Clubhouse è il social media che potrebbe rendere definitivo il nostro passaggio alla vita virtuale

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    Questo articolo è stato originariamente pubblicato su The Vision. Clicca il pulsante in basso per leggere il testo completo.

    Clubhouse è un’app di social networking interamente basata sulla voce. Nessun post, nessun commento, nessun video: sulla piattaforma si parla – e si ascolta, soprattutto – all’interno di stanze gestite dai moderatori. Entrare in una room è come ritrovarsi dentro un podcast. Gli utenti possono chiedere di intervenire nella discussione, ma solo l’ospite (o un moderatore) può concedere loro la parola. L’ambiente è molto educato, e dichiaratamente esclusivo: per accedere all’app, infatti, è necessario passare attraverso l’invito di un altro utente. Nonostante questo rigido sistema di selezione della community (unito al fatto che l’applicazione funziona per il momento solo su IPhone) gli iscritti a Clubhouse aumentano in modo esponenziale da settimane, contribuendo a cambiare – forse – il futuro dei social network. Per essere chiari: nessun’altra piattaforma aveva mai strutturato il proprio modello comunicativo sulla voce. Fino a pochi giorni fa era quasi impossibile immaginare un social capace di rinunciare alla testualità visiva, almeno all’interno di in un contesto mediale basato sull’egemonia estetica di Instagram e TikTok. Ed è proprio questa peculiarità a rendere Clubhouse tanto interessante. Lo studio di un fenomeno simile porta con sé un’inevitabile lettura sociologica e psicologica della cultura digitale, ribadendo che nessuna disamina del nostro presente può prescindere da un’attenta analisi strutturale dei suoi sistemi di comunicazione.

    Note

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