“Ingredienti poco conosciuti, conserve adatte a un viaggio estremo, spezie e salse per la riscrittura di un ricettario meticcio come operazione di salvataggio dal naufragio dell’oblio e dell’invisibilità”. Con queste parole, quattro realtà veneziane -il collettivo “Tocia! Cucina e comunità”, fondato da Marco Bravetti; il food lab “Prometheus” di Lorenzo Barbasetti Di Prun; la cross cultural cuisine di “Mappamondi“, di Bamba Barry e Iole Provino; “Fame” di Gianluigi Wahba- presentano l’azione gastronomica “Cambusa fantasma”. Un laboratorio collettivo che da domenica 18 aprile -nell’anniversario del naufragio del 2015 nel canale di Sicilia, in cui vennero date per disperse tra le 700 e le 1.100 persone- anima Venezia, fino al 25 aprile, in un’unione ideale tra il percorso di ricerca gastronomica e culturale, e i valori della Liberazione.
In questa settimana cuochi, ricercatori e attivisti lavoreranno con le materie e le ricette della cucina migrante, ripercorrendo le rotte che dall’Africa subsahariana portano alle coste europee. Una sperimentazione dalla quale si arriverà a un menù per il 24 e 25 aprile, disponibile per l’asporto nella sede dell’associazione Spiazzi, nel sestiere veneziano di Castello.