La storia di ‘Riusiamo l’Italia’ racconta la resilienza dei luoghi rigenerati

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    Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Rivista Impresa Sociale.

    Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali” fu nel 2014 un libro, un “road book” che raccontava una ricerca sulle buone pratiche di riuso creativo degli spazi. Questo tipo di pratiche può rappresentare un elemento per il rilancio del nostro paese in quanto l’Italia è “piena di spazi vuoti” e riuscire a riusarne anche solo una minima parte, facendovi nascere iniziative culturali e sociali, può diventare una leva a basso costo per favorire l’occupazione e in particolare l’occupabilità giovanile. Per questo dall’esperienza nata con il libro è nata nel 2019 la fondazione Riusiamo l’Italia che si propone appunto di promuovere la “cultura e dell’approccio alla rigenerazione urbana ed al riuso di spazi dismessi, ai fini di creare nuova occupabilità in particolare giovanile, privilegiando interventi nelle periferie e nelle aree interne del Paese.” La fondazione recentemente ha anche messo online una pagina web per favorire l’incrocio tra l’offerta di spazi e la “mappa dei desideri” di soggetti interessati a intraprendere nuove attività e in cerca di uno spazio per realizzarle.

    Giovanni Campagnoli, presidente della Fondazione ha inoltre completato uno studio sulla resilienza dei luoghi rigenerati, analizzando il campione di 120 spazi mappati da Riusiamo l’Italia nel 2014, andando a verificare cosa è successo sei anni dopo. L’indice di mortalità è basso (22%), nettamente più basso del 55% che caratterizza le imprese ed è dovuto principalmente a fattori interni ai gruppi di lavoro – la fine del ciclo motivazionale che aveva ispirato l’iniziativa – che la ricerca analizza in modo approfondito.

    Note

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