La fake news come democratizzazione della balla

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    Ci sarebbe da un po’ di tempo un grande problema di informazione, soprattutto su internet e sui social (devo dire che io li frequento abbastanza poco).

    Ci sarebbero queste fake news che sarebbero molto pericolose, aizzerebbero varie forme di odio, dando così modo ai vari frustrati di sfogare le loro frustrazioni. Tutti questi contributi altererebbero poi il discorso vero, o i discorsi veri. Si creerebbero così, col passare del tempo, i sensi della realtà più strani.

    Questo accadrebbe da qualche mese, forse un po’ più di un anno, da quando qualsiasi idiota, come potrei essere io, può utilizzare un social per metterci dentro le sue pensate e i suoi sentimenti più orrendi. Finché i fatti, trasformati in notizie, erano ben controllati dalla televisione, dalle radio e dai giornali, e giravano soltanto attraverso circuiti ben governati, eravamo dentro al regno della verità.

    L’uomo poteva informarsi, farsi un’opinione sulle cose e decidere in piena coscienza esercitando le sue facoltà di animale razionale. Ecco, mi sembra che sia un po’ così il discorso sulle fake news: allude a questo precedente regno della verità e dell’informazione in cui tutti stavamo bene e ben informati sceglievamo per il meglio.

    Invece possiamo nutrire qualche dubbio che andasse veramente così: in questa cosiddetta epoca migliore, quella del dominio della verità, si è potuto parlare di “esportazione della democrazia”, e succedeva in questo universo in cui le notizie erano ben controllate e in mano a seri professionisti che avevano una loro deontologia professionale e una loro preparazione, non avrebbero dovuto essere dei poveri frustrati e non avrebbero dovuto voler produrre odio. La cosa, mi ricordo, si leggeva su vari giornali e si poteva ascoltare nei telegiornali.

    Forse si potrebbe anche fare analisi sull’inconscio ideologico delle lingue e pensare che in genere le cose che si esportano o importano sono le merci o le materie prime, ecc, e che proprio seguendo una logica democratica “esportare una democrazia” sembra un controsenso.

    Dell’ “esportazione della democrazia” non so dire se è corretto trattarla come una fake news taglia super iper XXL. Per esportare la democrazia in un paese straniero è stato necessario abbattere una cricca antidemocratica locale che non ascoltava le sincere spinte democratiche del suo popolo, e lo si è potuto fare perché due capi del governo hanno dichiarato che questa cricca antidemocratica aveva “armi chimiche di distruzione di massa” e così via. Poi, anni dopo, si è saputo che le armi di distruzione di massa non c’erano e mi piacerebbe sapere che genere di provvedimenti sono stati presi verso questi uomini importanti che diffondevano in pubblico fake news.

    Sempre nell’epoca dell’informazione vera e paradisiaca in mano ai veri professionisti per anni ha circolato la notizia che eravamo in una nuova fase economica a crescita infinita e che le crisi economiche cicliche erano un ricordo di una fase economica precedente, e io non mi ricordo né alla televisione né sui quotidiani discorsi che dicessero che sarebbe potuta arrivare entro breve la crisi economica del secolo (visto che il secolo è iniziato da poco, per esser chiari, diciamo che è stata una crisi all’altezza di quella del ‘ 29).

    Per quanto mi ricordi io nessun esperto nei luoghi istituzionali giusti ha detto frasi che ipotizzassero un possibile crollo catastrofico delle borse. Anche questo silenzio ipotetico non so se si possa considerare una fake news. Probabilmente le fake news sono qualcos’altro. Anche il “non mettere le mani nelle tasche dei cittadini” e le varie “operazioni di pace” in giro per il mondo non sono esattamente fake news, sono semplificazioni, immagini impattanti, metafore, fare appello alla pancia (anche questa cosa di fare appello “alla pancia”, a sua volta, all’inizio non capivo che cosa volesse dire, devo essermelo fatto spiegare da qualcuno e credo che sia una totale innovazione: c’erano tutti altri organi che avevano un potere metaforico fino a non troppo tempo fa: il cervello, il cuore, il fegato, l’utero per le donne; quindi parlare di fare appello alla pancia è una fake interpretativa?).

    E comunque è sensato dire la nazionalità di uno straniero che commette uno stupro su una italiana? E se è corretto, quando un italiano stupra una straniera, io cosa devo fare? Darmi una smartellata sui testicoli per punire dei testicoli connazionali dei testicoli che hanno commesso lo stupro? Devo avere una responsabilità razzial-testicolare? Questo genere di notizie forse non sono fake, però che ragione hanno?

    E insomma, quando alla televisione ho visto un talk che parlava di fake news ero perplesso e mi scappava un po’ da ridere. Nella sostanza mi sembrava che adesso ognuno potesse farsi le sue puttanate, farle circolare e trovare qualcuno che le apprezzava, cioè, detto in un altro modo, mi sembrava un processo di democratizzazione delle puttanate. Adesso chiunque, oltre a essere un puro ricettore, diventa anche un emettitore.

    Forse se usassi di più i social sarei più preoccupato e inorridito. Forse Lanier ha ragione e mette in luce cose che io faccio fatica a valutare. Ma Lanier dice anche che frequentare i social intristisce, io faccio del mio meglio per stare benino e a questo punto credo che continuerò a usarli con parsimonia.


    Immagine di copertina: ph. Vruyr Martirosyan da Unsplash

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