L’immagine più nota del cinema italiano all’estero è quella che viene dalle fuoriuscite americane e dalle relative premiazioni (se ci sono), oppure è quella dei grandi festival europei e (di nuovo) relative premiazioni. Già questa è un distorsione strana. Noi ci siamo abituati ma è la soluzione meno intuitiva, oltre che meno funzionale, per la veicolazione del cinema italiano all’estero: invece che spingere e far circolare i film popolari l’industria italiana è strutturata per far girare quelli meno popolari e più d’autore. I grandi successo commerciali degli ultimi anni, che pure ci sono si vedano Chiamami col tuo nome o La grande bellezza, sono stati frutto di serendipity, di casualità o di singole intuizioni, non di un approccio strutturato e programmatico.

È una delle molte interessanti conclusioni da cui parte Cinema Made in Italy, un volume edito da Carocci e curato da Massimo Scaglioni, che contiene diversi interventi di accademici del settore della distribuzione cinematografica (e televisiva) sulla circolazione all’esterno del cinema italiano in un periodo di studio tra il 2007 e il 2016. Conclusioni e approcci che poi si trovano anche nel sito italiancinema.it.