Rosarno, tra lettura e cura del territorio

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    L’immaginario legato a una città come Rosarno fa comparire nelle nostre menti visioni che probabilmente non ci riportano a libri e lettura. Ma se spostiamo lo sguardo dalle immagini tragiche delle morti dei braccianti che lavorano nella Piana di Gioia Tauro e se non ci soffermiamo sui tondini di acciaio delle palazzine incompiute, ci imbattiamo in un paio di gemme preziose che riguardano sì libri e cultura. Ho intervistato Erica Astolfi della Cooperativa Kiwi al Forum del Libro, in occasione della presentazione dei progetti vincitori del primo bando Città che legge, tra i quali il progetto del Comune di Rosarno, di cui è referente, spicca per originalità e innovazione.

    “Play. La città è un libro”, si inserisce però in un discorso molto più ampio del singolo progetto Città che legge, a cura del Centro per il libro e la lettura e dell’Anci, e deve la sua esistenza al lavoro che un gruppo di operatori culturali sta portando avanti a Rosarno ormai da alcuni anni e che passa anche per un libro “partecipato”.

    Come nasce questo progetto a Rosarno?

    “Angelo Carchidi, uno dei soci della cooperativa Kiwi, è di Rosarno, anni fa ha fondato l’associazione ‘A di città’ con cui sono stati realizzati due festival della rigenerazione urbana a Rosarno. E con cui è stata scritta la guida di comunità ‘Kiwi, Deliziosa guida di Rosarno’.” Frutto di un progetto avviato nel 2014, Kiwi è una guida condivisa e partecipata della città di Rosarno. Scritta da cittadini e viaggiatori, è stata un laboratorio per ritrovare una narrazione collettiva della propria comunità pochi anni dopo i fatti del 2010 e deve il suo nome alle coltivazioni di kiwi della piana di Gioia Tauro.

    Quali sono le relazioni, gli incontri e i passi, sia ideali che pratici, che portano alla realizzazione di un progetto come “Play. la città è un libro”?

    “L’attività di Kiwi Deliziosa Guida di Rosarno ha in qualche modo fatto sì che ci conoscessimo – racconta Erica. Io, Angelo Carchidi ed Ettore Guerriero ci siamo conosciuti a Torino dove abbiamo fatto il Corso di perfezionamento per responsabile di progetti culturali della Fondazione Fitzcarraldo e siamo diventati amici. Angelo ci raccontava la situazione di emergenza di Rosarno sul fronte culturale, lì completamente inespresso e sottosviluppato. La mediateca della città era in uno stato di semi-chiusura. Era aperta ma non utilizzata dalla cittadinanza e il patrimonio librario era fortemente compromesso per via dell’ambiente delle sale poco salubre. Così ci siamo messi insieme come gruppo informale e abbiamo scritto un progetto che si chiama FaRo per partecipare al bando di Culturability#4.

    Per la stesura del progetto è stato importante il supporto della nostra “madrina” Antonella Agnoli che, conoscendo bene la situazione di Rosarno e della sua biblioteca, riteneva che la rivitalizzazione dei servizi della biblioteca potesse essere necessaria; in una città in cui non c’è un cinema, non c’è un teatro, non c’è un centro di aggregazione e non ci sono luoghi di svago, la nostra idea era quella di far diventare la mediateca un polo culturale a disposizione dei cittadini. Essendo la mediateca uno stabile comunale, abbiamo proposto l’idea al Comune e il Sindaco ha visto in noi qualcuno che potesse colmare il vuoto che il comune in quel momento non era in grado di colmare per via di altri problemi emergenziali a cui rivolgere l’attenzione. Il Comune è diventato così nostro partner nel progetto.

    Culturability ci ha premiato e la nostra idea ha vinto. Con il comune abbiamo fatto un atto concessorio dell’immobile in modo che ci potessimo occupare direttamente dei lavori di riqualificazione – quasi tutto il budget è servito a rimettere a posto il palazzo. Il comodato d’uso gratuito riguarda la gestione dell’immobile mentre i servizi media-bibliotecari rimangono comunali. E’ così che il 20 ottobre 2018 nella speranza di offrire ai cittadini qualcosa che non c’è, abbiamo aperto FaRo, la Fabbrica dei Saperi di Rosarno, la nuova mediateca comunale.”

    Con la nuova mediateca in via di apertura avete partecipato al bando Città che legge, aggiungendo un nuovo progetto sul progetto avviato e vincendo il finanziamento con “Play la Città è un libro”.

    “Sapevamo che il comune aveva richiesto e ottenuto la qualifica di Città che legge e così abbiamo scritto questo progetto folle.” Dice Erica sorridendo. In brevissimo, Play. La città è un libro funziona così: coinvolgendo studenti delle superiori, quattro associazioni e quattro quartieri cittadini, sono stati scelti 4 libri da una rosa di 40. Ogni libro è stato assegnato a un gruppo di studenti, a un quartiere e a un’associazione. Il libro è stato letto in modo collettivo, ogni gruppo si è poi inventato un evento pubblico che riguardasse la lettura di quel libro (declinata in modo libero e diverso), e infine i gruppi hanno lavorato sui quattro libri per trasformare storie e personaggi in un gioco di carte.

    “È folle perché complesso – prosegue Erica Astolfi . È un progetto innovativo per le modalità attraverso cui si vuole stimolare la lettura tra i giovani, giovani che a Rosarno sono completamente disabituati a questo tipo di interventi e di stimoli. In realtà, questa è la cosa che più ci interessa di Rosarno: il fatto di lavorare in un territorio completamente vergine in cui, di conseguenza, ogni cosa è innovativa, nel senso che non è mai stata fatta. Così ci si trova su un terreno di sperimentazione molto interessante di cui non si possono mai immaginare i risultati perché si tratta di processi partecipativi della comunità.

    È il bello dei processi partecipati.

    La complessità sta nel fatto che abbiamo messo insieme ragazzi delle superiori, quattro associazioni e i cittadini che vivono nei quartieri – di cui le associazioni non facevano parte – per fare letture ad alta voce e per scardinare quelle dinamiche legate alla lettura del libro. Non è stato semplice far capire alle associazioni che potevano fare liberamente quello che il libro ispirava loro: quante volte ci hanno detto ‘Eh, ma il libro, la lettura, il silenzio’! Noi invece insistevamo per una dimensione di divertimento, anche collettivo. Quando è venuto fuori che l’obiettivo finale era realizzazione di un gioco, il gruppo di lavoro è diventato molto più coeso e motivato, anche i ragazzi. In particolare i ragazzi che hanno letto Macerie Prime di Zerocalcare si sono ispirati moltissimo. Alcuni di loro non avevano mai visto un fumetto, e si sono stupiti che ci fosse qualcuno che, con la scrittura, parlasse proprio la loro lingua. Ha avuto un impatto forte anche il libro di Beniamino Sidoti, Stati d’animo, che racconta le emozioni con illustrazioni bellissime: i ragazzi, non abitutati a questo tipo di pubblicazioni, non sapevano che un libro potesse anche parlare attraverso le immagini. Riuscire a far capir loro che il patrimonio librario è fatto di tantissime cose e tante di queste possono incontrare i loro gusti è stato sfidante e molto bello.”

    È anche interessante che abbiate scelto gli adolescenti che troppo spesso vengono lasciati fuori dai progetti di promozione della lettura.

    “Gli adolescenti sono la fascia che ha più bisogno a Rosarno. Anche con il progetto FaRo la nostra intenzione era quella di dar loro un luogo per esprimersi. Tanto che nella mediateca c’è una bellissima play station in cui loro vengono ogni pomeriggio a giocare!” dice ridendo Erica e continua: “Incontrarsi in biblioteca per giocare alla playstation è una cosa inusuale ma per noi è bellissima: così i ragazzi escono di casa, stanno insieme, sono in luogo in cui c’è anche altro e magari tra una giocata e l’altra sfogliano un libro, incontrano un amico, fanno due chiacchiere con noi.”

    Il gioco è in via di realizzazione?

    “Il progetto è in collaborazione con l’Associazione Tuo Museo che si occupa di gamification della cultura e Romina Nesti, ricercatrice specializzata in costruzione di giochi, ci sta seguendo nella realizzazione del gioco. Dopo che i quattro gruppi hanno letto i libri e hanno inventato un evento pubblico a partire dal libro, insieme a Romina Nesti ci siamo confrontati con associazioni e ragazzi in modo che ognuno raccontasse il proprio libro e si iniziasse a parlare del gioco – che parla di tutti e quattro i libri mentre l’evento parlava del libro singolo dell’associazione. Oltre ai quattro libri, è stata aggiunta la guida Kiwi, per legare il gioco alla città di Rosarno. Sistemato il regolamento – è un gioco di carte quindi deve essere dinamico altrimenti ci si annoia – abbiamo mandato a fare la prima stampa del prototipo. Tra poco sarà pronto.”

    La storia del progetto “Play. La città è un libro” non finisce qui, Erica Astolfi mi racconta di come la vendita del gioco servirà anche come fundraising per la mediateca rendendo tutta l’operazione vincente anche dal lato economico.

    Kiwi, FaRo, Play la città è un libro: un progetto che ne genera un altro, un’idea che genera un’altra idea, la partecipazione che genera altra partecipazione, e la cultura che spunta con piccoli e resistenti germogli su un terreno prima incolto. Un circolo virtuoso che testimonia come la fantasia, il gioco e le idee “folli” siano più che fondamentali per far sì che gli adulti e gli adolescenti si riapproprino della cultura che spetta loro di diritto per non sprofondare nelle tenebre dell’ignoranza tanto esaltata negli ultimi tempi.

    Note