Le istituzioni culturali italiane per i diritti LGBTQ+

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    Come possono le istituzioni culturali come musei, biblioteche e archivi esprimersi sulle tematiche LGBTQ+ in coerenza con la loro missione? Quali sono i valori e le possibilità di azione delle narrazioni culturali queer? Partendo dai recenti sviluppi nel campo della museologia sociale e degli studi di genere e sessualità, il testo, che rientra nella collaborazione editoriale con Hangar Piemonte, offre una riflessione sulle possibilità di attivismo culturale e queer nelle istituzioni culturali

    La cultura è un potente strumento di comunicazione e propaganda politica, tant’è che i regimi totalitari ne hanno sempre fatto un ambito privilegiato per diffondere le proprie ideologie e affermare il potere. Basti pensare al ruolo svolto dai media durante il ventennio Fascista. Radio, cinema e pubblicità servivano a comunicare un’idea culturale precisa sulla famiglia di stampo patriarcale in cui gli uomini e le donne avevano compiti precisi. Le politiche di controllo sulla famiglia, la sessualità e il genere veicolate anche per mezzo di strumenti culturali valicano i confini fra pubblico, privato e intimo. Influenzano i comportamenti dei singoli ma anche la percezione della collettività rispetto al proprio sentimento di identità culturale. Nel panorama sociopolitico attuale, queste sfere continuano a essere al centro di dibattiti e rivendicazioni che riguardano la diversità e i diritti delle persone LGBTQ+. Nel contesto internazionale è soprattutto il superamento del binarismo di genere a creare una forte polarizzazione politica, mentre in Italia, diversamente dal resto d’Europa, anche il matrimonio egualitario e i diritti delle famiglie arcobaleno sono sotto attacco.

    Dal punto di vista storico e culturale è grottesco ritenere che il genere sia un concetto monolitico, essenzialmente riconducibile a una visione biologica di maschio e femmina. Nel mondo occidentale, per esempio, la cultura e la mitologia greca forniscono molti riferimenti a tematiche che oggi definiremmo Trans o gender-queer grazie a innumerevoli rappresentazioni, usi e narrazioni che riguardano il travestitismo, l’intersessualità, l’androginia e la transessualità. Uno sguardo antropologico più globale sul genere rivela come questa sfera sia costituita da molteplici sfumature che assumono caratteristiche diverse a seconda delle epoche e delle culture. A quest’idea di genere come performance, che si rintraccia nei primi scritti di Judith Butler [1] e nelle teorie queer [2], il Tropenmuseum di Amsterdam ha dedicato una grande mostra nel 2020 intitolata appunto What a Genderful World.

     

    Foto di Clem Onojeghuo su Unsplash

    Note

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