In occasione della prima edizione dei Bolzanism Days (13 > 15 settembre, Bolzano Ovest), Cooperativa19 e Campomarzio raccontano BOLZANISM, la piattaforma di azioni che a Bolzano, dal 2017, invita a cambiare prospettiva sulle case popolari e sui quartieri ad ovest della città.
Percorrendo il tessuto urbano di Bolzano Ovest con l’attenzione di chi sa che la periferia del centro spesso è molto più interessante del centro stesso, si avverte la sensazione di trovarsi ad attraversare una wunderkammer dell’edilizia residenziale popolare. Tra le italianissime Vie Cagliari, Sassari, Milano, Torino, il più internazionale Viale Europa o l’esotico via Dalmazia, passando attraverso gli edifici in calcestruzzo, ci si accorge della persistenza di un costante tentativo di elaborare un prodotto, la casa popolare, innovativo e diverso da quello costruito precedentemente nella strada accanto.
Si coglie, passeggiando tra le architetture di Aymonino, Zoeggeler, Veneri,… la volontà di un territorio e degli architetti chiamati lì ad esprimerla, di esibire il carattere sperimentale che ogni nuovo complesso di edilizia popolare era chiamato a rappresentare. Ci si rende infatti conto, in questa zona della città, che gli spazi pubblici sono scarsi: è difficile incontrare una piazza o uno spazio aperto di grandi dimensioni. Il tessuto urbano è denso, più di quello che ci si potrebbe aspettare da una città di provincia di medie dimensioni. Anche gli edifici che compongono i grandi complessi, se li osserviamo attentamente, ci rivelano un’anomalia: sono spesso molto simili fra loro perché costruiti in serie, ovvero ripetendo lo stesso modello costruttivo utilizzato per un edificio per realizzare tutti gli altri.
Tuttavia, attraversando i percorsi labirintici che si snodano tra cortili e spazi condominiali, ci accorgiamo di quanto i grandi complessi siano molto diversi tra loro: ognuno ha uno stile che ci racconta di un’epoca, di un progetto e di una diversa cultura architettonica. Grandi caseggiati a corte si alternano a costruzioni modulari ad alta densità ed estensione, condomini dal profilo slanciato e dall’aspetto brutale torreggiano sopra a blocchi espressionisti dalle facciate decorate con motivi postmoderni1Per un approfondimento si rimanda a Campomarzio, Cooperativa 19, Bolzanism. In Ciaravella F. (2021), (a cura di), POP HOUSING, Nuovi immaginari per le case popolari, LetteraVentidue, Siracusa.
Ed è proprio di fronte alla vista di un campionario architettonico così articolato che ci siamo progressivamente interessati – e forse anche innamorati – di questo pezzo di città, della sua storia, dell’evoluzione urbanistica, arrivando persino a dare un nome al complesso processo che l’ha generata: il bolzanismo2Chiaro ed esplicito riferimento, nonché omaggio, al manhattanismo del Koolhaas di Delirious New York.
A partire da questa intuizione, negli anni si sono susseguite azioni culturali di diverso tipo: dalle prime pionieristiche narrazioni costruite con gli abitanti attraverso messe in scena nelle corti dei caseggiati, passando per la creazione di kit di benvenuto per nuovi arrivati, tornei di briscola e residenze artistiche pop-up, fino alla creazione e offerta ai visitatori di una passeggiata capace di raccontare la storia della città e accompagnare la comprensione del ruolo fondamentale che la cellula abitativa della casa popolare ovvero il condominio e le sue pertinenze hanno nella definizione delle nostre zone periferiche e delle immagini che noi ne abbiamo.
La modalità narrativa e teatrale delle WALK, sviluppata su due diverse zone di quella che è, geograficamente parlando, Bolzano Ovest, mescola i racconti degli abitanti con i fatti della storia nazionale e locale, per attivare dei “cortocircuiti” interpretativi del proprio orizzonte di vita costruendo nello spazio dell’immaginazione un senso a luoghi e contesti considerati marginali.
La naturale evoluzione di questo processo è stata quella di sviluppare un dispositivo chiamato “museo”. Il Bolzanism Museum è dunque diventato lo strumento più conosciuto tra le azioni svolte, quello attraverso cui provare a fare del singolare contesto della periferia bolzanina, un “esposizione” permanente. Ma anche e soprattutto una proposta che accompagna le persone ad interrogarsi sulla città, promuove la meraviglia quale principio generatore di creatività, cultura e diversità e mettere in luce l’urgenza della cultura contemporanea di ripartire dalla rilettura critica dell’eredità materiale della periferia per immaginare un’idea di futuro.
Oggi, a distanza di 4 anni dall’apertura del museo (e a 8 dal primo prototipo di azione) e supportati dalle rilevazioni quantitative che hanno permesso negli anni di raccogliere dati importanti per valutare l’impatto delle azioni intraprese, il gruppo di progetto ha deciso di avviare un nuovo spazio di dialogo, una riflessione critica aperta a cui tutte le persone sono invitate a contribuire. Per questo, dal 13 al 15 settembre a Bolzano Ovest si terranno i Bolzanism Days, che prendono avvio proprio dalla demolizione collettiva dell’ormai iconico Infopoint blu, sede del museo.
Tutte le informazioni sono reperibili qui
Immagine di copertina di Nicola Cagol