Riprogettare il tempo delle biblioteche per lo sviluppo umano

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    È sorprendente come ogni pianta abbia una coscienza temporale così spiccata, forse persino più degli esseri umani, ormai divenuti senza tempo, poveri di tempo. Il giardino rende possibile un’esperienza temporale intensa. Lavorando in giardino mi sono arricchito di tempo. Il giardino per cui si lavora, dunque, dà moltissimo in cambio: dà essere e tempo. L’attesa incerta la pazienza necessaria e la crescita lenta creano un particolare senso del tempo.

    Byung-Chul Han1Byung-Chul Han, Elogio della terra. Un viaggio in giardino, con 24 illustrazioni di Isabella Gresser, Milano, nottetempo, 2022.

    Premetto che metterò insieme un sacco di cose. Sono solo pensieri sparsi montati attraverso la lettura di alcuni libri a mio avviso molto potenti. Un viaggio in una bibliografia minima che ruota intorno a una idea: la necessità di ri-progettare il tempo degli spazi della cultura facendo scelte a favore della qualità della vita e dello sviluppo sostenibile2Sempre inteso come la possibilità di rispondere ai bisogni del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future..

    Invertire il ciclo

    La medusa Turritopsis dohrnii è l’unico essere vivente in grado di invertire il suo ciclo vitale. Prima invecchia e poi ringiovanisce. Ho scoperto questo fatto incredibile leggendo uno straordinario libro animato Il libro dei tempi (tit. or. Le livre des temps) di Guillaume Duprat, Olivier Charbonnel edito da L’ippocampo nel 2021. Un classico esempio di serendipity in libreria: di corsa in cerca di altro mi imbatto in un libro sul tempo e tutto si ferma. Una specie di contrattempo.

    La Turritopsis dohrnii – la  medusa immortale, come si chiama comunemente –  è stata scoperta nel 1996 da ricercatori dell’Università del Salento guidati da Ferdinando Boero che hanno mostrato la sua incredibile prerogativa: invertendo il proprio ciclo biologico la Turritopsis dohrnii sfugge alla morte. Come ci riesce?

    Per gli scienziati che l’hanno studiata il suo ringiovanimento è possibile a livello cellulare grazie a un fenomeno conosciuto come “transdifferenziamento”: le cellule da altamente specializzate nella fase della maturità si ri-trasformano in cellule non specializzate, tipiche della fase giovanile ricominciando da capo.

    Che cosa c’entra questo libro con il tema del quale ci occupiamo qui: biblioteche bene comune?

    A me quella della medusa immortale sembra una metafora straordinaria di quanto le biblioteche stanno vivendo: una fase di rinnovata attenzione3Si veda l’articolo di Francesco Erbani, Se la biblioteca migliora la vita uscito su “L’Essenziale” il 14 ottobre 2022, https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/francesco-erbani/2022/10/14/biblioteca-migliora-vita e quello di Anna Bogoni, Torneremo in biblioteca, uscito su “Elle” il 24 febbraio 2023. Si veda https://www.elle.com/it/magazine/libri/a43003895/biblioteche-nuovi-progetti/?fbclid=IwAR2RXpAexsHxSJz4eAOdZvbixKtplktWvCqDmM6rZrsM2Yo6XRswb9vpk#Echobox=1677236251 e di nuovo ciclo di vita, reso possibile anche grazie alle nuove grandi realizzazioni in corso: dai Poli civici innovativi a Roma alla nuova Civica di Torino passando per la Beic di Milano. Tutti temi di cui si parla al convegno delle Stelline Visioni future -Next Generation Library che apre oggi a Milano.

    Se il meraviglioso ciclo di vita delle meduse valesse anche per le biblioteche sarebbe possibile un nuovo inizio, un misterioso ringiovanimento, una specie di resurrezione. Questa dovrebbe passare proprio per una nuova progettazione del tempo.

    Il tempo, tallone d’Achille delle biblioteche

    Il libro dei tempi ha catturato la mia attenzione paralizzando la mia fretta perché in questa nuova fase che le biblioteche stanno vivendo se tanta attenzione viene dedicata alla progettazione dello spazio troppo poca mi pare sia dedicata proprio alla progettazione del tempo che è il vero grande tallone d’Achille delle biblioteche.

    Limitare lo studio, lo sviluppo e la gestione delle biblioteche del futuro alla sola dimensione spaziale è fortemente riduttivo. Si tratta però di una lacuna piuttosto naturale se pensiamo che nessuna biblioteconomia si occupa in genere in modo specifico di questo aspetto, nonostante il grande biblioteconomo indiano Ranganathan, autore delle note cinque leggi, quasi un secolo fa nel suo quarto postulato “risparmia il tempo del lettore” avesse colto la crucialità del tema4Cfr. Shiyali Ramamrita Ranganathan, The five laws of library science, Madras, The Madras Library Association – London, Edward Goldston Ltd., 1931. È come la faccia su cui poggia il diamante, nessuno la vede ma c’è ed è cruciale.

    Dalle indagini Istat alle micro-indagini realizzate all’interno di BIBLAB Laboratorio di biblioteconomia sociale e ricerca applicata alle biblioteche di Sapienza – una di queste realizzata per Fondazione per Leggere viene presentata domani sempre al Convegno delle Stelline –  la mancanza di tempo è sempre la prima ragione esplicitata rispetto alla non frequentazione delle biblioteche e anche rispetto alle motivazioni della non lettura. “Non ho tempo” risponde circa il 30% dei non lettori italiani (in particolare la mancanza di tempo è indicata dal 31,8% degli uomini e dal  27,7% delle donne)5Questi dati fanno parte dell’indagine periodica dell’Istat I cittadini e il tempo libero (CTL) del 2015. CTL rileva dal 1995 – ogni 5/10 anni – molteplici informazioni sulla lettura di libri, quotidiani, settimanali e periodici e, più in generale, sulle modalità di impiego del tempo libero dentro e fuori casa. La prossima rilevazione è prevista nel 2024..

    Le biblioteche del resto sono spesso percepite come qualcosa di non sincronizzato alla velocità del tempo in cui viviamo. Il tempo delle biblioteche è lento, isolato, concentrato, denso, il tempo che viviamo è veloce, connesso, frammentato, fluido. È necessario ripensare fortemente al tempo onlife6Luciano Floridi, Onlife Manifesto “Being human in a hyperconnected era”, Springer International Publishing, Londra, 2015., per usare l’efficacissima formula di Luciano Floridi che usa questo neologismo per dichiarare l’urgenza di un nuovo progetto umano per il ventunesimo secolo dal quale emerge l’idea del matrimonio tra verde e  blu7Luciano Floridi, Il verde e il blu. Idee ingenue per migliorare la politica, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2020..

    È evidente che non è il tempo che determina la possibilità o meno di frequentare una biblioteca – eccetto il caso di orari di apertura fortemente ridotti – è piuttosto la biblioteca che non si impone abbastanza da diventare parte delle priorità. Le evidenze infatti ci dicono altro. Come ci ricorda il geografo Luc Gwiazdzinski in alcuni suoi interessanti studi in meno di un secolo, l’orario di lavoro si è dimezzato e l’aspettativa di vita è aumentata del 60%. Il tempo libero è quintuplicato e rappresenta quindici anni della vita di un uomo, rispetto ai tre anni del 1900. La durata media del sonno è scesa dalle 9 ore del 1900 a 7,5 ore. La rivoluzione silenziosa sta accelerando8“Après la synchronisation par la cloche et la sirène, voici le téléphone portable”. Luc Gwiazdzinski, Redistribution des cartes dans la ville malleable, “Espace, Population, Sociétés”, (2007), n.3, https://journals.openedition.org/eps/2270#tocto1n1. .

    Il tempo non è mai stato così presente in quantità, sono la sua qualità e il suo ritmo ad essere problematici.

    Mancanza di tempo e pazienza cognitiva

    La sensazione di non avere tempo legata alla lettura e anche alla frequentazione delle biblioteche è senza dubbio anche connessa alla pazienza necessaria di fronte alle attività complesse.

    I lavori di Marianne Wolf e di Naomi Baron9M. Wolf, Proust e il calamaro: storia e scienza del cervello che legge, Milano, Vita e Pensiero, 2012; Cfr. Ead., Lettore, vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale, Milano, Vita e Pensiero, 2018; Naomi S. Baron, Come leggere. Carta, schermo o audio, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2022. ci hanno insegnato quanto imparare a leggere non sia affatto qualcosa di naturale nonostante normalmente si creda il contrario:

    La lettura è un’invenzione culturale che richiede al cervello di ogni nuovo lettore di costruire ex novo un proprio circuito cerebrale, che è e rimane plastico per tutta la vita. Il circuito di ogni lettore si basa su nuove connessioni tra le reti neuronali dei processi visivi, linguistici, cognitivi e anche affettivi. […] Il circuito di lettura può essere tanto basilare o complesso quanto lo sono l’istruzione e le esperienze del lettore stesso, passando dalla sua versione più semplice nel giovane a quella più elaborata nel lettore anziano ed esperto. Il cervello che legge è uno dei cambiamenti più significativi – basati sull’epigenetica – della storia moderna. Inoltre, è l’impalcatura per lo sviluppo di molte delle abilità intellettuali più complesse della nostra specie, che costituiscono i “processi di lettura profonda” dei lettori esperti, compresi molti dei nostri più importanti processi analogici, inferenziali, empatici e di analisi critica. Questi processi di lettura profonda si estendono ben oltre la lettura stessa. Quando impariamo a connetterli sempre più spesso nella nostra vita di lettori, diventiamo capaci di pensare a ogni cosa in modo più approfondito. La chiave per lo sviluppo e il dispiegamento di tali processi, tuttavia, è il tempo: ci vogliono anni per formare questi processi e millisecondi per assegnare intenzionalmente l’attenzione a essi durante la lettura. Niente è scontato, in particolare quando ci sono differenze essenziali nella quantità di tempo che ogni mezzo favorisce riguardo all’allocazione e alla qualità dell’attenzione del lettore.[…] Ogni circuito di lettura si svilupperà e/o si atrofizzerà a seconda dell’enfasi propria del mezzo o dei mezzi utilizzati. Se il mezzo dominante favorisce processi veloci, orientati al multitasking e adatti a grossi volumi d’ informazioni, come accade con il digitale, minor tempo e attenzione verranno allocati alle funzioni cognitive e riflessive più lente che richiedono tempo, compromettendo così i processi di lettura profonda. Anche se questi processi hanno precedentemente formato il cervello rendendolo esperto nella lettura attraverso il mezzo della stampa, un circuito di lettura plastico cambierà come risultato dei processi favoriti o scoraggiati dal mezzo più usato. Il principio biologico-culturale è questo: o lo usi o lo perdi. Un circuito di lettura esperto non è un dono permanente; piuttosto, è costruito e ricostruito da ciò che prevale nel suo ambiente e dall’intenzione e dagli scopi del lettore rispetto alla lettura10Cfr. M. Wolf, Prefazione a Naomi S. Baron, Come leggere, cit. p., X-XI..

    Non è un caso che lo scorso 10 marzo il Centre National du Livre (CNL) ha invitato cittadini, associazioni, scuole, imprese e l’intera società francese a dedicare un quarto d’ora alla lettura di un libro: equivale all’1 % del tempo, a fronte delle quattro ore al giorno (pari al 17% quasi) che i giovani di quel paese trascorrono mediamente davanti a uno schermo.

    Gli effetti collaterali di questi comportamenti sono stati oggetto di un approfondimento importante di Presadiretta che nella puntata del 20 marzo scorso dal titolo La scatola nera ha mostrato chiaramente quale sia l’impatto delle tante ore passate sui cellulari e sui social sul cervello di bambini e ragazzi, visitando i centri d’eccellenza italiani e internazionali che da anni studiano e denunciano quanto la lunga esposizione dei ragazzi sulle piattaforme stia provocando variazioni fisiologiche nel cervello sul piano cognitivo ed emozionale.

    Dunque, nonostante le evidenze sulla necessità di un tempo lento per lo sviluppo cognitivo ed emozionale siano oggi entrate in modo stabile nelle riflessioni circa lo sviluppo umano, in un incredibile rovesciamento, l’irrequietezza, l’urgenza, la fretta, la velocità si sono affermate come nuovi valori11Luc Gwiazdzinski, Redistribution des cartes dans la ville malleable, cit. . La dimensione del tempo è passata dai tempi lunghi ai tempi brevi.

    Come facciamo, dunque, a mantenere intatto e a preservare questo tempo lento utile a sviluppare la pazienza cognitiva nell’era dell’iperconnessione, della distrazione, della velocità e della frammentarietà?12Si veda Lisa Iotti, Otto Secondi. Viaggio nell’era della distrazione, Milano, il Saggiatore, 2020.

    Se cambiano le finalità e i valori sociali, anche il tempo tende a registrare tali mutamenti ordinandoli e inquadrandoli nelle proprie strutture. Quando questa registrazione non avviene o avviene in ritardo, il tempo perde la sua funzione ordinatrice e diventa una sorta di ostacolo che moltiplicato fenomeni di disfunzione che si accumulano nei processi sociali13L’idea alla base del volume di Simonetta Tabboni, La rappresentazione sociale del tempo, Milano, Franco Angeli, 1989. Si veda anche Tempo e società a cura di Simonetta, Milano, Franco Angeli, 1987. Anche La trama del tempo e i luoghi dell’ambivalenza : il percorso intellettuale di Simonetta Tabboni, a cura di Anna Rita Calabrò, Milano, Ledizioni, 2021. Altre letture importanti sono Sandra Bonfiglioli, L’architettura del tempo. La città multimediale, Napoli, Liguori, 1990 e Henri Lefebvre Elementi di ritmanalisi. Introduzione alla conoscenza dei ritmi, Siracusa, Lettera Ventidue; Venezia, IUAV, 2019.. Forse è il caso di fermarsi, invertire il ciclo. La lezione della Medusa è importante

    Ergonomia e affordance del tempo

    Di questo tema parla un altro bel libro, il saggio di cronosofia di Pascal Chabot Avere tempo edito da Treccani, del quale qui trovate un estratto. Il tema è sempre lo stesso.

    Non abbiamo più tempo. Su questo pianeta siamo centinaia di milioni di persone che ripetono più volte al giorno: “Mi dispiace, non ho tempo”. Avremmo voluto ascoltare meglio quello che ci dicevano gli altri, sederci e approfondire l’argomento. Avremmo voluto non irritarci o eliminare ogni discussione e anche rispondere al telefono con calma, invece di scrivere soltanto: “Non è possibile, mi dispiace” in risposta a una richiesta importante. Avremmo voluto soffermarci con quel bambino particolare che ci ha fatto una domanda. E magari leggere con tranquillità quel volume su come vivere a bordo di una stazione spaziale. Oppure oziare un po’ più a lungo la mattina, ascoltando i suoni della natura mentre i boccioli fioriscono. Ma non c’è tempo per tutte queste attività. Opponiamo al reale lo stesso regime frettoloso. Camminiamo un po’ più velocemente, parliamo un po’ più forte. Lavoriamo dalla mattina alla sera.

    Le comunità hanno rivisto il proprio ciclo biologico, le città stanno cambiando in quello che Chabot chiama l’Ipertempo, un tempo che ha cinque caratteristiche: è onnipresente e quantitativo – “un minuto vale un minuto, che sia futile o decisivo”. È dominato dall’ingiunzione, accompagnato da un  continuo richiamo alle azioni ancora da compiere e da un invito costante all’accelerazione. È infine un tempo immediato, completamente schiacciato sul presente, in cui il futuro non sembra possibile. “Il clima sta cambiando, le popolazioni si spostano, la biodiversità è in caduta libera, l’orizzonte è desolante […] Non c’è più futuro, questo è ciò che i bambini imparano in classe”, ricorda Chabot. La chiama afuturalgia: il dolore di sentirsi privati di un futuro, una condizione che dovrebbe riguardare gli anziani e che invece riguarda i più giovani oggi, bloccandoli.

    In questo nostro schema del tempo siamo tutti più mobili, nomadi, iperattivi, instabili, superficiali, imprevedibili, stanchi e nervosi eppure la riflessione sull’affordance e sull’ergonomia del tempo legato alla partecipazione culturale è ancora poco incisiva e appare relativamente statica e rigida14Luc Gwiazdzinski, Redistribution des cartes dans la ville malleable, cit.. Coloro che si lamentano di non avere tempo si lamentano in realtà di non avere un tempo di qualità. Dunque emerge un nuovo problema: “Cos’è il tempo di qualità? – chiede Chabot – Come caratterizzarlo?”

    È proprio questa la domanda che dovrebbe guidare nella progettazione delle biblioteche che verranno:  sarebbe importante che le biblioteche si proponessero con maggiore enfasi per quello che già intrinsecamente sono: lo spazio di un tempo riconquistato da dedicare alla curiosità, all’approfondimento, in sintesi allo sviluppo cognitivo ed emozionale a partire dall’idea che una delle battaglie più vivaci del nostro presente è proprio quella per l’attenzione e che per continuare a sviluppare pensiero complesso serve tempo.

    Infine, non ne abbiamo parlato ma un altro degli effetti collaterali dell’ipertempo è la solitudine profonda che gli uomini schiacciati nel presente inevitabilmente avvertono15Noreena Hertz, Il secolo della solitudine. L’importanza della comunità nell’economia e nella vita di tutti i giorni, Milano, Il Saggiatore, 2021.. E allora, c’è anche un’altra domanda da porsi, una domanda alla quale le infrastrutture culturali del futuro dovranno rispondere : “In assenza di tempo collettivo, come è possibile costruire comunità?”

    Elogio della terra. Viaggio in giardino

    Una volta era la natura a plasmare il tempo degli uomini, ricorda Chabot e lo esprime con forza anche Byung-Chul Han nell’ultimo libro che richiamo che è anche quello dal quale sono partita con la citazione in esergo: Elogio della terra. Un viaggio in giardino.

    Questo libro che apparentemente con il tempo non ha a che vedere è un continuo invito a riprenderci un ritmo più umano, come quando era la natura a plasmare il tempo degli uomini imponendo loro il suo ritmo.

    Le biblioteche potrebbero cominciare a riflettere sulla possibilità di produrre un proprio sistema temporale all’insegna di una quarta legge ripensata “Proteggi il tempo del lettore” o anche “Restituisci tempo al lettore”. Un sistema che è anche il risultato delle attività (sociali) che in biblioteca si sono stratificate, si sono sempre svolte e tuttora si svolgono. Esse possono tentare di essere avamposti di un tempo di qualità e di crescita progettato per le persone bloccando – come un contrattempo –  il tempo dell’ingiunzione e dell’immediatezza.

    Note