‘Buio Dentro’, diario dell’epoca d’oro del writing milanese

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    Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Rolling Stone clicca il pulsante in basso per leggere il testo completo.

    La metropolitana di Milano, ad oggi, si estende per 97km, quasi il doppio di quella di Roma che si ferma a 59, nonché metà della lunghezza totale nazionale (232km). A questo si aggiungeranno, tra il 2021 e il 2024, altri 15km della nuova linea M4, la “blu”.

    Ad inizio Anni Novanta però, la situazione è differente. Il tragitto metropolitano si divide tra la “rossa” (M1) e la “verde” (M2), ancora non complete, mentre la “gialla” (M3), da Centrale a Duomo, viene inaugurata solo nel maggio del 1990 dopo nove anni di lavoro, in tempo per le notti magiche dei mondiali di calcio. In quegli anni il punto di ritrovo dei giovanissini writer meneghini è il Muretto di San Babila, dove tra la breakdance dei b-boy e la musica di Elektro («al Muretto, almeno fino a fine anni Novanta, senza il suo blaster molti breaker non avrebbero mai ballato», racconta Shad, uno dei protagonisti di quei giorni), l’hip-hop trova un suo spazio riconoscibile nelle strade della città. Attorno a quel punto di incontro si formeranno inoltre crew più ampie e dedite al rap, come Spaghetti Funk e Dogo Gang. È in quegli anni, a fine Ottanta, che i writer meneghini iniziano ad avventurarsi di notte all’interno delle metropolitane milanesi, scoprendo una geografia nascosta e sconosciuta ai più.

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