Come le Case del Quartiere sono diventate palestre di civismo per la Torino del futuro

Scarica come pdf

Scarica l'articolo in PDF.

Per scaricare l’articolo in PDF bisogna essere iscritti alla newsletter di cheFare, completando il campo qui sotto l’iscrizione è automatica.

Inserisci i dati richiesti anche se sei già iscritto e usa un indirizzo email corretto e funzionante: ti manderemo una mail con il link per scaricare il PDF.


    Se inserisci il tuo indirizzo mail riceverai la nostra newsletter.

    image_pdfimage_print

    Questo articolo è stato originariamente pubblicato su La Repubblica.

    Torino è una città che ha nella sua storia anime diverse: da città reale e risorgimentale a città industriale, ha sempre generato fermento di idee e capacità di condivisione. Una città capace di esprimere la forza dell’unione tra le persone, giacché da soli era difficile resistere.

    Cruciali in questa condizione sono i luoghi: prima gli oratori, spesso imponenti, poi i centri sociali, numerosi e vivi, oggi le Case del Quartiere: spazi fisici comuni, capaci di coinvolgere e valorizzare cittadini singoli, gruppi informali, associazioni: la città ha sempre espresso un profondo senso di comunità sociale, un legame intenso che supera classi e ceti sociali. Ha vissuto e spesso gestito il conflitto, allestendo luoghi di incontro, scontro, lotta, eppure costruendo intorno scenari di dialettica civica, e spesso o quasi sempre, connessi alla responsabilità.

    Oltre all’imprenditorialità , alla cultura, al turismo, alla smart society, la Torino del futuro deve guardare ad esperienze come le Case del Quartiere (fra cui Cascina Roccafranca, situata nella periferia di Mirafiori Nord, inaugurata 14 anni fa): luoghi che facilitano l’incontro fra le persone, incontro che nasce dal desiderio di bere un caffè o dalla spinta di costruire un progetto, o dal bisogno di non sentirsi soli, per cercare aiuto, o, ancora, semplicemente per il piacere di “stare”.

    Note

    Clicca qui per leggere l’articolo completo