Guardare dietro l’angolo

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    Le torri Isozaki, Libeskind e Hadid, nell’area di City Life, a Milano, sovrastano un parco solcato da leziosi vialetti, percorsi da runner in sneaker e giacca antivento. Uno dei vialetti è intitolato a Gianni Sassi, che però viveva da tutt’altra parte della città, nel quartiere popolare di Calvairate, al quale era molto legato. Il vialetto ora si chiama Passeggiata Gianni Sassi. Sul cartello è scritto «Passeggiata Gianni Sassi. Imprenditore culturale 1938-1993». All’inaugurazione, nel marzo 2023, era presente una piccola folla. Dare un’occhiata a chi c’era quel mattino – un po’ come guardare i necrologi sui giornali – può rivelarci qualche piccolo indizio sul conto della persona e della sua eredità. Era presente a City Life il giovane assessore alla cultura Tommaso Sacchi (forse non solo perché c’era da tagliare un nastro, ma perché Sacchi eredita il ruolo da altri amministratori milanesi, che in passato ricevettero Sassi nel proprio ufficio, per discutere, magari, il finanziamento di un manifestazione culturale, come lo fu dal 1983 al 1993 il festival MilanoPoesia); erano presenti anche l’ex tastierista degli Area Patrizio Fariselli (la passeggiata Gianni Sassi, infatti, incrocia la passeggiata dedicata a un vecchio e fraterno amico di Sassi, cioè Demetrio Stratos, il cantante, esploratore della voce umana e fondatore degli Area), Jo Squillo (che ha avuto Stratos come padrino artistico e spirituale, quando Stratos alla fine degli anni Settanta insegnava musica nel centro sociale occupato Santa Marta, frequentato da giovani punk dell’epoca, come l’editore e scrittore Marco Philopat), il discografico Roberto Manfredi, Alberto Fortis, Omar Pedrini. E poi, oltre a molti amici, c’era anche un critico e giornalista, Giordano Casiraghi, autore di un libro ricco di voci e testimonianze: Gianni Sassi, la Cramps e altri racconti (Arcana, 2023).

    Immagine di copertina di Febe Vanermen su Unsplash

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