Leggi l’articolo completo pubblicato su Il Tascabile.
Lavoro nell’editoria come freelance e qualche mese fa, su consiglio di una conoscente, mi sono iscritta a un paio di gruppi Facebook per emergenti del settore: è qui che ho scoperto che, accanto alle persone che svolgono il proprio lavoro e che danno dignità a ciò che fanno per guadagnarsi da vivere, questi gruppi sono altresì il terreno di coltura di tutti quegli individui convinti che lavorare a un libro sia un gradevole passatempo per il quale non serve compenso economico, visto che è così bello “avere a che fare con le parole”, “svolgere mansioni intellettuali”, “prendere parte al processo di nascita di un testo” – tanto per citare alcune delle romanticizzazioni più in voga.
Nel corso dei mesi ho avuto modo di leggere di tutto: autori esordienti furiosi perché trovano ingiusto che editor e correttori di bozze vogliano farsi pagare quando, invece, “Questi lavori si fanno per passione e non certo per soldi”; e ho visto anche lavoratori dell’editoria e aspiranti tali proporre i propri servizi in una spaventosa corsa al ribasso scandita a colpi di “Edito 3 pagine per 1 euro!”, “Io sono un’editor seria, mentre chi vi chiede troppi soldi si approfitta della vostra arte”, “Autori, fatevi avanti! Mi sto ancora facendo le ossa e correggerò il vostro manoscritto gratuitamente”.