si innova per seguire l’evoluzione del Paese”. Uno degli ambiti che il BES sta monitorando per valutare l’introduzione di nuovo dominio è quello della democrazia. Un ringraziamento particolare a Miria Savioli, per le considerazioni condivise a proposito del Rapporto. consente di vedere con chiarezza gli ambiti per i quali non è ancora completa la ripresa dall’impatto subìto a seguito della pandemia e allo stesso tempo evidenzia gli sviluppi positivi, determinati anche dalle strategie messe in campo per affrontare la crisi. Un focus specifico è dedicato all’approfondimento di tre prospettive di analisi degli indicatori BES, che ci consentono il monitoraggio delle diseguaglianze e delle tendenze nella distribuzione del benessere: dal punto di vista territoriale, di genere e generazionale.

    Il Rapporto racconta, infatti, oltre a crescenti divari territoriali e a un consolidarsi dello svantaggio della popolazione femminile la crisi che i ragazzi under 24 stanno vivendo e in particolare una forte “frattura generazionale”. Questa è la lente interpretativa che utilizzerò in questo breve commento.

    Se con i ragazzi ci sembra di vivere spalla a spalla, in famiglia, a scuola, in università, e in tanti contesti ci sembra di adottare comportamenti e stili di vita a loro più vicini, in realtà i dati ci raccontano una faglia tra generazioni che si sta progressivamente allargando. È un tema già fortemente attenzionato: il V Rapporto sul Divario Generazionale a cura della Fondazione Bruno Visentini e finanziato dalla Università Luiss Guido Carli dal titolo: “Il divario generazionale. La generazione Z e la permacrisi”, presentato a Roma lo scorso marzo, lo ha messo molto bene in evidenza.

    Nel BES 2022 un importante approfondimento interpretativo è dedicato proprio a questo aspetto in particolare in un densissimo capitolo introduttivo, attraverso una lettura comparativa tra le condizioni dei giovanissimi con meno di 24 anni, in parte ancora coinvolti nel sistema scolastico e nella fase di formazione e di ingresso nel mondo del lavoro; dei giovani adulti della classe d’età 25-34 anni, che in larga parte hanno completato gli studi e sono in una fase più avanzata del processo di transizione allo stato adulto; con la generazione adulta, quella di 45-54 anni, che si trova in una fase del ciclo di vita attiva nel mondo del lavoro, spesso con responsabilità familiari e genitoriali4Rimando al capitolo introduttivo..

    Se in questi anni più della metà degli indicatori riferiti agli adulti ha registrato un miglioramento del benessere tale da superare, nell’ultimo anno disponibile, il livello pre-pandemia5Il 40% degli indicatori tuttavia non ha ancora recuperato il livello del 2019. e anche per i giovani adulti di 25-34 anni la metà degli indicatori segnala un miglioramento del benessere rispetto al 2019; per i giovani con meno di 24 anni il miglioramento è più contenuto e rispetto al 2019 migliora solo il 44% degli indicatori e una quota del tutto analoga peggiora (43%)” (p. 37-38) Dunque, per i più giovani si riscontrano meno frequentemente segnali di ripresa nel post-pandemia. Lo potevamo immaginare, tante ricerche negli ultimi mesi lo hanno annunciato. Ne cito solo alcune che hanno esaminato puntualmente aspetti specifici.

    Il Rapporto Caritas ha evidenziato come i livelli di povertà continuano ad essere inversamente proporzionali all’età: la percentuale di poveri assoluti si attesta infatti al 14,2% fra i minori (quasi 1,4 milioni bambini e i ragazzi poveri), all’11,4% fra i giovani di 18-34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e al 5,3% per gli over 65 (valore sotto il la media nazionale).

    L’Atlante Save The Children dedicato alla salute di bambine/i e ragazze/i ha dato grande spazio al tema della salute mentale richiamando importanti studi che dimostrano che se la mortalità per i più giovani continua a diminuire, il carico di disabilità per gli adolescenti è aumentato nel corso degli ultimi trent’anni, soprattutto a causa di problemi di salute mentale6Si veda l’Atlante a pag. 128. https://atlante.savethechildren.it/ Lo studio richiamato è Armocida B. et al, Burden of noncommunicable diseases among adolescents aged 10–24 years in the EU, 1990–2019: a systematic analysis of the Global Burden of Diseases Study 2019, “Lancet Child & Adolescent Health” (2022), 6, p. 367–83, pubblicato il 24 marzo 2022 onine qui https://www.thelancet.com/journals/lanchi/article/piis2352-4642(22)00073-6/fulltext.

    L’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova alla fine di marzo ha lanciato un allarme per l’aumento esponenziale dei ricoveri per disturbi psichiatrici negli adolescenti, passati dai 72 del 2019 ai 270 del 2022, con un incremento dei pazienti di sesso femminile, passati dal 46% al 73%, e per un incremento della aggressività verso se stessi con numeri che sono letteralmente “esplosi”7https://www.gaslini.org/comunicati-stampa/salute-mentale-dei-bambini-e-adolescenti-rispetto-al-periodo-pre-covid-quadruplicato-il-numero-di-ricoveri-per-disturbi-psichiatrici-acuti-presso-la-neuropsichiatria-dellospedale-pediatrico/.

    Secondo lo studio “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z”, frutto di un accordo tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, presentato all’Iss, quasi 2 milioni di adolescenti in Italia presentano caratteristiche compatibili con una dipendenza comportamentale: 1,2 milioni di dipendenza dal cibo, quasi 500mila da videogiochi; circa 100mila da social media.

    L’indagine sul futuro dei giovani della Fondazione Visentini, sopra richiamata, ha mostrato un elevato numero di studenti che per crearsi una vita autonoma ritiene di dovere andare all’estero: uno studente su quattro afferma di vedersi nel prossimo futuro residente in un altro Paese europeo o extraeuropeo, purtroppo in continuità con il già alto numero di giovani che ogni anno lasciano l’Italia8L’indagine è stata realizzata tra l’inizio del mese di aprile e la fine di maggio 2022, interessando, in forma anonima, circa 5 mila studenti di età compresa tra i 13 e i 20 anni, provenienti da tutta Italia e da tutti i percorsi scolastici..

    A livello internazionale e non solo sono stati messi a punto diversi framework per la misura del benessere dei minori, dimostrando un interesse crescente per la situazione delle nuove generazioni ed evidenziando la necessità di interventi specifici per il contrasto al crescente divario generazionale9OCSE, Governance for Youth, Trust and Intergenerational Justice: Fit for All Generations, OECD Public Governance Reviews, OECD Publishing, Paris, 2020; OCSE, Youth and Covid-19: Response. Recovery and Resilience, OECD Public Governance Reviews, OECD Publishing, Paris, 2020.. Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che l’Italia ha predisposto per accedere ai fondi del Next Generation EU, ci ricorda dell’enorme responsabilità che abbiamo nei confronti delle giovani generazioni, presenti e future.

    Anche l’Istat sta lavorando molto in questa direzione: dal 2021 è in corso un accordo di collaborazione con Save the Children finalizzato ad analizzare comportamenti, criticità vissute dai bambini e dagli adolescenti in Italia; sempre dal 2021 l’Istat aderisce al Gruppo di lavoro istituito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali denominato “Politiche sociali in favore dei minorenni per l’attuazione della Child Garantee. Dal 2022 una task forse è dedicata proprio a realizzare studi sulle condizioni di vita dei minori utile a progettare, selezionare ed elaborare indicatori ad hoc. Dal 2023 esiste una commissione scientifica Istat inter-istituzionale sulla povertà educativa10Tra I grafici interattivi disponibili qui https://www.istat.it/it/archivio/283033 alcuni sono elaborati proprio in una prospettiva intergenerazionale..

    Tornando al BES e alla frattura generazionale, nella maggior parte degli indicatori la distanza tra giovani e adulti cresce al diminuire dell’età dei giovani, ma non mancano segnali di eterogeneità tra i gruppi considerati. In un confronto tra 63 indicatori per i quali è possibile osservare le differenze tra la fascia 25-34 e 45-54 anni, in 29 casi sono gli adulti ad essere in vantaggio rispetto ai giovani adulti che li superano solo in 19 casi11Lo ha spiegato molto bene Alessandra Tinto nella presentazione.. Per gli adulti il miglioramento è stato più diffuso nei domini “Lavoro e Conciliazione dei tempi di vita”, “Sicurezza”, “Paesaggio e Ambiente”, dove ha riguardato l’80% degli indicatori, seguiti da “Innovazione, ricerca e creatività” e “Qualità dei servizi” (67%). All’opposto della graduatoria, per gli adulti, si collocano i domini “Salute” e “Relazioni sociali” con meno del 20% degli indicatori in miglioramento (rispettivamente riferiti alla salute mentale e alla partecipazione civica e politica) (p. 38).

    A proposito dell’indicatore di salute mentale – indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come componente essenziale della salute – rispetto al tema oggetto di questa riflessione, non si può non sottolineare il forte contraccolpo in termini di benessere psicologico subito negli ultimi due anni dai più giovani, soprattutto dalle ragazze (p. 51). Nel 2022 – dice il Rapporto – i ragazzi nelle fasce di età tra 20 e 34 anni mostrano un livello di benessere mentale inferiore rispetto alle persone di 35-44 anni. Si tratta della fascia di età in cui prendono forma i progetti per il futuro, e proprio per questo l’impatto delle incertezze di questi anni è stato verosimilmente più forte. Il marcato peggioramento del benessere psicologico osservato tra i giovani di 14-19 anni nel 2021 si riassorbe solo in parte nel 2022 e si osserva una situazione particolarmente critica anche tra le giovani donne di 20-24 anni, che avevano visto peggiorare la propria salute mentale nei due anni di COVID-19 (p. 60).

    Nel dominio “Relazioni sociali” l’unico indicatore che ha una evoluzione positiva comune a tutte le classi d’età è la partecipazione civica e politica. Per i giovani adulti l’andamento è peggiore, a causa della costante diminuzione della soddisfazione per le relazioni familiari e delle attività di volontariato (p. 40).

    Uscendo dalla logica comparativa, il dominio che per i più giovani continua a presentare importanti criticità è uno di quelli più incisivi nella fase che stanno vivendo: “Istruzione e formazione”. Questo non evidenzia particolari segnali di miglioramento: l’andamento peggiore è quello riferito alla lettura dei libri che si riduce progressivamente, ma vanno male anche la fruizione delle biblioteche e la partecipazione culturale fuori casa (p. 40) anche se qualcosa come vedremo tra un attimo si è recuperato12 Il Rapporto specifica che questi tre indicatori hanno andamenti negativi anche per le altre due classi d’età, le quali però hanno segnali di miglioramento da un lato sulla quota di persone con almeno il diploma (con continuità per gli adulti) e dall’altro sulla partecipazione alla formazione continua (con continuità per i giovani adulti) (p. 40)..

    Parlando di frattura generazionale, è importantissimo ricordare che proprio l’istruzione rappresenta uno dei principali elementi che favorisce la mobilità sociale, agendo su diversi aspetti della vita, dalla posizione lavorativa, alle opportunità di carriera, dal reddito al benessere sociale. Il Rapporto Caritas a questo proposito ricorda come

    per chi si colloca sulle posizioni più svantaggiate della scala sociale si registrano scarse possibilità di accedere ai livelli superiori. Questo rafforzamento delle disuguaglianze e al contempo dell’ereditarietà è stato efficacemente sintetizzato nelle espressioni dei “pavimenti appiccicosi” (sticky grounds) e dei “soffitti appiccicosi” (sticky ceilings); è sempre più improbabile, oggi, per chi nasce alle vette della stratificazione sociale perdere i propri privilegi, al contrario, chi parte dalle retrovie trova sempre più irrealizzabili le sue prospettive di miglioramento.13Si veda il Rapporto Caritas a pag.41.

    Per la fruizione delle biblioteche come si vede nell’immagine, lo scarto tra i due anni che possiamo considerare “normali” – il 2019 e il 2022 –  è ancora ampio soprattutto nelle fasce d’età giovanili.

    Fruizione delle biblioteche per fascia d’età – confronto 2019-2022

    Pur essendo tornate a una condizione di “normalità” nella fascia 3-5 anni le biblioteche hanno perso il 9,8% di utenti; il 13,5% nella fascia 6-10; il 14,3% nella fascia 11-14 anni; il 16,2% nella fascia 15-19 anni che è anche la fascia in cui si registra il maggiore abbandono della lettura di libri; il 10% nella fascia 20-24 anni. Per i più grandi lo scarto scende al 4,3% nella fascia 25-34 e poi progressivamente nelle fasce più adulte dove sappiamo esserci lo zoccolo duro, il fan club delle biblioteche14Cfr. Chiara Faggiolani, Biblioteca casa delle opportunità: cultura, relazioni, benessere, Sapienza Università Editrice, 2021, in accesso aperto qui: https://www.editricesapienza.it/node/8076.

    In generale  rispetto agli ultimi anni migliora la soddisfazione per la vita per tutte le classi d’età, ma gli adulti sono l’unico gruppo di popolazione in cui cresce anche il giudizio positivo sulle prospettive future, a fronte di una diminuzione generalizzata della quota di persone che ritengono che la propria situazione migliorerà nei prossimi cinque anni (p. 40).

    E qui veniamo al punto, alla questione che più di tutte mi spaventa.

    In una recente riflessione sul tempo di qualità di cui tutti abbiamo un gran bisogno mettevo in evidenza in che modo le biblioteche possono essere una forma di contrasto all’Ipertempo – come lo definisce Chabot in un bellissimo saggio di cronosofia15Avere tempo. Saggio di cronosofia è un libro di Pascal Chabot pubblicato da Treccani nella collana Visioni nel 2023.  un tempo frettoloso, accompagnato da un  continuo richiamo alle azioni ancora da compiere e da un invito costante all’accelerazione, un tempo immediato, completamente schiacciato sul presente, in cui il futuro non sembra possibile. Chabot chiama questa condizione afuturalgia: il dolore di sentirsi privati di un futuro, una condizione che dovrebbe riguardare gli anziani e che invece riguarda soprattutto i più giovani oggi, bloccandoli.

    Ecco, questo è forse uno dei problemi principali: sbaglieremmo a pensare che i nostri giovani stiano soffrendo esclusivamente per ciò che è accaduto nel recente passato, per ciò che gli è stato tolto negli ultimi anni, essi soffrono evidentemente soprattutto per ciò che percepiscono non potrà accadere. La selezione dei dati che ho commentato sopra un pochino lo spiega.

    Dovremmo essere noi a cercare e creare continuamente occasioni per raccontarglielo e i libri sono un incredibile modo per farlo. Le storie sono uno strumento potentissimo per far sentire i giovani più accuditi e protetti, per connettere le generazioni di ieri con quelle di domani. Per questo continuo a pensare che una relazione (non certo di causa ed effetto) tra questa progressiva perdita di futuro e la diminuzione della lettura di libri nei più giovani e l’abbandono delle biblioteche ci sia e che proprio le biblioteche come spazio di un tempo (lento, delicato, di qualità e riconquistato) dedicato alle storie, agli incontri, alle conversazioni è anche nella direzione di sanare la frattura generazionale che dovrebbero lavorare.

    Un esempio concreto e molto interessante è quello delle biblioteche viventi16Rimando a un dossier uscito nel 2018 sulla rivista Biblioteche oggi. http://www.bibliotecheoggi.it/rivista/issue/view/57 – dove ai libri si sostituiscono le persone e le loro storie – ma è un tema troppo ampio e interessante per costringerlo nelle poche battute rimaste di questo contributo. A questo dedicherò una delle riflessioni che verranno.

     

    Foto di Erik Mclean su Unsplash

    Note