Leggi l’articolo completo pubblicato su Il Manifesto.
A Torino è arrivato il momento della Biennale Tecnologia, il cui valido motto è Tecnologia è umanità. L’umanità, però, al momento si trova in lockdown. Le mode del tech sono ancora in auge: Internet delle cose, realtà virtuale, stampa 3D, droni, criptovalute, social, smart cities – ma non c’è spazio per gli effetti speciali durante una pandemia.
Dovremmo quindi concentrarci sull’umanità di Torino, perché le persone stanno soffrendo. Senza assembramenti, concerti, bar, con il distanziamento sociale, gli ospedali improvvisati per i malati e praticamente nessun turista, la città sembra andare alla deriva. Una città smart, elegante, tecnologica, una «capitale dell’Intelligenza artificiale», che ospita un nuovo istituto dedicato all’Ai, ma che, in modo quasi surreale, si svuota dei suoi abitanti. Anche la Biennale Tecnologia, che ha visto una grandissima partecipazione di pubblico lo scorso anno, ha dovuto ritirarsi dietro gli schermi.
Ciononostante, le tante statue storiche in bronzo della città rimangono al loro posto, fronteggiano il contagio. Una delle mie preferite è senza dubbio quella di Massimo D’Azeglio, che si trova nel Parco del Valentino.