Politica mobile a Brindisi: un’assemblea pubblica per quattro percorsi possibili

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    Per anni poco o nulla s’è sentito dire sulla città di Brindisi. Le uniche notizie si limitavano di solito a denunciare il problema del contrabbando o i nefasti effetti delle megacentrali a carbone dell’Enel con annesso il solito indecidibile dilemma: ambiente o lavoro? Una certa discontinuità sembra però emergere nel 2018 a partire dall’elezione di un sindaco ambientalista: Riccardo Rossi.

    Da allora tv locali, social e giornali hanno infatti iniziato a far emergere notizie differenti: startup, progettazioni partecipate, orti sociali, hub di innovazione sociale, etc. Merito anche della nomina ad assessore alla Programmazione Economica di Roberto Covolo, cresciuto come policy designer nello staff dell’assessore pugliese Guglielmo Minervini e come imprenditore sociale nell’esperienza dell’Ex-Fadda a San Vito dei Normanni.

    Come sociologo sto svolgendo da alcuni mesi una ricerca sulle politiche di sviluppo messe in campo nella città e il 25 giugno ho partecipato alla prima “Assemblea di Comunità dell’Assessorato”.

    La serata ha visto alternarsi il racconto di una quarantina di persone sulle numerose progettualità che stanno prendendo corpo in città. Credo che l’assemblea possa esser letta in due modi: come un bilancio del lavoro svolto in questi primi anni ed insieme come una sorta di lancio pubblico e corale del “manifesto” del laboratorio brindisino. Un manifesto contenente sia le teorie che stanno ispirando le politiche, sia le pratiche che si stanno sperimentando sul campo. Ma che sta accadendo in questo capoluogo di provincia pugliese?

    Iniziamo col dire che Brindisi è un territorio ostico. Dal 1991 al 2019 la città è passata da 95.458 ad 86.812 residenti, gli over 65 sono più che triplicati e dal 2012 l’emigrazione giovanile ha subito un’accelerazione. Nonostante la persistenza di un vasto polo petrolchimico ed energetico nato negli anni Cinquanta sull’onda dell’industrializzazione del Mezzogiorno, nel Sistema Locale del Lavoro brindisino l’ISTAT stima per il 2018 un tasso di occupazione del 33% fra i 15 anni ed oltre (44,6% in Italia) e il 19,3% di persone 15-74 anni in cerca di lavoro (10,6% in Italia).

    Al dramma occupazionale si affianca quello ambientale: già nel 1998 il Ministero dell’Ambiente aveva inserito il capoluogo fra i 45 Siti di Interesse Nazionale per la bonifica a causa dei 5.851 ettari fra terreni e falde inquinate. Anche sul fronte giovanile la situazione appare grave. Nel 2017 il 35,14% dei ragazzi 15-29 anni della provincia non studiano e non lavorano (92ª su 107 province, dati ANPAL) e il 26% dei giovani 18-24 anni ha solo la licenza media (106ª su 107 province, dati Openpolis – Con i Bambini). Sul fronte amministrativo, la storia degli ultimi decenni pullula invece di arresti e commissariamenti. A gennaio 2020 il Comune ha inoltre dovuto approvare un piano di riequilibrio finanziario per evitare il dissesto.

    In questo quadro complesso, l’assessorato alla Programmazione Economica nasce con l’obiettivo di recuperare nuove risorse e favorirne una programmazione coerente ed integrata. Per provare a rispondere alla multidimensionalità dei problemi, le azioni si sono mosse in più direzioni. Una prima strada ha riguardato il tema dei luoghi, di cui propongo una lettura in tre fasi.

    L’assessorato nasce senza una sede. Di qui l’idea dell’ufficio itinerante per iniziare a costruire reciproche fiducie e riconoscimenti: “la mia attività in città è cominciata esplorando le periferie di Brindisi, scoprendone i luoghi ed incontrando gli abitanti, le organizzazioni sociali che le abitano, i servizi attivi nei margini della città, dove maggiori sono i disservizi, le disuguaglianze” (Roberto Covolo).

    La seconda fase inizia nell’estate 2019 con il recupero dei fondi a rischio de-finanziamento del Brindisi Smart Lab. Sede dell’assessorato e di un coworking (gratuito il primo anno), Palazzo Guerrieri diventa così uno spazio aperto che si propone di promuovere lavoro, formazioni e progettualità per un nuovo sviluppo locale. Recente è inoltre il protocollo d’intesa stipulato con Invitalia-Infratel per l’insediamento a Palazzo Guerrieri di un hub per l’accelerazione delle imprese meridionali nell’ambito del turismo, cultura ed agrifood.

    La terza fase mira invece a costruire una policentricità di luoghi generativi nel territorio investendo su due binari: la rigenerazione di immobili pubblici già finanziati ma attivabili nel medio periodo; la rapida rifunzionalizzazione di alcuni spazi comunali sottoutilizzati col programma Riusa Brindisi.

    Nasce così la Casa della Musica in un ex-convento, uno spazio di formazione informale presso le ex Scuole Pie, un luogo per la sensibilizzazione ai temi dell’ambiente e della fruizione del territorio nei locali dell’antica Porta Mesagne. Due parchi comunali saranno invece animati dalla neonata Cooperativa di Comunità e da un gruppo di giovani skaters. Grazie alle risorse del Fondo Innovazione Sociale, l’assessorato sta inoltre progettando con la Fondazione Quartieri Spagnoli di Napoli l’apertura ed il rafforzamento di spazi co-gestiti fra servizi e cittadini per contrastare l’abbandono scolastico.

    La seconda leva sperimentata riguarda l’attivazione di attori e progetti slegati dal patrimonio comunale. Il dispositivo centrale è il bando “Laboratorio di Innovazione Urbana” che tra novembre 2019 e maggio 2020 ha selezionato 22 progetti per un totale di 72 persone coinvolte. Oltre ad un trasferimento finanziario in cambio della produzione di un servizio per il Comune, l’accompagnamento dello staff prevede qui un percorso di co-progettazione e di sostegno organizzativo.

    Dall’analisi delle progettualità selezionate sembrano emergere quattro sentieri di sviluppo locale. Il primo mira alla crescita di filiere produttive legate alle risorse locali: c’è chi progetta ad esempio di produrre cozze ed ostriche, un amaro derivato dal Carciofo brindisino IGP, pregiati fertilizzanti ricavati dall’humus di lombrico, piccoli edifici eco-sostenibili grazie all’additive 3D e a scarti vegetali. Il secondo riguarda l’investimento sul welfare. Nasce così il primo orto sociale brindisino su un terreno confiscato alla criminalità.

    Si progetta ad esempio un cohousing per anziani, il rafforzamento del trasporto scolastico nelle periferie, opportunità di inclusione per i disabili attraverso lo sport ed il lavoro. La terza via emergente è orientata alla sostenibilità ambientale. È il caso dei ciclobox da installare in città per promuovere l’uso della bici, della rete di sensori capace di monitorare in tempo reale la qualità dell’aria, della coltivazione di canapa per bonificare i terreni inquinati, degli arredi urbani da produrre con la plastica, etc.

    La quarta strada è quella della valorizzazione del capitale simbolico brindisino. Si tratta di progetti che promuovono una diversa immagine e fruizione del territorio promuovendo ad esempio esperienze su barca per valorizzare il patrimonio marittimo, visite guidate innovative con l’utilizzo della realtà virtuale, interventi di street art, la messa in rete dell’offerta turistica innovativa, etc.
    Per quanto molti dei progetti siano ancora in una fase primordiale e il loro impatto sul sistema locale andrà verificato nel tempo, proviamo ad evidenziare le prime strategie emergenti.

    Una panoramica ci è offerta dal discorso dell’assessore: “Brindisi è una città in transizione. L’economia della monocoltura industriale e dell’inquinamento è al tramonto. […] Lavoriamo per intercettare risorse dall’Europa, facciamo pressing sui ministri […], ci facciamo valere sui tavoli ma sappiamo che il futuro di Brindisi non si decide a Roma o a Bruxelles: il futuro dipende da noi, dalla capacità della comunità di autodeterminarsi, di progettarsi, di crescere in consapevolezza e competenze per rivendicare un ruolo”.

    Si tratta dunque di attrarre risorse (finanziarie e non) dall’esterno. Di mobilitare attori sociali già attivi e latenti favorendone imprenditività ed apprendimenti oltre che il loro consolidamento intorno a luoghi e reti in cui un elemento chiave è la fiducia: “l’infrastruttura più importante di cui la nostra comunità necessita, più di strade e ponti. Su di essa si basa l’attivazione che è il prerequisito di ogni cambiamento che veda le persone protagoniste”.

    Si tratta di sostenere un processo collettivo di ripensamento dell’insostenibile sviluppo industriale portato dell’esterno per accrescere vocazioni e risorse endogene. Di stimolare pratiche e modelli organizzativi che sperimentino economie attente alla promozione culturale e all’inclusione sociale. Di promuovere innovazioni istituzionali nella co-produzione dei servizi, nella costruzione delle politiche, nell’accessibilità alla governance territoriale. Di favorire mobilitazioni politico-culturali ed un orizzonte di senso per alimentare nel tempo i processi.

    Appare ora forse più semplice cogliere la valenza simbolica dell’assemblea di comunità. Essa rappresenta una tappa importante nel processo di costruzione simbolica della rete di soggetti mobilitati. Potremmo forse considerarla un momento fondativo. Così racconta l’assessore nell’incipit del suo discorso: “ci siamo incontrati tante volte […] ma non ancora tutti insieme, mettendo a confronto […] le idee, i sogni, le sfide ed i problemi di ciascuno. Non ancora confrontandoci su come il segno che ciascuno sta imprimendo alla tela può contribuire a disegnare un affresco, grande, corale, in cui la città intera possa riconoscersi”.

    Una rete il cui perno non è l’assessore ma l’assessorato che “non è un ufficio, non sono solo i servizi da erogare, i finanziamenti da ricercare o i progetti da sostenere. L’assessorato è una comunità di persone attive ed interconnesse che per prima dice <noi vogliamo provarci, qui ed ora>”.

    Possiamo infine leggere l’assemblea come un tentativo di riappropriazione politica dello spazio pubblico brindisino nell’era post-Covid. Difronte alle paralisi recenti e passate, un pezzo di città s’è riunito per riconoscersi insieme in un’idea di futuro per la città.

    Il luogo? La scalinata Virgilio, l’ultima stazione dell’antica Via Appia, laddove sorgono le possenti colonne romane e dove un tempo salpavano viaggiatori di tutta Europa verso Oriente. Un luogo in cui rievocare la storia millenaria brindisina per immaginare insieme una storia ancora possibile.

    Riprendiamo le note finali del discorso: “la sfida di questa comunità pioniera è quella di […] ricostruire l’orizzonte del possibile su cui l’azione di ognuno possa innestarsi. Ognuno e ognuna di noi vale molto, ma ciascuno da solo vale meno di quello che un movimento collettivo è capace di esprimere. […] Le politiche pubbliche possono essere una leva, ma l’energia, la forza di trasformazione viene dalla società, e non può fare a meno del contributo di tutti voi. Fare l’assessore a Brindisi per me un privilegio, ma è un mestiere complicato. Tuttavia se lo facciamo insieme, divertendoci, renderemo l’onere una festa”.

    Note