Tra casa e abitare: Tracce urbane a Milano

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    Abito tra due città e nel corso degli ultimi tre anni ho vissuto in cinque case diverse. La mia storia è simile a tante storie abitative, diffuse soprattutto tra i miei coetanei, a cavallo tra lavori diversi e incertezza lavorativa. Sono storie che raccontano di instabilità, precarietà, di quell’ossimoro che è l’abitudine al cambiamento. Ma soprattutto raccontano di un profondo scollamento rispetto ai modelli abitativi del passato, sono lo specchio di una nuova relazione tra casa e abitare. Pensare alle proprie esperienze, guardare alla pluralità delle storie abitative, rende più facile raccontare di come il tema della casa tenga in sé, per sua natura, la tensione tra la dimensione individuale dell’abitare, quella legata alla casa come estensione del proprio io, come guscio, come rifugio, e la dimensione collettiva e sociale dell’abitare, legata alla costruzione di relazioni, di radicamento e confronto con il mondo che ci circonda.

    Cambiando casa così spesso ci si trova a chiedersi, in occasioni e per ragioni diverse: “Cos’è che fa casa, in quella stanza, tra quelle mura, in quei pochi metri quadri?”; e ancora “Cos’è che fa casa oltre la casa?”, oltre quell’oggetto che spesso cambia e che spesso occorre riadattare e che ci chiede di riadattarci continuamente? Abitare è una questione tanto intima quanto politica, poiché si riferisce al nostro modo di “fare mondo” e “stare al mondo”, in relazione con gli altri. Di ogni luogo in cui abbiamo abitato così portiamo con noi una serie di sensazioni, di momenti, che “fanno casa”: una particolare luce in cucina, ad una certa ora del pomeriggio; un odore preciso che ci accoglie all’entrare; gli oggetti che disponiamo in un certo modo, e che ogni volta che spostiamo, da una casa all’altra, ci aiutano a ricostruire il nostro ambiente di vita dove sentirci protetti.

    E poi, fuori: un tragitto familiare, il “tornare a casa”, il “nostro” bar, un vicino di cui osserviamo le abitudini, i saluti e le relazioni, i volti familiari che ci permettono di costruire il nostro personale confine del “sentirci a casa”, in cui ciò che sta dentro per diverse ragioni ci fa sentire protetti, ci è familiare. La casa e l’abitare sono temi di cui tutti abbiamo esperienza diretta, tanto in questa dimensione più intima, quanto nella dimensione politica, ovvero rispetto al significato sociale che assume la nostra domanda di casa a livello più ampio. Si tratta di una tensione, quella fra queste due sfere, che negli ultimi anni ha acquisito sempre maggiore centralità: alla luce di un’emergenza casa sempre più diffusa e stratificata, diversificata ma presente in maniera piuttosto trasversale nei vari profili sociali, la relazione tra casa e abitare, tra diritto al bene casa e diritti all’abitare, diviene sempre più rilevante.

    È alla luce di questi cambiamenti che l’abitare si è costituito nel corso degli ultimi anni come chiave di lettura e indagine in diversi ambiti disciplinari e di ricerca: politiche urbane, sociologia, antropologia, urbanistica si confrontano ormai da tempo sul senso assunto oggi dalla casa e sulle forme della relazione tra oggetto-casa e pratiche dell’abitare. Eppure tale terreno ci impone, nella sua attualità e complessità, una trattazione transdisciplinare, in cui i diversi aspetti dell’abitare siano esplorati e trattati attraverso molteplici approcci e punti di vista, che sappiano porsi in dialogo.

    Il seminario Pratiche, significati e politiche della casa, promosso dal network di ricerca Tracce Urbane, in collaborazione con Agostino Petrillo (con il sostegno del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano), che si terrà a Milano dal 9 all’11 di dicembre, raccoglie questa sfida e si propone di ri-articolare il tema, problematizzando la relazione che sussiste oggi tra casa ed abitare e tra diritti e pratiche connessi all’uno e all’altro. E lo fa attraverso la prospettiva propria della rete di Tracce urbane, ovvero quella della contaminazione e del dialogo non solo tra discipline diverse ma anche tra saperi “esperti” e pratiche sociali, tra ricercatori ed abitanti della città. Per questo le tre giornate di seminario non solo sono attraversate da competenze diverse, con la trattazione di alcune specifiche tematiche, ma al tempo stesso attraversano una serie di territori e di pratiche: durante le mattinate si svolgeranno – presso la sede del Politecnico di Milano – alcune sessioni tematiche che saranno alternate a pomeriggi di “esplorazioni” territoriali e metodologiche.

    Le tematiche trattate dalle sessioni lavorano proprio nella direzione di tenere insieme ed articolare le diverse dimensioni di senso legate alla casa e all’abitare: all’aspetto collettivo, sociale, politico, all’aspetto più intimo, individuale. Durante la prima giornata (9 dicembre) la sessione Movimenti per la casa: discorsi e azioni curata da Giovanni Attili e Francesca Cognetti con il contributo di Agostino Petrillo, affronterà il tema dei movimenti sociali per il diritto alla casa, cercando di articolare la relazione tra un’estensione e una diversificazione dell’emergenza casa a nuove categorie sociali e una conseguente pluralizzazione delle modalità di espressione e rivendicazione del diritto alla casa e all’abitare.

    La seconda sessione (10 dicembre) Politiche della casa e pratiche dell’abitare, curata da Carlo Cellamare, Ferdinando Fava ed Elena Ostanel tratterà invece il tema delle “nuove” domande sociali di casa e delle capacità delle iniziative abitative auto-organizzate di fornire indicazioni alle politiche pubbliche. Mettendo in tensione il quadro delle politiche con quello delle pratiche sociali, la sessione offre spunti per ricostruire un quadro a livello ampio della “questione abitativa” e delle “risposte” prodotte dagli enti pubblici, andando al tempo stesso a guardare alle dinamiche prodotte localmente per rispondere a domande diversificate di casa e di abitare.

    La terza sessione (11 dicembre), curata da Adriano Cancellieri e Caterina Satta, affronta il tema dell’home-making, ovvero di come le diverse modalità di “fare casa” producano effetti diversificati sul territorio e sulle modalità di vivere la dimensione quotidiana della propria esistenza. L’obiettivo è quello di ragionare sull’ambivalenza di questi processi, che possono favorire dinamiche di inclusione e di riconoscimento, ma al tempo stesso produrre e riprodurre esclusione sociale.

    La prospettiva comune alle tre sessioni è quella di tenere insieme e far dialogare la sfera delle politiche pubbliche e quella delle pratiche sociali, provando al tempo stesso a costruire una commistione di saperi tanto in termini di competenze diversificate quanto in termini di confronto tra una pluralità di contesti, nazionali ed internazionali, di cui i diversi casi trattati dalle relazioni ci parlano.

    Le esplorazioni urbane previste per i tre pomeriggi del seminario contribuiscono alla costruzione di una narrazione articolata rispetto al tema dell’abitare, poiché provano a restituire la voce alle pratiche sociali e ai territori. La prima esplorazione (9 dicembre) riguarda la declinazione collettiva del tema dell’abitare: si attraverseranno, in tre tappe, esperienze milanesi tra loro molto diverse (quartiere Umanitaria, Housing sociale di via Cenni, Spazio di Mutuo Soccorso) sia per grado di progettazione, che per natura (istituzionale o auto-organizzata dal basso), che per declinazione specifica della dimensione collettiva delle pratiche abitative.

    La seconda esplorazione (10 dicembre, Politecnico di Milano), curata da Paolo Barbieri in collaborazione con Dynamoscopio e Docucity, sarà stanziale, ma compirà un viaggio nelle metodologie di rappresentazione audiovisive associate alla complessità dell’urbano contemporaneo. La riflessione sarà introdotta tramite la proiezione di due documentari (Good Buy Roma di Gaetano Crivaro e Margherita Pisano e (In)habits, curato dall’associazione culturale Dynamoscopio e realizzato dal collettivo di regia immaginariespolarazioni) che affrontano in forma sperimentale la capacità dell’etnografia di misurarsi con linguaggi eterogenei e con la restituzione, a partire da una riflessione critica sul tema della rappresentazione, della complessità di forme e pratiche urbane. L’ultima esplorazione (11 dicembre, quartiere di San Siro), curata da Francesca Cognetti insieme al gruppo di ricerca-azione

    Mapping San Siro, attraverserà il quartiere di edilizia pubblica di San Siro, uno dei quartieri milanesi che presenta oggi la più alta concentrazione di abitanti di origine straniera. I partecipanti saranno coinvolti in due itinerari attraverso il quartiere che prevedono alcune tappe di “narrazione” dell’esperienza della vita in quartiere condotte da abitanti di origine straniera e da operatori locali, attivi sul tema dell’integrazione e della valorizzazione delle diverse culture presenti. La chiave dell’abitare straniero vuole provare a restituire una narrazione inedita e spesso inespressa, inascoltata di una parte di città caratterizzata oggi da forti processi di stigmatizzazione ed esclusione sociale.

    Il seminario, aperto e gratuito, costituisce, come si evince dalla complessità del programma e dalla molteplicità e diversità degli attori coinvolti, non soltanto un’importante occasione di confronto transdisciplinare tra ricercatori ed esperti. È anche l’occasione per aprire una riflessione più ampia alla città e a chi, a livello locale, ragiona sul tema della casa e dell’abitare. È l’occasione per ragionare sulla relazione di senso tra diritto alla casa e diritto all’abitare, e su come queste due sfere possano rafforzarsi a vicenda ed ampliarsi, andando a realizzare una maggiore praticabilità di quello che Henri Lefebvre definiva diritto alla città e che oggi appare una dimensione centrale per dare corpo a forme di cittadinanza più aperte e inclusive.


    Pratiche, significati e politiche della casa è promosso dal network di ricerca Tracce Urbane, in collaborazione con Agostino Petrillo (con il sostegno del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano)  a Milano dal 9 all’11 di dicembre,

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