Kilowatt è una startup che ha adottato la forma della cooperativa, composta da diverse anime che operano nei settori dell’innovazione sociale, dell’economia circolare, della comunicazione e della rigenerazione.
Samanta Musarò risponde alle 15 domande di cheFare per la rubrica I nuovi modi di fare cultura.
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Perché Kilowatt si chiama così?
Il nome viene dalla volontà iniziale di riqualificare un impianto dismesso dell’Enel per diffondere nuova energia creativa in città.
Quando è nato?
Nel 2012 come Associazione, nel 2014 come Cooperativa di lavoro, nel 2015 come Srl (di proprietà al 100% della cooperativa)
Dove?
A Bologna
Perché?
Per dare al lavoro la stessa qualità del tempo libero, progettando gli spazi perché siano inclusivi, curando le relazioni perché siano al centro della creazione di valore, e pensando l’organizzazione del lavoro perché sia occasione di apprendimento e innovazione, dignità e opportunità per le persone.
Che fate?
Kilowatt si sviluppa in 4 ambiti: KW Consulting, con servizi di consulenza e supporto all’imprenditorialità a impatto; K2, studio creativo con progetti di comunicazione che vanno dalla strategia sulla brand identity alla realizzazione di video in animazione; KW Edu, per sperimentare nuovi modelli educativi e di welfare; Vetro, un bistrot vegetariano a partire dal quale sviluppiamo progetti di sostenibilità ambientale.
La cosa più importante che avete fatto
La rigenerazione urbana delle Serre dei Giardini a Bologna, spazio pubblico a gestione privata che promuove cultura e offre servizi di welfare.
Perché è la più importante?
Perché ci ha permesso di sperimentare e ibridare modelli
di meticciare pubblici
di lavorare sul benessere organizzativo
di far nascere nuove comunità di pratiche.
E’ la nostra casa dove coltivare relazioni e promuovere cambiamento sistemico, un luogo di ricerca azione quotidiana verso nuove forme di socialità.
Qual è il suo elemento più innovativo?
La creazione dell’azienda, una cooperativa di lavoro, nata dall’aggregazione di competenze ed esperienze professionali, in un’azienda bossless, dove il self-management prende il posto delle strutture organizzative piramidali.
Cosa c’entra la cultura con questa esperienza?
La cultura orienta tutte le nostre scelte: artistiche, aziendali, educative, alimentari.
Quali sono le ricadute sociali di questa esperienza?
Le Serre dei Giardini oggi sono oggi un luogo di socializzazione ad accesso libero restituito alla città dopo anni, un presidio costante a supporto della comunità locale.
Con Kilowatt si mangia?
Si
Come è possibile?
Abbiamo adottato un modello di governance ibrido, che persegue una mission sociale svolgendo attività commerciale.
Ma non solo, lo sviluppo aziendale e l’innovazione interna che ci fa crescere sono possibili grazie alla valorizzazione dei talenti di tutto il personale e l’adozione di leadership distribuite.
Qual è l’ostacolo più grande che volete superare?
Far vivere le Serre tutto l’anno!
Fate parte di un network più grande di voi?
Facciamo parte di diversi network e ogni nostra attività si sviluppa creando nuovi network.
Cosa avete intenzione di fare per un futuro migliore?
Impegnarci sempre più rispetto ai temi della sostenibilità:
– sociale: in questo momento storico, in cui atteggiamenti di chiusura, diffidenza e razzismo sono sempre più diffusi, è più che mai importante attivarsi per affermare una narrazione diversa sul tema della migrazione e dell’inclusione
– ambientale: per costruire, insieme, un immaginario collettivo dove la sostenibilità diventa atto creativo e affermativo, capace di diventare sistema. Dove ambiente, persone e ritmo della natura diventano ingranaggi perfetti di un motore che ci deve portare lontano dagli scenari distopici di questi anni.
- Il sito web di Kilowatt
- Il bilancio d’impatto di Kilowatt
- La Pagina Facebook di Kilowatt
- Il suo account Instagram