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Formazioni, workshop e tavole rotonde

Dal 22 giugno all’1 luglio 2020 ci siamo confrontati con 90 operatrici e operatori culturali attraverso laboratori, lezioni frontali e talk.

Abbiamo coinvolto il ricercatore territorialista Filippo Tantillo, la direttrice artistica Tatiana Bazzichelli e il designer e professore Stefano Maffei.

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22 giugno 2020, dalle ore 17.30 alle ore 18.30

Lezioni sulla Partecipazione dalle Aree Interne

con Filippo Tantillo, ricercatore INAPP, già coordinatore scientifico della Strategia Nazionale Aree Interne.

Ai margini geografici del nostro paese, lontano dal frastuono delle metropoli, si stanno esplorando nuovi modi di fare Partecipazione, da cui anche le città possono apprendere molto. A cosa servono le reti di prossimità? Come nascono e perché, qualche volta funzionano? Di quali energie si nutrono?

Uno sguardo pragmatico sulla passione per il cambiamento che anima le reti sui territori, sul come costruire obiettivi condivisi e identificare le priorità, su quali siano i percorsi praticabili perché la Partecipazione possa trasformarsi in coinvolgimento strategico dei cittadini nelle scelte. E su quali politiche vale la pena impegnarsi.

22 giugno 2020, dalle ore 16 alle ore 17.30 (a porte chiuse)

Pratiche di cultura collaborativa per costruire un nuovo significato di Partecipazione

con Bertram Niessen, direttore scientifico di cheFare

Un laboratorio a porte chiuse per discutere di coinvolgimento dei pubblici, dibattito, critica e interazione.

23 giugno 2020m dalle ore 16.30 alle ore 17.30 (a porte chiuse)

Relazione e conflitto: il ruolo del lavoratore culturale per allargare la Partecipazione

con Giacomo Giossi, responsabile editoriale di cheFare e Matteo Brambilla, consulente progettuale di cheFare

Un laboratorio a porte chiuse per discutere del ruolo del lavoratore culturale oggi.

23 giugno 2020, dalle ore 17.30 alle ore 18.30

Forme della collaborazione tra arte, attivismo e tecnologia

con Tatiana Bazzichelli, direttrice artistica e fondatrice del Disruption Network Lab

Cultura digitale, hacking e attivismo artistico e politico sono parte delle pratiche di rete su cui si basa il lavoro di Tatiana Bazzichelli sin dagli anni Novanta.

Il lavoro di Bazzichelli si basa su pratiche di disruption e perturbazione che lavorano su un duplice piano contraddittorio: la critica del mercato e la sua reinvenzione. Il nostro compito come operatori culturali, curatori ed esperti di tecnologia è creare consapevolezza – capire come funziona il mercato culturale e tecnologico e adattarlo alle nostre esigenze, cercando di ispirare nuovi immaginari e pratiche critiche.

Per Bazzichelli si deve studiare dall’interno i limiti delle istituzioni culturali, per comprendere i problemi strutturali intrinsechi alla costruzione di reti nel territorio – che invece si basano sulla creazione di processi comunitari e di mutual trust. Il seminario pubblico presenterà metodi e idee per generare cambiamento a livello culturale e politico partendo dalla costruzione interdisciplinare di reti, comunità e processi culturali aperti.

24 e 29 giugno 2020, dalle ore 10.00 alle ore 16.00 (a porte chiuse)

Dalla teoria alla pandemia, cosa vuol dire fare Partecipazione

con Matteo Brambilla, Federico Fumagalli, Marilù Manta, Bertram Niessen, Giulia Osnaghi e Federica Vittori

Un laboratorio a porte chiuse per approfondire pratiche, vissuti ed esperimenti riusciti, partendo dalla teoria e arrivando a come la pandemia ha stravolto il nostro modo di partecipare nella società.

29 giugno 2020, dalle ore 16.30 alle ore 17.15 (a porte chiuse)

Tra ‘fare rete’ ed empowerment: atlante pratico della Partecipazione

con Marilù Manta, Project Manager di cheFare, e Federica Vittori, responsabile Progetti & Empowerment di cheFare

FEDERICA VITTORI: i nuovi centri culturali fanno parte di un ecosistema sociale composito e non inscrivibile in un’unica categoria, sia questa il Terzo Settore, il comparto culturale, il mondo dello spettacolo, le librerie, le biblioteche, etc. Riconoscere e legittimare l’eco-sistema sociale di riferimento è fondamentale per affermare il ruolo sociale e territoriale di questi presìdi culturali la cui esistenza è fragile e ancora sottoposta a logiche di volontariato e sacrificio.

Qual è quindi il ruolo dei nuovi centri culturali e il valore di questi luoghi? Si tratta di presìdi socio-culturali che utilizzano logiche di interazione proprie e fattori aggreganti. Se la partecipazione costituisce il valore fondante della funzione socio-culturale, questi luoghi sono in grado di integrare lo spazio del desiderio con quello bisogno civico, la libertà con le rappresentazioni collettive di istanze composite, il potere con la logica di attribuzione di possibilità e responsabilità.

I nuovi centri culturali diventano così luoghi di costruzione di identità individuale, collettiva, di territorio, di comunità. Infatti se osservati sotto il profilo delle relazioni e interazioni sono occasioni preziose e privilegiate per la produzione di competenze relazionali, sociali, politiche, civiche, tecniche. Si sperimenta la convivenza, la progettazione, l’ascolto, il dialogo, il conflitto, la possibilità di imprimere un cambiamento al territorio, alla comunità. Si contrasta quel senso di impotenza individuale e collettivo alla base delle derive autoritarie contemporanee.

MARILÙ MANTA: la Partecipazione rappresenta da sempre il motore della cultura in grado di connettere e far emergere nuove istanze e favorire la proliferazione di nuovi linguaggi e spazi culturali ibridi. All’interno di questa relazione un ruolo fondamentale è costituito dalle reti che dal basso permettono di sedimentare azioni e pratiche rendendole comuni.

Le stessi reti sono state il canale di rinascita e, per alcuni nuovi centri culturali di crescita, durante il lockdown permettendo la sperimentazione di pratiche al fine di supportare al meglio le comunità allargate.

Archivi online, orti condivisi, catene di montaggio sociale per consegnare beni di primaria necessità e appelli corali sono solo alcuni degli esempi che hanno contraddistinto questo periodo di chiusura con una grande apertura dal basso allargando le maglie delle proprie comunità e stringendo i nodi delle reti.

29 giugno 2020, dalle ore 17.30 alle ore 18.30

La Partecipazione e il design: come si genera il cambiamento?

con Stefano Maffei, professore ordinario presso la Scuola del Design del Politecnico di Milano

La Partecipazione è il collante che unisce azione politica e azione progettuale. Quando la Partecipazione incontra il design e si applica all’innovazione pubblica si trasforma in servizi, progetti di transizione, nuovi processi di governance, policy. Diventa da esclusivamente politica a progettuale. E sempre più si allontana dalla dimensione astratta per assumere la forma prototipale. Come se fosse ricerca-azione.

 

https://www.facebook.com/watch/live/?v=3059325304137075

Cosa sono i nuovi centri culturali?

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Cos’è cheFare?

cheFare è un’agenzia per la trasformazione culturale.

Siamo nati nel 2012, quando abbiamo inaugurato il primo bando per l’innovazione sociale a base culturale in Italia con il Premio cheFare, che in 3 stagioni ha erogato 350.000€ complessivi a 5 progetti vincitori.

Lavoriamo ogni giorno per la cultura in trasformazione. Pubblichiamo articoli sul nostro magazine L’Almanacco, organizziamo incontri, sviluppiamo progetti culturali e costruiamo percorsi di empowerment.

I nostri progetti fanno dialogare in modo inclusivo i nuovi soggetti della cultura collaborativa con i policy maker e le istituzioni culturali tradizionali.

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