Passaggi di futuro: storie di cittadinanza attiva in Puglia

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    Pubblichiamo la prefazione del libro “Passaggi di futuro. Storie di cittadinanza attiva in Puglia” scritta da Armida Salvati. Edito da Edizioni la Meridiana. Ringraziamo l’autrice e l’editore per la disponibilità.

     

    Sappiamo da Jedlowski1P. Jedlowski, Memorie del futuro. Un percorso tra sociologia e studi culturali, Carocci, Roma 2017. che la memoria ha la capacità di riorganizzare l’esperienza, di rileggere il vissuto e ricollocarlo a un livello nel quale guadagna coerenza. I sociologi che si richiamano al costruzionismo sociale parlano di universi simbolici, criteri ordinatori entro i quali tutto guadagna senso e identità. I materiali di cui è composto questo testo sono un esempio di diversi percorsi accomunati dalla volontà di raggiungere e creare “spazio pubblico”2H. Arendt, The Human Condition, 1958. Edizione italiana Vita Activa: La condizione umana, trad. di S. Finzi, Bompiani, Milano 2017. a esperienze personali, che trovano senso grazie alla collocazione in una prospettiva pubblica. Ognuna delle voci in queste pagine richiama un incontro, una sollecitazione, una militanza politica giovanile che si inscrive, come in un mosaico, a disegnare una presenza importante in una regione del Sud. Che questo orizzonte si dispieghi da qui, da Sud, non è ininfluente rispetto ai temi nei quali l’impegno nel volontariato e nel Terzo Settore si dispiega né rispetto alle sue forme. Nei racconti emergono vicissitudini legate ai territori, alle comunità, sullo sfondo i cambiamenti epocali. Come efficacemente sottolineato nelle interviste, le opportunità di trasformare un tratto personale della propria esistenza in vicenda “politica” si devono a “snodi”, intrecci, incontri, che si traducono in occasioni di trasformare quella energia in un progetto.

    Da una parte, i vissuti personali delle voci narranti si richiamano a una militanza nei movimenti che già, però, nelle traiettorie personali di molti si avvertiva insufficiente. Lo sfondo temporale è quello della perdita di presa, rispetto allo spazio pubblico inteso come Öffentlichkeit habermasiana3Storia e critica dell’opinione pubblica, testo del 1990 di Habermas. La sfera pubblica con funzioni politiche (politische Öffentlichkeit), da parte dei grandi partiti di massa. Il ricordo va a quegli ideali non tramontati, ma che chiedono una nuova forma di espressione, non più mediata e delegata agli apparati. Le questioni pubbliche, orfane della dimensione pubblica, ne cercano un’altra e la trovano nei movimenti, nelle associazioni, nei centri culturali che si interrogano sulle possibili soluzioni a problemi a volte atavici, più spesso emergenti: la diffusione della tossicodipendenza e, in tempi più recenti, la questione interrogante delle migrazioni.

    Il volontariato pugliese diventa terreno di sperimentazioni. La capacità di innovare del volontariato, al di là dei tecnicismi che sono oggi collegati all’idea di innovazione, quando lo si è inquadrato come fenomeno sociale, ne ha sancito la capacità di trovare risposte nuove a problemi nuovi, a precorrere i tempi, a essere pionieri. Anche nei resoconti biografici offerti dalle interviste si può cogliere questo andamento. Nella questione dell’affidamento familiare, prima ancora che questo venisse regolamentato da una legge che determina la chiusura degli orfanotrofi e che trova nelle famiglie “aperte” e “accoglienti” una modalità inedita di concepire i legami: generativi e non escludenti.

     

     

    Le sorti del volontariato pugliese, la sua “storia”, per come viene scritta in queste pagine, è l’avvicendarsi di spinte in avanti che hanno preparato il terreno a nuove risposte. Il banco di prova della dimensione pubblica dell’impegno personale è la cittadinanza attiva, intesa come partecipazione ai processi decisionali, nelle for- me via via sperimentate. Dirimente è, in tempi recenti, la possibilità offerta dal d.lgs. 117/2017, c.d. Codice del Terzo Settore, che, all’art. 55 disciplina la possibilità per gli ETS (enti di Terzo Settore) di coprogrammare, insieme all’ente locale, gli interventi di risposta ai bisogni sociali. È la vicinanza al territorio e alle comunità, la prossimità del Terzo Settore, nelle sue diverse forme, a consentirgli di leggere i bisogni ancora nella loro fase emergenziale, quasi in scala troppo ridotta per farsi questione da includere nell’agenda politica. La soluzione da trovare, in tempi brevi, per l’amico tossicodipendente che ha bisogno di aiuto, per i minori del quartiere senza spazi di socializzazione, per i migranti che non hanno un alloggio, si trova prima accedendo alle risorse personali, mettendosi in gioco – con i propri corpi – per una risposta che arrivi in tempi brevi. Solo in un secondo momento si cerca quella strutturazione che stabilizzi e istituzionalizzi la risposta. Il volontariato va avanti, rischia in proprio, apre percorsi, segna passaggi in strade non battute. Quelle che chiama a imprimere il suo placet di servizio pubblico sono le istituzioni, gli enti locali. Le esperienze di cui si parla in queste pagine sono per lo più stabilizzate in istituzioni (cooperative, comunità di recupero e anche banche, per quanto, ed è davvero un ossimoro, etiche): sempre dai sociologi costruzionisti (Berger & Luckmann) sappiamo infatti che le istituzioni producono valori, oltre che poggiare su norme, regolamentazioni, immaginario. Le istituzioni sono idee reificate, fatte cose, progetti oggettivati, realizzati. Per mantenere, però il loro potere generativo hanno bisogno di non smettere di aprire percorsi, tracciare strade non battute. Sta qui, a nostro parere, la funzione del Progetto Puglia Sociale Story_Educational4Progetto ammesso a finanziamento a valere sui fondi di Puglia Capitale Sociale 2.0: l’avviso pubblico della Regione Puglia, approvato con determina n. 633 del 15 ottobre 2018, per sostenere lo sviluppo di iniziative territoriali di interesse generale, in coerenza con la programmazione regionale, finalizzate allo sviluppo di capitale sociale nelle Comunità. D’ora in avanti il progetto sarà ritrovato nel testo anche con l’acronimo PSS_Educational. di cui questa pubblicazione rappresenta l’output finale: mostrare come queste istituzioni, ormai a pieno titolo nel panorama pubblico dei servizi del welfare pugliese hanno, non solo alle loro spalle, una storia di valori. Nella misura in cui queste saranno in grado, nei processi in cui intervengono da coprotagonisti, di rinnovare quella spinta valoriale di cambiamento, di visione, potranno attrarre quelle nuove energie di cui hanno bisogno per continuare.

    L’intento della ricerca è raccogliere le testimonianze e passare il testimone, nel doppio significato del termine. Se questo non è affare di poco conto, dagli esiti non scontati, non è perché l’attuale condizione di crisi, come la conosciamo oggi, abbia portato con sé una perdita di valori, ché sappiamo, dalla lezione di Durkheim, ma anche di Weber (autori, in questo, più vicini di quanto i manuali di sociologia tendano a far credere), che non può esistere una società senza valori. Piuttosto per il fatto che, nella polifonia di valori, a essere propagati oggi sono valori diversi e spesso lontani dall’impegno disinteressato che ha caratterizzato i tempi pioneristici, effervescenti nel senso durkheimiano del termine, in grado cioè di trascinare, smuovere, condurre a nuove esplorazioni.

    La responsabilità è allora oggi di incontrare, secondo nuovi e rinnovati stili di comunicazione, chi potrà raccogliere il testimone: i segni di questa storia recente sono disseminati e questo progetto ne può essere utile diffusione.

     

    Immagine di copertina di Krišjānis Kazaks su Unsplash

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