Nel 2009 Ryanair, già affermata come uno dei principali operatori europei, sceglie l’aeroporto di Bologna come hub strategico in Italia, grazie a un accordo frutto della collaborazione tra operatori privati (Camera di Commercio), enti pubblici (Comune e Regione) e partecipate (aeroporto). La compagnia irlandese rivoluziona il mercato puntando su prezzi competitivi e rotte dirette tra città di medie dimensioni, come Bologna. Questo accordo contribuisce a una crescita esponenziale del traffico aeroportuale: dai 4,8 milioni di passeggeri del 2009 (3,1% del mercato nazionale) ai 9,9 milioni del 2023 (5,1%), quasi un quarto del traffico di Fiumicino (Assaeroporti, 2024).
Al netto di chi atterra al Marconi per andare altrove, Bologna coglie pienamente i frutti di Ryanair, e gli arrivi turistici in città e provincia passano da 1.4 milioni del 2009 ai 2.5 del 2023, un aumento di quasi l’80% che si riflette con percentuali simili anche nei pernottamenti. Con due tendenze particolari: gli aumenti sono più marcati nel turismo inbound (+126% nei pernottamenti e +116% negli arrivi) e nel settore extra-alberghiero, i cui pernottamenti complessivi quadruplicano, passando dai 370 mila del 2009 a 1.4 milioni del 2023 (Istat, 2024).
Gli anni Dieci del 2000 sono gli anni in cui il turismo si afferma a Bologna come un’attività win-win: gli operatori del turismo sono contenti, anche perché gli alberghi riescono a destagionalizzare i flussi, ora più bilanciati in tutti i mesi dell’anno e tra giorni feriali e festivi. I turisti, soprattutto quelli Europei, sono contenti perché scoprono una città piacevole e con un’offerta culturale e gastronomica di eccellenza. I cittadini sono contenti, perché chi non è contento di vivere in una città che fa luccicare gli occhi a chi la visita e che inizia a diventare una meta di riferimento anche a livello internazionale? Poi, arriva Airbnb.
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