Non solo gruppi Telegram, TikTok sta trasformando la sessualità degli adolescenti

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    Il tema della diffusione non consensuale di materiali intimi (nota ai più come revenge porn), e più in generale del rapporto tra erotismo online, privacy e violenza di genere, è tristemente tornato di recente sotto i riflettori delle principali testate giornalistiche grazie ad un nuovo articolo che ha scoperchiato l’ennesimo gruppo Telegram con più di 40.000 iscritti.

    Un anno fa era stata la campagna per approvare una legge contro il revenge porn e la campagna #intimitàviolata a disvelare l’uso di Telegram da parte di comunità maschili per diffondere materiale intimo non consensuale.

    Ma non è solo Telegram a prestare gli spazi digitali a simili vicende. Questo terribile fenomeno abbraccia potenzialmente tutti i social networks, con effetti particolarmente preoccupanti quando a popolarli sono preponderantemente i più giovani.

    Nelle stesse ore in cui veniva pubblicata l’inchiesta su Telegram, su Tik Tok una utente del 2002 con più di un milione di followers ha subito il furto di proprie foto di nudo, con centinaia di utenti che hanno caricato le immagini incriminate come propria foto del profilo, iniziando una shitstorm di commenti ad ogni suo post.

    L’effetto sortito è stato quello di aver trasformato le sezioni dei commenti in un’unica sequela di suoi nudi accompagnati da accuse e critiche, commenti che hanno raggiunto anche decine di migliaia di like ciascuno. Il tutto fomentato da una narrazione che si maschera dietro l’ironia e si nutre di cameratismo (“it is for the boys”, “è per i ragazzi”), bullismo e victim blaming (“Se non voleva che girassero non avrebbe dovuto farle”).

    Ma questo è solo uno degli ultimi episodi, sebbene fra i più eclatanti, che hanno interessato il social network più giovane di internet e che suggerisce l’urgenza di implementare per le e gli adolescenti un’educazione sentimentale e sessuale incentrata sul contrasto di tutte le violenze di genere e comportamenti misogini e sulla sensibilità dei dati personali anche nella sfera digitale.

    Come funziona Tik Tok

    Con circa 800 milioni di utenti attivi ogni mese, TikTok è un social network cinese lanciato nel settembre 2016 con il nome Musical.ly. Si tratta di una piattaforma che permette di visualizzare e creare brevi video originali (dai 15 ai 60 secondi) e di modificarli attraverso un’ampia scelta di filtri ed effetti. Una volta scaricata l’app, è possibile accedere alla sezione feed denominata “Per te”, che si presenta come una lunga sequenza di brevi video attraverso i quali è possibile navigare scorrendo verso il basso. Cliccando sulla sezione “Scopri” si accede invece alla lista dei “trend” più in voga del momento, tra i quali spiccano per numero e varietà le diverse challenges ovvero le sfide.

    Grazie a tecniche tipiche della gamification TikTok sfrutta l’ambizione dei suoi utenti per fidelizzarli

    La popolarità di TikTok è massima tra le fasce demografiche più giovani: secondo recenti statistiche infatti, quasi la metà degli utenti ha meno di 25 anni. Per molti tiktoker la piattaforma non è solo il mezzo attraverso cui raggiungere la fama, ma rappresenta anche una fonte di guadagno. Completando alcune azioni (tra cui leggere il regolamento, invitare altri amici a iscriversi o caricare quotidianamente video), è infatti possibile collezionare “gemme” virtuali (rubini o diamanti) dal reale valore economico. Grazie a queste tecniche tipiche delle strategie di gamification TikTok sfrutta l’ambizione dei suoi utenti per fidelizzarli, attirarne di nuovi e in generale aumentare il tempo trascorso sulla piattaforma.

    I tiktoker possono oltre a supportarsi a vicenda attraverso l’invio di “regali”, ovvero stickers che vengono acquistati tramite coins e hanno un costo variabile: per farsi un’idea, il drama queen, lo sticker più costoso tra quelli disponibili, vale $66,79. 
Nel corso delle sessioni live – che possono essere avviate solo dagli utenti che abbiano almeno 16 anni e un numero di follower superiore a 1000 – gli stickers inviati appaiono per qualche momento in sovraimpressione sullo schermo, visibili a tutti i partecipanti della live. Una volta ricevuto il regalo, il destinatario lo visualizza sul proprio account sotto forma di “diamante”. Raggiunta una certa somma di diamanti[1], è possibile convertirli in soldi reali e farseli accreditare sul conto PayPal.

    La “logica della camgirl”

    L’emergere di strategie che permettono di supportare economicamente i content creators non sono una novità né sono limitate alla sola piattaforma TikTok. Altri social media tra cui Twitch permettono di guadagnare grazie alle donazioni dei fan, alle “tip” e a sottoscrizioni mensili.

    Tuttavia, su Tik Tok il focus della monetizzazione si sposta imponentemente dai contenuti prodotti al corpo degli e delle utenti teenagers. Basta una veloce esplorazione dei “Per te” per accorgersene: uno dei motori principali che permettono di accumulare visualizzazioni e like è l’erotismo, talvolta più accennato talvolta più esplicitamente esibito. In tal senso, TikTok appare come un “Instagram sotto steroidi”, o per meglio dire “sotto ormoni”, che sfrutta appieno le maggiori potenzialità date dai video e dalla formula dei trend. In molti dei trend di maggiore tendenza si gioca a richiamare continuamente sesso ed erotismo: da quello in cui ci si registra mentre (fuori dai confini dello schermo) si posiziona un cubetto di ghiaccio nelle proprie parti intime a quelle in cui si girano gli occhi all’indietro e si stende la lingua richiamando un orgasmo, a quello in cui durante la registrazione ci si denuda e si va dal proprio partner per filmare la sua reazione, agli infiniti trend di balletti evidentemente finalizzati alla performance erotica più che atletica.

    Sempre più giovani e giovanissimi condividono su OnlyFans foto o video espliciti con utenti disposti a pagare una quota mensile

    Intendiamoci, non desideriamo alimentare nessuno sguardo moralisteggiante e nessun adito censorio. I rischi nascono quando questa accentuata tendenza si sposa con una fascia di età prevalentemente adolescenziale e precise dinamiche che incentivano la monetizzazione attraverso una “logica della camgirl” distorta e indotta dalle pressioni della piattaforma, in cui l’utente riceve richieste e viene pagato per intrattenere il suo pubblico durante le sessioni live.

    Prevedibilmente, questa logica si estende oltre i confini di TikTok. Diversi giovani e giovanissimi utenti della rete decidono ad esempio di aprire un proprio account OnlyFans, una piattaforma che permette di condividere contenuti in privato – quasi sempre foto o video espliciti – con utenti disposti a pagare una quota mensile.

    Sebbene la diffusione di contenuti espliciti finalizzati al guadagno non sia un fenomeno recente del web e rappresenti una pratica del tutto legittima, la promozione di una simile “logica della camgirl” da parte di una piattaforma con un larghissimo seguito tra le fasce demografiche più giovani – tra cui molti minorenni – può avere gravi implicazioni.

    Specialmente considerando l’assenza tra i più giovani di un’adeguata educazione all’uso e al consumo consapevole della sessualità online. In particolare, l’unione tra la cultura dell’ironia di Internet[2] e questa logica produce un allentamento del concetto di privacy e intimità, che diventa materiale di dominio pubblico e che spesso si traduce in un aumento di violenza (condivisione non consensuale).

    Una lunga sequela di intimità violate

    ll caso della giovane tiktoker presa di mira dalla shitstorm, con cui abbiamo aperto la nostra riflessione, sembra esemplificare abbastanza bene quanto dannosa e pervasiva questa tendenza possa essere. Oltre ai commenti sotto i suoi post, sono infatti stati creati fake account su altre piattaforme (tra cui Twitter, Instagram, canali Discord) che contribuiscono a diffondere le foto intime della ragazza. In un simile contesto, il ricorso alla content moderation rivela tutta la sua scarsa efficacia: sia per lentezza dei tempi di intervento che per la ridotta capillarità, le segnalazioni non riescono a coprire e arginare la shitstorm che infatti prosegue indisturbata da giorni.

    Il leaking di materiale compromettente appare un fenomeno quasi costante in Tik Tok. Il 10 Febbraio un enorme numero di foto e video appartenenti ad utenti di Tik Tok (senza distinzioni di genere) è stato rilasciato in rete e ha cominciato a circolare principalmente su Twitter attraverso canali Discord, cartelle Dropbox e Mega create appositamente. Naturalmente, diversi utenti e Tik Tok star colpite sono minorenni.

    Il leaking di materiale compromettente appare un fenomeno quasi costante in Tik Tok

    Ancora prima, a dicembre, erano state la quindicenne Charlie d’Amelio e sua sorella diciottenne Dixie, le superstar forse più iconiche di Tik Tok, a subire il leaking e la diffusione di proprie foto private di nudo parziale. Anche all’epoca le foto avevano avuto una circolazione immensa, e per giorni la sezione dei commenti sotto ai nuovi video caricati delle due sorelle era stata monopolizzata quasi esclusivamente da riferimenti alla vicenda, in particolare tramite l’uso ricorrente della frase “So you’re gonna act like nothing has happened?” (“Quindi farai/farete finta che non sia successo niente?”). Purtroppo bisogna osservare come, nonostante il furto di foto intime abbia riguardato indiscriminatamente tiktoker di qualsiasi genere, siano state principalmente le ragazze e giovani donne a venire prese particolarmente di mira subendo le conseguenze peggiori in termini di bullismo di gruppo e violenza di genere.

    Questi fenomeni si accompagnano a contenuti di utenti che usano i classici argomenti della retorica violentemente misogina dei “redpill” scagliandosi contro il femminismo, impersonato dallo stereotipo della “blue-haired feminist”, o denunciando il privilegio delle donne nella società a danno degli uomini, spesso attraverso l’espressione “girls live life on easy mode” (“le donne vivono la vita in modalità facile”), prendendo a pretesto proprio questa stessa diffusa sessualizzazione di cui sono parte attiva.

    “Quindi faremo finta che non sia successo niente?”

    Due considerazioni possono essere avanzate. La prima è l’assenza di qualsiasi educazione alla sessualità online, alla privacy digitale e a politiche di genere. Il risultato è la normalizzazione della produzione e circolazione di massa di contenuti sensibili, facilmente leakabili e diffondibili al di fuori delle cerchie per cui sono stati prodotti, che favorisce la partecipazione acritica a processi di “molestie sessuali di gruppo” anche da parte di adolescenti e teenagers giovanissimi. Ciò contribuisce a diffondere nella generalità della popolazione una cultura maschilista che incita alla violenza di genere e all’uso ed abuso del corpo della donna come trofeo.

    Rubare e diffondere online foto di nudo per una platea di utenti paganti si configura come una duplice violenza

    La seconda considerazione riflette su quali conseguenze abbia rispetto alle vittime la diffusione online di materiale intimo in una società in cui il concetto di privacy – specialmente tra i giovani e i giovanissimi – sta subendo degli importanti cambiamenti.

    Oltre al danno morale e al danno reputazionale, che può assumere conseguenze imponenti sulla vita personale e professionale delle persone, esiste anche un danno di tipo economico, particolarmente interessante da esplorare perché permette di indagare la complessità del rapporto tra corpo, privacy e spazi digitali nella società contemporanea.

    Riprendendo l’esempio della giovane tiktoker vittima di bullismo sessuale di gruppo, la circolazione delle sue immagini ha anche almeno parzialmente intaccato le prospettive di guadagno tramite la piattaforma OnlyFans, intenzione che la ragazza aveva manifestato con un sondaggio nelle stories di Instagram. In questo senso, infatti, la diffusione delle sue foto intime ha avuto l’effetto di “inflazionare” il prodotto che lei stessa avrebbe voluto condividere con una cerchia ristretta di utenti paganti.

    Rubare e diffondere online foto di nudo scattate per una platea di utenti paganti – lungi dall’essere considerabile un atto meno grave – si configura infatti come una duplice violenza: oltre all’intimità della persona, ad essere violato è anche il diritto al legittimo guadagno derivante dall’autodeterminazione del proprio corpo nelle modalità e per i fini desiderati.


    [1] Secondo alcune fonti non ufficiali il valore delle gemme si aggira intorno a 0,01 Euro per i rubini e 1 Euro per i diamanti.

    [2] Una cultura che, come afferma Gabriella Coleman in Anonymous: From the Lulz to Collective Action (2011), obbedisce alla logica del trolling seguendo il motto “for the lulz”, ossia trarre divertimento dalle disgrazie degli altri.

     

    Immagine di copertina di Brusk Dede da Unsplash

    Note