Il lavoro culturale ha bisogno di essere compreso. Parte da questa relativamente semplice affermazione la ricerca condotta dal maclab – Laboratorio di Management dell’Arte e della Cultura dell’Università Ca’ Foscari, sui lavoratori della cultura in Veneto. Il bisogno di comprendere il lavoro culturale viene sollecitato da almeno tre direzioni.
Nella prima, più contingente, comprendere equivale a colmare il gap tra il discorso pubblico sulla cultura e l’imporsi, nel corso della crisi pandemica, della visibilità e della voce di un proletariato culturale sottorappresentato e largamente ignorato dalle politiche pubbliche di sostegno.
Comprendere è anche provare a riconciliare una riflessione intellettuale per la quale “Fare lavoro culturale significa vivere criticamente il contemporaneo”, o “traghettare’ idee e saperi (in senso generale) da una audience all’altra e da una generazione e l’altra” con le concrete condizioni di chi vive di un tale “lavoro di frontiera”. (virgolettati da https://www.lavoroculturale.org/lavoroculturale10-il-lavoro-culturale/redazione-lc/2021/).
In terzo luogo, comprendere è l’atto del “riportare dentro” le rappresentazioni economico-statistiche una porzione significativa di operatori il cui lavoro è stato oscurato dalla configurazione del settore in termini di “industrie culturali e creative” che ha caratterizzato le politiche pubbliche nell’ultimo decennio.