Il fenomeno del mismatch nel mercato del lavoro in Italia

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    Il mismatch nel mercato del lavoro

    Nell’ambito economico, il vocabolo inglese mismatch definisce lo squilibrio derivante dalla mancata corrispondenza fra la domanda e l’offerta di un bene o servizio. Sempre più spesso, nel dibattito pubblico italiano, viene fatto uso di questo termine con riferimento al mercato del lavoro per indicare lo stato attuale del livello di occupazione (e quindi, per complementarità, di disoccupazione) del paese. Generalmente il mismatch dato da una domanda di lavoro superiore all’offerta può rivelare un livello di istruzione della popolazione insufficiente alle richieste delle imprese o del settore pubblico, oppure scelte formative dei futuri lavoratori che si distaccano dalle necessità delle imprese. Nel caso italiano, ormai da anni le imprese tendono a denunciare una grave mancanza di candidati qualificati per i posti di lavoro offerti, che si traduce in un tasso di disoccupazione giudicato eccessivamente elevato tanto dall’opinione pubblica, quanto dai policymaker e che di frequente dà luogo a tensioni sociali e politiche. Pertanto, appare utile indagare come si declina il fenomeno del mismatch in Italia e quali sono i principali fattori.

    Istruzione ed assunzioni

    Per analizzare la questione del mismatch, un primo aspetto da considerare è il livello di istruzione della popolazione. Solo il 18% della popolazione italiana ha un’istruzione terziaria, ovvero possiede almeno un titolo universitario (definita secondo la Classificazione ISCED 2011): un dato ben inferiore alla media europea, che si aggira intorno al 30%. In particolare, se si osservano le generazioni degli individui con età fra i 25 e i 54 anni, il 32% ha un livello di istruzione basso e solo il 23% possiede un’educazione terziaria. Questi dati confermano un’evidenza spesso discussa negli ultimi anni: in Italia vi è un livello di istruzione relativamente basso e vi sono pochi laureati.

     

    Foto di Karina Maslina su Unsplash

    Note

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