Smart working, lavoro agile, a distanza? No, quiet quitting, “abbandono silenzioso”, figlio, nipote, ma anche antagonista dei modi altri di lavorare imparati durante la pandemia. Nei due vocaboli inglesi l’assonanza al significato: calma, quiete, un atteggiamento che può significare anche rinuncia, l’ultima tendenza che starebbe insinuandosi tra scrivanie e computer, anche delle redazioni.
Si tratta del rimanere in presenza al lavoro (non potendo accedere allo smart working) senza fare neanche una virgola, un secondo in più di quanto stabilito dal contratto, una sorta di mini-sciopero bianco che serve a ristabilire limiti precisi tra attività lavorativa e vita privata. Ne parla il prestigioso The Economist come l’ennesimo demone lasciatoci in eredità dal Coronavirus, scelta che diventa risposta disarmata ma indispettita al diniego dell’occupazione in remoto, salvagente di milioni di vite nel mondo negli ultimi tre anni. Tutti conosciamo persone che, come dire, fanno il minimo indispensabile, ma il quiet quitting è una cosa diversa, dal vivere per lavorare ad esempio e nel nostro mondo social non poteva mancare il contributo di Tik Tok che al grido, si fa per dire, di #quiet quitting, ha ottenuto milioni di consensi.