Giuseppefraugallery: Il fare politico come pratica di radicamento

Scarica come pdf

Scarica l'articolo in PDF.

Per scaricare l’articolo in PDF bisogna essere iscritti alla newsletter di cheFare, completando il campo qui sotto l’iscrizione è automatica.

Inserisci i dati richiesti anche se sei già iscritto e usa un indirizzo email corretto e funzionante: ti manderemo una mail con il link per scaricare il PDF.


    Se inserisci il tuo indirizzo mail riceverai la nostra newsletter.

    image_pdfimage_print

    Il Collettivo Giuseppefraugallery (Eleonora Di Marino, Pino Giampà, Riccardo Oi) nasce e opera in un territorio, il Sulcis-Iglesiente, la cui narrazione è definita dal lavoro nelle miniere e dalla storia di lotte, dismissioni, abbandoni, riconversioni. In questo paesaggio segnato da vicende dure che condensano esperienze, contraddizioni e nuove prospettive, il Collettivo Giuseppefraugallery porta avanti una visione del fare politico dell’azione artistica, inscindibile da una pratica di radicamento. 

    L’intervista con il Collettivo Giuseppefraugallery è l’ottavo appuntamento di Comunità Contemporanee. 

    In furriadroxu, le buone pratiche di resistenza agropastorale nella terra delle miniere, 2015, Frazione di Barega. Courtesy Giuseppefraugallery.

     

    Alessandra Pioselli: il nome che vi siete dati, giuseppefraugallery, può essere letto come un manifesto. Dice già della vostra posizione rispetto al contesto territoriale. 

    Collettivo Giuseppefraugallery: al Museo del Carbone, nella Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, una parete raccoglie impronte di mani e firme di minatori: uno di questi è Giuseppe Frau. Anche gallery è riferito alle gallerie minerarie: una galleria di estrazione piuttosto che una di esposizione.

    Alessandra Pioselli: il vostro lavoro rovescia la logica di uno scavo estrattivo. Avete sede nel villaggio minerario di Normann nel Comune di Gonnesa, vicino a Iglesias. Considerate questo contesto marginale?

    Collettivo Giuseppefraugallery: il Villaggio Normann non è marginale ma centrale. Non è solo la nostra sede ma anche la nostra casa, il nostro rifugio, il centro della nostra indipendenza, il luogo da cui nascono tutte le nostre intenzioni e dove progettiamo le nostre azioni. Una volta sede della direzione della miniera di San Giovanni, il nostro villaggio sta diventando centrale nel rappresentare una via alternativa, sostenibile e partecipata, ai processi di sviluppo predatori. Tutti gli abitanti (circa 40) si sono riuniti in un’associazione di comunità (Villaggio Normann), prendendosi cura del territorio e della sua storia, dei sentieri e dei suoi racconti, delle persone, del loro passato e del nostro futuro. Nel villaggio tutti lavoriamo in forma volontaria senza dover aspettare che lo facciano altri per noi, costringendo le istituzioni a ricorrere sempre i nostri progetti e non viceversa.

    Alessandra Pioselli: dati Istat ed economici fotografano il Sulcis-Iglesiente come una delle zone più povere d’Italia. Quale è la narrazione dominante?

    Collettivo Giuseppefraugallery: il Sulcis-Iglesiente è un territorio ricco di storia e di storie, di passaggi, di paesaggi e di contraddizioni. La sua narrazione è caratterizzata dal lavoro della miniera, delle lotte, delle industrie inquinanti, più o meno aperte, più o meno chiuse, continuamente rianimate dalle lotte operaie e dalla politica: un racconto accompagnato dalla tecnica degli ingegneri, meno dall’arte. Pensiamo al caso di Iglesias, città dove ha sede la nostra Scuola Civica d’Arte Contemporanea: qui ancora oggi l’arte viene relegata ad un ruolo celebrativo o decorativo, caratterizzata da una forte impronta amatoriale, da un copia incolla di soluzioni urban viste e vissute altrove. 

    In questa bella città regia, con un centro storico curatissimo e un territorio straordinario, gli artisti sono sempre stati messi in croce e persino oltraggiati: ad esempio Francesco Ciusa, con il suo monumento ai caduti, che lo stesso non riconobbe a causa di una vittoria alata imposta dall’allora amministrazione, su quella che è a tutti gli effetti una rappresentazione degli orrori della guerra, in controtendenza rispetto alla narrazione del regime fascista.

    Guerrilla Trekking, Pozzo Sacro Genn’e Mustatzu, Scuola Civica Arte Contemporanea: Laboratorio arte pubblica e sociale. Photo Giuseppefraugallery

     

    Ancora oggi la vita e l’identità della città viene rappresentata senza mai mettere nel dovuto risalto, se escludiamo le statue del Sartorio nel cimitero monumentale e nella piazza principale, le opere d’arte presenti nella città. Le opere di Aligi Sassu, Remo Branca, Flavio Favelli, Stefano Boccalini, per citarne alcune, sono sostituite da installazioni urbane riciclate da altri contesti, assunti a testimonial della città stessa. Ancora oggi la classe politica cerca di imporre le proprie visioni, gusti e stereotipi attraverso un’azione diseducativa verso cui noi cerchiamo di opporre una forte resistenza. 

    Alessandra Pioselli: avete ribadito spesso che radicarsi nel territorio è una condizione fondamentale per intervenire a favore delle persone che lo abitano. Cosa vuole dire per voi radicarsi? 

    Collettivo Giuseppefraugallery: radicarsi in un territorio, e quindi in una comunità, significa innanzitutto cercare di farsi interpreti e portavoce delle necessità delle realtà con cui lavoriamo. Significa portare avanti azioni e progetti che sappiano relazionarsi con le istanze locali e di contribuire, attraverso l’arte, ad una presa di coscienza che possa consentire anche l’espressione della comunità stessa. Un processo che inizia con il vivere, l’abitare, in quella determinata comunità, osservare, ascoltare, comprendere e, soprattutto, non presentarsi mai con opere e progetti da realizzare. 

    La parola d’ordine è partecipazione: attivando scambi di saperi possiamo creare relazioni costruite attraverso le nostre competenze artistiche, culturali e/o organizzative, ma anche umane, politiche e sociali. Il successo dipende soprattutto dalla capacità di riuscire a collaborare valorizzando le competenze maturate dall’attività di crescita e di cambiamento comune (nostre e degli altri). In questo modo riusciamo ad essere non solo interpreti, ma anche partecipi di azioni originate dalle nuove necessità costruttive ed espressive, maturate in seno alla comunità e portate avanti dalla comunità stessa.

    Alessandra Pioselli: come vi confrontate con la dimensione del tempo? 

    Collettivo Giuseppefraugallery: i processi di radicamento e di mediazione richiedono tempi molto lunghi e sono condizionati da molte variabili, ambientali e politiche. Per questo motivo siamo costretti ad agire svincolando i nostri progetti da bandi (e purtroppo anche dai relativi finanziamenti) per liberare i nostri interventi da limiti temporali e procedurali stabiliti a priori. Oltretutto le azioni che noi decidiamo di portare avanti non aspettano un’ispirazione istituzionale, ma nascono in qualsiasi momento e non a qualsiasi condizione: a volte devono essere portate avanti con urgenza, altre con tempi di maturazione molto lunghi, anche di anni.

     Alessandra Pioselli: come intendete la dimensione politica dell’arte?

    Collettivo Giuseppefraugallery: nei processi di radicamento l’arte viene a trovarsi in una dimensione politica e, nei territori più difficili, assumere una posizione radicale. Politica in quanto è impegnata nell’azione di contribuire alla presa di coscienza della comunità stessa. Radicale perché viene inserita in un processo di liberazione e di trasformazione della realtà concreta. Il nostro è un fare costruttivo ma anche rivendicativo, cerchiamo però di non portare l’arte in un’area di contestazione e di opposizione permanente, ma di farle assumere un ruolo politico nel territorio, diventando così una realtà rappresentativa di quest’ultimo.

    Alessandra Pioselli: nel 2015 avete avviato il progetto del Mercato Civico di Iglesias che, partendo dal restauro dell’edificio progettato da Ettore Sottsass senior, si prestava a diventare un esempio virtuoso di costruzione di un centro di comunità che mettesse assieme ricerca artistica e risorse del territorio, cultura materiale e agroalimentare.

    Collettivo Giuseppefraugallery: Progetto CIVICA, Percorsi d’arte pubblica e partecipata al Civico Mercato di Iglesias era nato dalla sinergia tra il collettivo Giuseppefraugallery e il Consorzio Operatori del Civico Mercato (CO.CI.M). Il progetto, coordinato dalla Scuola Civica d’Arte Contemporanea, aveva come obiettivo la creazione di un Centro Civico del Gusto: uno spazio realmente attivo nella promozione del territorio, della cultura e dell’enogastronomia di qualità. Le azioni erano state progettate insieme agli operatori del mercato, con l’ausilio di un comitato scientifico. Il progetto era supportato dal comune di Iglesias ma senza un bando e un finanziamento specifico. Gli interventi erano mirati non solo al recupero estetico e funzionale dell’edificio, prevedevano una serie di soluzioni per restituire il Civico Mercato come punto di riferimento per i prodotti del territorio e come luogo di incontri e relazioni con e per la comunità. Il Civico Mercato sarebbe stato in grado di proporsi come un polo culturale non tanto per la presenza di strutture e attività aggiuntive, ma proprio attraverso la valorizzazione dell’identità e del lavoro degli operatori. Purtroppo siamo riusciti a recuperare solo tre facciate dell’edificio (con l’intervento di Stefano Boccalini “Civica Terra in Civico Mercato” e “Palmira” di Flavio Favelli) e tutto il pavimento (con le 16 parole chiave per la sostenibilità e la partecipazione civica realizzato dal nostro collettivo).

    Alessandra Pioselli: il percorso del Progetto CIVICA, però, si è interrotto.

    Collettivo Giuseppefraugallery: nel 2018 è subentrata una nuova amministrazione comunale che non ha dato seguito al lavoro svolto, entrando anzi a gamba tesa con un nuovo progetto calato dall’alto. L’azione condivisa, partecipata e sostenibile, è stata in un primo momento sostituita da una riqualificazione che ha intenzionalmente estromesso non solo il collettivo e il comitato scientifico di CIVICA, ma anche gli stessi operatori del mercato. Il tentativo era quello di dare la gestione ad un soggetto privato esterno che in cambio avrebbe dovuto finanziarne la realizzazione. Poi è arrivato il Covid e tutto è stato sospeso, anche perché gli operatori si sono ribellati con forza, e noi con loro. 

    Scuola Civica d’Arte Contemporanea – Pubblica – Lezioni e incontri d’arte contemporanea per la comunità. Courtesy Giuseppefraugallery

     

    Proprio in questi giorni, grazie a tre milioni di euro messi in campo dal PNR, l’amministrazione comunale ha annunciato l’imminente ripresa dei lavori, rivedendo la propria posizione nei confronti degli operatori, che potranno mantenere la gestione del Civico Mercato. Naturalmente, ad oggi, siamo sistematicamente esclusi dal progetto; cercheremo però di fare vigilanza per preservare l’integrità delle opere realizzate.

    Alessandra Pioselli: il progetto era svincolato da finanziamenti pubblici. Come era stato supportato? Continuate ancora oggi a lavorare in modo indipendente per scelta o difficoltà di trovare sostegno?

    Collettivo Giuseppefraugallery: il progetto era stato pensato, come tutti i nostri progetti del resto, svincolato da bandi e finanziamenti. La realizzazione delle opere è stata possibile proprio perché c’erano i progetti che la Scuola Civica d’Arte Contemporanea mette sempre, gratuitamente, a disposizione della città. L’amministrazione è riuscita di volta in volta a recuperare qualcosa dagli avanzi di bilancio, ma la parte che riguardava gli interventi degli artisti (residenza, materiali, produzione e realizzazione) l’abbiamo recuperata noi con le nostre forze.

    Anche la Scuola Civica d’Arte Contemporanea è stata portata avanti senza ricevere un solo centesimo di finanziamento pubblico. Progettata dal nostro collettivo come opera d’arte pubblica, è stata donata alla comunità e alla città di Iglesias. Se le nostre azioni fossero state legate a bandi e finanziamenti pubblici, probabilmente non saremmo riusciti a fare quello che abbiamo fatto e, soprattutto, non potremmo continuare a farlo quando il nostro lavoro entra in conflitto con le amministrazioni locali.

    Alessandra Pioselli: cosa chiedete alle politiche pubbliche?

    Collettivo Giuseppefraugallery: ecco, è proprio questo il punto. Noi, come molti altri operatori del settore, non chiediamo cose semplici: chiediamo che il Ministero alla cultura intervenga per attivare azioni di formazione in merito all’arte pubblica per gli amministratori locali, magari attraverso l’ANCI, coordinandosi con il mondo accademico e coinvolgendo le realtà già presenti nei territori. Nella maggior parte dei casi ci si rivolge all’arte e agli artisti solo per decorare muri: se proprio così dev’essere, che almeno questi interventi siano inseriti in azioni concrete per risolvere anche le situazioni di degrado e i problemi sociali che vivono dentro quelle pareti. 

    Chiediamo infine che vengano inserite nei bandi per l’arte pubblica anche le attività formative, che vengano finanziate forme di residenza nei territori più problematici, anche di durata pluriennale, non solo per gli artisti ma anche per curatori e organizzatori. Chiediamo che vengano valorizzati i presidi presenti nei territori o che almeno non vengano ostracizzati.

    Alessandra Pioselli: la Scuola Civica di arte contemporanea è un progetto che avete definito di pedagogia radicale. Quale ruolo le date in rapporto al contesto?

    Collettivo Giuseppefraugallery: per riuscire a contribuire ai processi di sviluppo sociale di una comunità, il fare arte pubblica deve necessariamente trasformarsi da una politica della comunità per l’arte in un fare politico dell’arte per la comunità. Abbiamo cercato di portare avanti questo percorso attraverso interventi e azioni in grado di relazionarsi con le istanze locali attraverso il radicamento nel territorio: la Scuola Civica d’Arte Contemporanea è stata sicuramente la risposta più efficace a questa necessità.

    Scuola Civica d’Arte Contemporanea – Pubblica – Lezioni e incontri d’arte contemporanea per la comunità. Courtesy Giuseppefraugallery

     

    La Scuola ha sede in un edificio del centro storico di Iglesias, ha carattere permanente e una programmazione open source; non coincide con un’azione o intervento artistico specifico, ma è sempre attiva all’interno della comunità e del territorio. Completamente gratuita, non riceve finanziamenti pubblici e produce una costante azione di radicamento e di mediazione attraverso percorsi di ricerca e formazione, ospita in residenza artisti e curatori, organizza incontri pubblici, elabora insieme alla comunità progetti d’arte pubblica e sociale.

    Alessandra Pioselli: come si declina la vostra concezione di pedagogia radicale?

    Collettivo Giuseppefraugallery: potremmo ricondurre i nostri riferimenti teorici a cavallo tra Antonio Gramsci e Paulo Freire, ma più modestamente cerchiamo di seguire le pratiche di pedagogia radicale di altre realtà che, come noi, operano nei territori proprio attraverso l’arte. L’idea di una pedagogia radicale è diventata giocoforza l’unica possibilità che abbiamo per fare dell’arte un mezzo per apportare un cambiamento in positivo nella realtà in cui operiamo. Produrre dei percorsi formativi attraverso metodologie didattiche tradizionali ci avrebbe portato a ricreare una inadeguata dicotomia maestro-allievo, perpetrando una gerarchia dall’”alto” al “basso”, una via a senso unico che certamente non è in grado di generare alcun percorso di innovazione e liberazione. Ci interessa condividere degli strumenti che siano utili per costruire un senso critico e, in questo modo, la condivisione si rivela sempre uno scambio.

    Dal 2014, anno della sua fondazione, la nostra scuola ha coinvolto diverse centinaia di persone di ogni età e di ogni estrazione sociale, la maggior parte animata da una grande curiosità verso l’arte contemporanea. Alcuni format come Pubblica e Lezioni aperte sono un imperdibile appuntamento annuale e semestrale, così come le nostre masterclass. Ciascuno di questi percorsi crea le sue relazioni, nuove dinamiche di partecipazione e nuove opportunità di progettazione, produzione e realizzazione. Il nostro è un percorso di semina più che di raccolto.

    Alessandra Pioselli: la pandemia ha cambiato qualcosa nel vostro approccio progettuale?

    Collettivo Giuseppefraugallery: sicuramente nello sviluppo più che nell’approccio, abbiamo preferito agire con cautela e senza l’ansia di una riapertura. Non abbiamo mai smesso di lavorare e abbiamo realizzato molte delle nostre attività online, ripensando i nostri format e facendo di necessità virtù.


    Immagine di copertina: Intervento ambientale del Collettivo Giuseppefraugallery sulla Villa Stefani, Villaggio minerario Normann, Gonnesa. Courtesy Giuseppefraugallery.

    Note