Benessere, emancipazione e progresso nelle biblioteche di Adriano Olivetti

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    Questa è l’unica mia proprietà, non ho altre proprietà personali, perché ho speso tutto in libri e nei centri comunitari. 

    Così si chiude l’intervista ad Adriano Olivetti realizzata pochi mesi prima di morire, che si può ascoltare presso la Fondazione Olivetti a Roma e trascritta in Il Dente del Gigante1Cfr. Adriano Olivetti, Il Dente del Gigante, Roma, Edizioni di Comunità, 2020, p. 71. Si riferisce alla sua abitazione a Ivrea Villa Belliboschi. https://www.fondazioneadrianolivetti.it/unintervista-inedita-ad-adriano-olivetti-rimasta-chiusa-nei-nostri-archivi/.

    La targa è a Ivrea all’ingresso dell’edificio noto come “fascia dei servizi sociali”, progettato a partire dalla metà degli anni ’50 dagli architetti Luigi Figini e Gino Pollini ed entrato in funzione nel 1959. (ph. Chiara Faggiolani)

     

    I libri sono un elemento fondamentale della vita di Adriano, i libri non da possedere, non come oggetto, ma ciò che essi incarnavano nella loro funzionalità. La conoscenza. Aveva l’abitudine di strappare le pagine che di un libro lo interessavano come a volerle inserire in una sorta di volume ideale fatto delle parole degli altri utili a ricostruire la sua personale idea. Di Adriano sappiamo, dunque, che non fu un bibliofilo, ma un lettore onnivoro, asistematico e la sua biblioteca personale ci racconta passioni e interessi molto diversificati: dalla gestione aziendale alla psicanalisi, dall’architettura alle ricerca sociale2In questo senso fondamentale è il volume La biblioteca di Adriano Olivetti, con la prefazione di Laura Olivetti, Roma, Fondazione Adriano Olivetti, 2012. https://www.fondazioneadrianolivetti.it/la-biblioteca-di-adriano-olivetti/.

    La letteratura su Adriano Olivetti è imponente, così come la mole di memorialistica olivettiana prodotta anche solo negli ultimi decenni, in particolare: a partire dal centenario della nascita di Adriano; per i venti anni dalla sua morte3Per ricostruire la figura poliedrica e a tratti perfino contraddittoria di Adriano sono importanti le testimonianze raccolte negli Atti del convegno tenuto a Ivrea a 20 anni dalla morte: Fabbrica, Comunità, Democrazia. Testimonianze su Adriano Olivetti e il Movimento Comunità, a cura di Francesca Giuntella e Angela Zucconi, Roma, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, 1984. Il volume digitalizzato e disponibile qui: https://www.byterfly.eu/islandora/object/librib:2230#page/6/mode/2up e in seguito all’inserimento di “Ivrea Città Industriale del XX Secolo” nel patrimonio Unesco.  Ora stiamo già assistendo a un nuovo slancio con Ivrea Capitale italiana del libro 2022. 

    L’uscita di un recente articolo di Emanuele Quinz dedicato alla modernità olivettiana che partiva dalla pubblicazione di due bei volumi collettivi4Identità Olivetti. Spazi e linguaggi 1933-1983, a cura di Davide Fornari e Davide Turrini (Triest, 2022) e Umanesimo e tecnologia. Il laboratorio Olivetti, a cura di Daniele Balicco (L’ospite ingrato, n. 6, Quodlibet, 2021). e la recentissima uscita del libro di Paolo Bricco Adriano Olivetti un italiano del Novecento (Rizzoli, 2022) e del libro di Cristina Accornero L’azienda Olivetti e la cultura. Tra responsabilità e creatività (1919-1992) (Donzelli, 2021) – fondamentale approfondimento delle iniziative editoriali olivettiane – sono l’occasione per proseguire il ragionamento sulle biblioteche come bene comune da una prospettiva nuova5Tra le ultime iniziative segnalo anche il bellissimo podcast realizzato da Chiara Alessi che raccoglie le testimonianze uniche degli ex dipendenti dell’azienda eporediese. Uno è dedicato proprio alle attività culturali. Il podcast è disponibile qui: https://www.archiviostoricolivetti.it/eventi-2021/la-mia-olivetti/.

    Sensazione di novità che parte curiosamente dall’evocare un passato evidentemente molto più lungimirante e visionario del nostro presente.  La dimensione culturale è, infatti, notoriamente la cifra che più ha caratterizzato la Olivetti di Adriano tanto da esserle stata riconosciuta come elemento identitario e identificativo, soprattutto in comparazione con le altre grandi aziende italiane ad essa paragonabili (per esempio la Fiat). A Camillo Olivetti prima, ad Adriano poi il grande merito di aver attribuito alla cultura un ruolo, una funzione precisa, in definitiva una responsabilità.  

    Ciò che non sempre è noto è che al centro della idea di cultura olivettiana ci fossero proprio le biblioteche come infrastrutture di prossimità, centri culturali e ricreativi utili per aprire la mente ed «educare i giovani alla comprensione dei valori della cultura». Parole di Adriano.

    Nella mitologia olivettiana l’idea di biblioteca è apparentemente un dettaglio minore ma a ben guardare essa evidenzia in modo emblematico il suo essere  ancor prima che un industriale un pensatore, un imprenditore visionario, un  riformatore sociale, un inventore, come lo ha definito Franco Ferrarotti6Cfr. Franco Ferrarotti, dialogo con Giuliana Gemelli, Un imprenditore d’idee. Una testimonianza su Adriano Olivetti, Roma, Edizioni di Comunità 2001. Si veda anche https://www.raiplay.it/video/2011/11/Adriano-Olivetti-cc8b8c14-8c12-469a-9543-a14ab125e77f.html. 

    La biblioteca è per Adriano parte integrante dei servizi sociali, il cui scopo è rendere i lavoratori della Olivetti sempre più coscienti della propria personalità, del proprio essere per uscire dall’idea di essere strumenti produttivi nell’ottica di vivere e restare in relazione gli uni con gli altri7Cfr. Cristina Accornero L’azienda Olivetti e la cultura, cit., p. 22.. La targa posta all’ingresso dell’edificio noto come “fascia dei servizi sociali” lo racconta…

    La saletta per i bambini e ragazzi presso la biblioteca aziendale Olivetti

    8Fonte: La Biblioteca aziendale e il Centro Culturale Olivetti in Associazione Archivio storico Olivetti https://www.storiaolivetti.it/articolo/11-la-biblioteca-aziendale-e-il-centro-culturale-o/

     

    Lettura dei giornali presso la biblioteca aziendale Olivetti

    9Fonte: La Biblioteca aziendale e il Centro Culturale Olivetti in Associazione Archivio storico Olivetti https://www.storiaolivetti.it/articolo/11-la-biblioteca-aziendale-e-il-centro-culturale-o/

     

    Questa idea la ritroviamo in diverse realizzazioni: dalle prime esperienze delle biblioteche di fabbrica alla fine degli anni Trenta, incluse appunto, nei servizi sociali realizzati a favore dei dipendenti e aperti alla comunità10Il 27 febbraio 1960 Adriano Olivetti muore in un treno diretto in Svizzera. Qualche giorno prima Emilio Garroni aveva realizzato una intervista per il programma “Ritratti contemporanei” che andò in onda il 29 febbraio 1960 nella quale l’Ingegnere spiega il senso del laboratorio rappresentato dal Canavese per la costruzione del suo progetto comunitario. Al centro la biblioteca. Il video è disponibile al link www.teche.rai.it/2021/04/ritratti-contemporanei-1961-adriano-olivetti/. Per un approfondimento sulle biblioteche di fabbrica si veda: Dieci biblioteche e centomila libri, «Notizie di fabbrica», (1965), n.6, p. 4; Anna Maria Viotto, Barbara Cena, Laura Massaia, L’oro della comunità: le biblioteche di fabbrica Olivetti, «AIB studi», 60 (2020), n. 3, p. 735-751. https://aibstudi.aib.it/article/view/12978 e nello stesso fascicolo la presentazione di Franco Ferrarotti, Le religioni del libro di Adriano Olivetti, «AIB studi», 60 (2020), n. 3, p. 731-733, https://aibstudi.aib.it/article/view/12899. fino ad arrivare al ruolo delle stesse nei progetti di ricostruzione di Adriano Olivetti, sia come Vice Presidente dell’UNRRA-Casas (l’organizzazione internazionale costituita dalle Nazioni Unite per l’assistenza economica e civile alle popolazioni danneggiate dalla guerra) sia come Presidente dell’INU -Istituto Nazionale di Urbanistica (nel 1950), passando per  un’idea di biblioteca diffusa realizzata con le imprese editoriali, prima fra tutte le Edizioni di Comunità e con la realizzazione delle biblioteche come infrastruttura di base per la realizzazione dei Centri comunitari, cellule democratiche del progetto comunitario di Adriano11Questo intreccio di esperienze è oggetto di studio e di ricostruzione. Per una prima riflessione si veda Chiara Faggiolani, La concreta utopia della ‘biblioteca sociale’: identità, cultura e progresso nelle biblioteche di Adriano Olivetti, «Biblioteche oggi Trends», dicembre 2021, p. 28-41.. I primi centri sorsero nel 1949, sono tre nel 1950, sette nel 1951, 25 nel 1952, 33 nel 1955,  nel 1958 sono 72 nei 118 comuni del canavese.

    Connesse alle attività delle biblioteche di fabbrica erano quelle del centro culturale Olivetti il cui obiettivo era fornire un insieme organico di strumenti di studio, informazione e ricreazione: tra il 1950 e il 1964 vengono organizzate 249 conferenze, 71 concerti musica da camera, 103 mostre d’arte.

    Manifestazioni culturali, dibattiti con specialisti di fama su temi di attualità, rassegne d’arte, proiezioni cinematografiche, corsi popolari, studi e pubblicazioni, concerti e spettacoli erano visti come parte integrante dell’offerta della biblioteca e si svolgevano nei pressi della fabbrica anche durante le due ore di intervallo per il pranzo. 

    Quale è stato il senso di queste esperienze e cosa ne rimane oggi? Le biblioteche della contemporaneità hanno memoria e cosa conservano di questo ruolo centrale che hanno avuto come centri di riferimento in questo grande progetto olivettiano di costruzione sociale?   Questa è una storia che può essere importante ricordare oggi, nel momento in cui ragioniamo di resilienza, ripartenza e ricostruzione e nel nostro piccolo proviamo a interrogarci sul ruolo che le biblioteche potranno avere in futuro in questa partita.

    Note