Repubblica è caduta nella trappola. Ha criticato sulle sue pagine il trattamento di un precario. Ma quel precario lavorava da anni proprio a Repubblica. Il coordinamento dei precari di Repubblica protesta.
Non ci sono altre reazioni. Nessuna scusa, nessuna contrizione. Silenzio da azienda e Direzione, nella speranza che il caso sia dimenticato e soprattutto che i precari continuino a fare i precari, senza chiedere né ottenere condizioni meno dure.
Con ordine. Domenica 5 settembre nella rubrica delle lettere “Posta e risposta”, tenuta dalla firma del giornale Francesco Merlo, esce questa missiva: “Caro Merlo, sono un grafico di 37 anni. Negli ultimi sei anni ho lavorato quotidianamente ed esclusivamente per la stessa azienda. Ora, invece del contratto da dipendente, mi è stato chiesto di firmare un foglio in cui dichiaro di essere un fornitore esterno, rinunciando a qualsiasi diritto acquisito. Non so cosa fare: firmare e continuare a lavorare da finta partita Iva o dire basta a questo sfruttamento cercandomi un altro lavoro, magari per la consegna del cibo a domicilio?”. Firmato: Tobia Bufera.