“La partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia dipendono da un’istruzione soddisfacente, oltre che dall’accesso libero e illimitato alla conoscenza, al pensiero, alla cultura e all’informazione”.
(Manifesto IFLA-Unesco delle biblioteche pubbliche, 2022)
La Nuova BEIC – la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura – che dovrebbe sorgere a Milano nel sito di Porta Vittoria nel 2026 ha alle spalle una storia di grandi entusiasmi e sospensioni, non infrequenti nel nostro paese, che ora potrebbe riscattare grazie a una nuova ripresa del progetto e soprattutto ai fondi del PNRR. Si tratta di una storia complessa che è riemersa di recente agli onori della cronaca per il nuovo progetto dell’edificio ma su cui vale la pena tornare a riflettere da angolazioni differenti e complementari che riguardano il processo della sua realizzazione, i contenuti e le forme della gestione di questa importante istituzione culturale pubblica.
Italia, quante occasioni perdute!
Qualche elemento di ricostruzione storica della vicenda può essere utile ad avanzare considerazioni e a porsi qualche domanda. L’idea di realizzare una grande biblioteca sul modello delle grandi città europee nasce a metà degli anni ’90, con la fondazione dell’associazione “Milano Biblioteca del 2000”, che raccoglie consensi e primi finanziamenti per gli studi di fattibilità sia da Fondazioni private che da Regione Lombardia. Il Comune di Milano nel 2000 ne individua la sede nell’area di Porta Vittoria già di proprietà delle Ferrovie dello Stato e inclusa nel Programma di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST) finanziato dal Ministero dei LLPP. Entro questo quadro nel 2002 viene bandito il concorso internazionale per la realizzazione dello Studio di fattibilità della “Grande Biblioteca di Milano – BEIC” vinto dall’architetto Peter Wilson. Seguono una serie di altri passaggi: l’istituzione della Fondazione BEIC (2003), la sottoscrizione del Protocollo di intesa tra il MIUR, il MIBAC, il Ministero delle Infrastrutture e il Ministero dell’Innovazione (2006), l’attribuzione a Fondazione Beic, di diritti di superficie volumetrici per la realizzazione della Biblioteca su aree ricomprese nel perimetro del “P.I.I relativo alle aree dello scalo ferroviario dismesso di Porta Vittoria” (2007), sviluppo del progetto esecutivo compresi pareri favorevoli del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel (2009).
E qui la vicenda riportata sul sito di BEIC si ferma, perché interviene la crisi finanziaria ed economica del 2008 e il concorso della BEIC a Milano per anni è solo l’ennesimo nome negli elenchi dei sogni nel cassetto come riportato in un articolo di Luca Gibello sul numero 81 del Giornale dell’Architettura del 2010, intitolato Italia, quante occasioni perdute!
Ripartenza
Le occasioni perdute in quel caso si riferivano alla mancata realizzazione di opere pubbliche e ai fondi impiegati per la loro progettazione. Esistono molti modi, tuttavia, di perdere delle buone occasioni che non si limitano al fare le opere pubbliche ma evidentemente anche al loro essere adeguate a necessità reali, riuscendo concretamente a incidere non solo sullo skyline cittadino ma anche sul piano delle pratiche e sulla vita sociale e culturale della città.
È su questo piano che queste note introduttive, insieme con il percorso editoriale che oggi inauguriamo, vogliono portare l’attenzione continuando a ragionare sulla futura biblioteca pubblica di Milano che dopo una decina di anni di sospensione ricompare sulle scene milanesi coma la NUOVA BEIC.
Nel 2021, infatti, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 ottobre 2021 nell’ambito del Piano Nazionale per gli investimenti complementari al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (P.N.R.R.), la BEIC è inclusa nell’elenco degli interventi da finanziare (stanziati € 101.574.000). La possibilità del finanziamento consente di riprendere l’idea.
Tuttavia, i cambiamenti enormi occorsi in questi anni – sia nel campo della fruizione di cultura e di circolazione del sapere con l’affermarsi del digitale che stanno modificando dalle fondamenta l’ambiente di riferimento delle biblioteche; sia nel contesto urbano ed economico della città che, anche a causa di una progressiva sperequazione economica e sociale, ne sta cambiando volto e profilo; sia sullo sfondo di temi legati alla sostenibilità ambientale ed energetica che hanno alle spalle temi globali come la crisi climatica, fino ad arrivare agli impatti della pandemia sulla fruizione dei luoghi di aggregazione – manifestano comprensibilmente la necessità di rivedere un progetto oramai piuttosto datato.
Biblioteca-mondo e un nuovo progetto
Le argomentazioni sopra accennate sono alcune di quelle che si leggono nel Documento preliminare alla progettazione redatto nel 2021 dal Comune di Milano e Fondazione BEIC che accompagna un nuovo bando per la progettazione di un nuovo edificio, previsto nello stesso lotto.
Lì si esplicita la richiesta di quella che viene definita una “biblioteca-mondo”, una “struttura polivalente”, luogo di accesso alla conoscenza, “occasioni di partecipazione e di produzione culturale, opportunità di formazione, stimoli all’immaginazione e alla creatività individuale” (p.7) Il documento prosegue elencando le prestazioni che la biblioteca dovrà fornire: contrastare la “crescita degli analfabetismi funzionali, dei divari tecnologici e delle asimmetrie informative, in virtù dei quali una fascia consistente di persone risulta penalizzata non solo nell’accesso alla cultura, ma anche nell’accesso ai servizi”; e ancora, favorire “avvicinamento di una pluralità di pubblici” attraverso programmi di incontri, dibattiti, con una particolare attenzione “rivolta ai giovanissimi – bambini e ragazzi – affinché possano avvicinarsi ai diversi linguaggi espressivi e alle varie forme di produzione artistica in maniera immediata, divertente e coinvolgente”
Il concorso viene vinto nel 2022 dal raggruppamento di architetti milanesi coordinato da Angelo Raffaele Lunati (capogruppo con Onsitestudio). È un progetto interessante fatto tenendo a mente di una serie di piani del tutto fondamentali: nella relazione di progetto l’edificio vincitore viene descritto per le sue caratteristiche di semplicità e riconoscibilità, accessibilità, ma anche quelle di un laboratorio che mette insieme la natura di monumento e luogo produttivo. Il Comune di Milano, insieme alla Fondazione BEIC, ha chiesto e ottenuto 101,574 milioni di euro del PNRR. Fin qui la ricostruzione della vicenda: il progetto c’è, i fondi pure, dunque.
Dal cosa, al come.
Le intenzioni del bando e del progetto vincitore sembrano quindi promettenti: le parole e i temi chiave per farne un’opera civica capace di rispondere alle reali esigenze di una città che voglia avere finalmente una grande istituzione culturale pubblica sono presenti nelle dichiarazioni. E parole come partecipazione e civismo, tra le altre, ricorrono nelle descrizioni. Come dare concretezza a questi temi e come nel contesto attuale realizzare assieme all’edificio una istituzione culturale pubblica che funzioni è un’occasione che non va sprecata. Se il cosa fare sembra essere definito (il progetto, la sua localizzazione, la sua struttura), il come farlo e soprattutto come farlo funzionare e per chi (come definire un programma, la sua gestione e la sua governance) appare ancora un campo di azione praticabile. Possiamo costruire uno spazio di discussione sul senso di questa istituzione e sul modo di farla funzionare in maniera collaborativa? Affinchè l’innovazione che viene invocata da più parti sia capace di farsi nutrire dalla città – come coinvolgere coloro che poi (forse) ne fruiranno o ne saranno co-produttori?
Parliamone. Sai che puoi e sette domande
Sai che puoi è la campagna che promuove a Milano forme di governo collaborativo allo scopo di allargare le arene decisionali e stimolare la collaborazione fra istituzioni e cittadinanza nella produzione di politiche, beni, servizi e spazi pubblici. Dall’estate 2022 ha iniziato a porre alcune domande per accompagnare e sostenere la nascita della nuova BEIC: sul processo per la sua realizzazione e in merito alla sostanza dei suoi contenuti.
Relativamente al processo, a fine agosto 2022 ha chiesto al Comune di applicare lo strumento del Dibattito Pubblico (un decreto del Ministero per le infrastrutture e la Mobilità sostenibili del novembre 2021 stabiliva per tutte le infrastrutture culturali, finanziate con i fondi del PNRR, l’obbligatorietà del Dibattito Pubblico per investimenti complessivi superiori ai 100 milioni di euro) al fine di coinvolgere la città nello sviluppo di questa grande nuova opera pubblica. Il Comune di Milano, pur richiedendo e ottenendo da Regione Lombardia – a dicembre 2022 – una deroga allo svolgimento del Dibattito (motivandola con la necessità di rispettare le scadenza fissate in sede di finanziamento1“il dibattito pubblico comporterebbe una procedura che impegnerebbe un periodo di tempo tale da avere come conseguenza l’irreversibile compromissione dei tempi d’intervento, già molto sfidanti rispetto agli standard delle opere pubbliche” Delibera di Giunta Regionale 15/12/2022, n. XI/7852), si è impegnato contestualmente ad “[…] attivare comunque percorsi partecipativi per gli aspetti che più attengono alla gestione dei servizi e ai criteri di fruizione da parte del pubblico […]”.
Relativamente ai contenuti, resta quindi forte l’opportunità di avere una discussione pubblica – nel senso più ampio possibile del termine – intorno al significato sociale, culturale, civico, educativo di questo progetto. Una discussione pubblica allargata, codificata, ampia e plurale, capace di raccogliere, da una parte, aspettative, bisogni reali e concreti che ne accompagnino la progettazione e costruiscano occasioni in futuro per forme di gestione inclusive, dall’altro, riflessioni intorno al ruolo potenziale di un servizio pubblico che ambisce ad essere un riferimento per la formazione delle nuove generazioni e la promozione culturale e sociale della città.
- Un’idea del 1998 ha ancora i numeri per contribuire a risolvere le disuguaglianze di Milano nel 2022, o rischia di acuirle? Quali modifiche sono opportune?
- Come si costruisce il dialogo con i cittadini e le associazioni della città per co-progettare i servizi e per renderli attivi nella vita di una grande biblioteca pubblica contemporanea?
- Come intende garantire la BEIC il più ampio accesso alla cultura di tutte le fasce della popolazione, a partire da chi ora è meno coinvolto nella vita socio-culturale, come i più giovani?
- Come si relaziona la BEIC con le profonde trasformazioni urbanistiche in corso nel quartiere, a partire dall’ex Macello, e con i nuovi soggetti culturali che vi si insedieranno?
- Come si inserisce la BEIC nell’idea di “città a 15 minuti” e come si relaziona con le biblioteche di quartiere?
- Qual è il ruolo del Comune, di Fondazione BEIC e di eventuali altri soggetti nella governance e nel sostegno economico?
- Qual è il “modello di business” e qual è l’equilibrio tra dimensione pubblica e privata rispetto ai servizi offerti?
Queste le domande che Sai che puoi ha lanciato qualche mese fa. L’ambizione era ed è che funzionino da stimolo e spunto di partenza per una discussione non tanto e non solo sul progetto dell’edificio ma per la realizzazione di questa istituzione culturale pubblica, sul suo ruolo, sul come farla funzionare nella maniera più rispondente possibile ai bisogni della città e del territorio, con il contributo di molte e molti affinché possa essere sentita come propria dalle persone, già dall’inizio e riscatti quell’etichetta di “occasione perduta” attribuitagli in passato diventando una vera occasione per Milano.
Con spirito collaborativo e costruttivo, come nella natura di Sai che puoi, inizieremo in questa sede e insieme a CheFare invitando interlocutrici e interlocutori a riflettere e discuterne da differenti punti di vista. Con l’auspicio che possa preparare la città ad un ricco dibattito pubblico, codificato, strutturato e capace di accogliere tutte le voci. Iniziamo a parlarne?
Immagine di copertina rendering Nuova BEIC da Comune di Milano