Che cos’è Lìberos

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    Lìberos è il progetto che ha vinto la prima edizione del Premio cheFare. È un social network che unisce, online e sul territorio sardo, professionisti dell’editoria, lettori, realtà legate al libro, alla scuola, gruppi di lettura, biblioteche e non solo. Il sito offre tra le altre cose una mappa delle iniziative e uno spazio di confronto tra i lettori.
    Éntula è il festival letterario permanente organizzato dall’associazione.

    Francesca Casula risponde alle 15 domande di cheFare per la rubrica I nuovi modi di fare cultura.

    Per leggere le altre interviste clicca qui.

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    Perché Lìberos si chiama così?
    Il nome è stato votato online su proposta del poeta Alberto Masala; in sardo significa ‘liberi’ ma anche ‘libri’.

    Quando è nata?
    Nel 2012

    Dove?
    In Sardegna.

    Perché?
    Per mettere a sistema tutte le competenze e le relazioni che nel mondo del libro esistevano già, in modo da moltiplicarne il valore e e trasformarle in opportunità e vantaggi per tutti quelli che credono nella collaborazione più che nella competizione.

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    Che fate?
    Promuoviamo la lettura su tutto il territorio sardo con una spiccata predilezione per le piccolissime comunità lontane dai centri principali e quindi escluse dalla circolazione delle altre proposte: un festival letterario diffuso e permanente.

    La cosa più importante che avete fatto
    Il festival Éntula.

    Perché è la più importante?
    Perché, nel panorama delle proposte di attività legate alla lettura e ai libri, Éntula mira a distribuire il “pane quotidiano”, anziché offrire l’ennesimo “cenone di Capodanno”, e quindi a raggiungere anche chi non frequenterebbe un festival letterario classico.

    Qual è il suo elemento più innovativo?
    Il metodo. La costruzione della proposta viene fatta insieme ai rappresentanti delle comunità che la ospiteranno: amministratori e bibliotecari.

    Che ruolo ha la cultura in questa esperienza
    Parafrasando Gaber, direi che cultura è partecipazione.

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    Quali sono le sue ricadute sociali?
    L’abbattimento della barriera psicologica di accesso alla cultura e il miglioramento della qualità della vita nei piccoli borghi.

    Con Lìberos si mangia?
    Sì.

    Com’è possibile?
    Facciamo una proposta di qualità agli enti locali. I costi per loro sono contenuti ma consentono a noi di pagare il lavoro, oltre ai costi vivi. E ovviamente partecipiamo a bandi.

    Qual è l’ostacolo più grande che volete superare?
    L’approccio assistenzialistico alla cultura sia da parte di chi la fa, sia da parte di chi la finanzia. L’investimento in cultura è ben lontano dall’essere percepito come tale, e questo porta a fare quel che si può con quel che si ha, che è sempre troppo poco, invece di pretendere il meglio, come con le cose cui si dà davvero importanza.

    Fate parte di un network più grande di voi?
    No.

    Cosa avete intenzione di fare per un futuro migliore?
    Quello che stiamo già facendo, sempre di più e sempre meglio.


    Note