La Rivoluzione delle Seppie nasce all’interno della London Metropolitan University. Un gruppo di studenti italiani all’estero sente l’esigenza di tornare nel proprio paese di origine e provare a contribuire a creare nuove forme di sviluppo locale.
Il tentativo è anche quello di sperimentare nuovi metodi educativi per un approccio più pratico e meno teorico rispetto a quelli classici della Accademia.
“La Rivoluzione delle Seppie” è mutuato da un testo di Vilèm Flusse “Vampyroteuthis Infernalis” e ideato durante le lezioni di Storia della Architettura curate da Joseph Kolmeir. Il testo descrive una tipologia di seppie chiamate “Seppie Vampiro” (Vampyroteuthis infernalis appunto), le quali vivono nel profondo dell’oceano, non vedono, ma hanno un senso tattile sviluppato e imparano toccando, facendo esperienza di quello che li circonda. Nello stesso modo, dunque, come Seppie si vuole imparare facendo, “sporcandosi le mani”, entrando, così, in diretto contatto con persone e contesti che ci interessano.
Così il gruppo di 13 studenti e 6 professori della London Metropolitan University arriva a Belmonte Calabro. Ospiti dell’Ex Convento, gestito da Paola Scialis e Stefano Cuzzocrea, anche loro artisti, operatori culturali e innovatori, che subito dimostrano disponibilità e supporto.
Le attività della prima summer school vengono presentate al centro CAS di Amantea, nel quale al tempo vivevano oltre 400 migranti. Si aggrega un gruppo di persone con diversi background insieme agli studenti e ai giovani architetti provenienti da Londra.
L’intento è quello di creare un programma interdisciplinare unendo architettura con danza, musica, teatro, cucina e sartoria. I giovani calabresi rimasti sul territorio sono ben pochi: così si accoglie la disponibilità di un gruppo numeroso di ragazzi, provenienti dall’Africa e dalla Asia, che mostrano di avere competenze e voglia di fare.
Arrivati in Calabria quasi per gioco e ignari delle potenzialità del territorio che ci stava per ospitare ci siamo resi conto che ci stavamo incrociando con due fenomeni molto importanti: i flussi migratori provenienti da sud e da oriente del Mediterraneo e lo spopolamento dei piccoli paesi e delle aree interne locali.
Questo ha suscitato un grosso interesse nei docenti inglesi che dopo due mesi decidono di creare una classe di ricerca all’interno dell’università londinese per studiare i fenomeni attraverso lo sviluppo di progetti architettonici ideali pensati specificatamente per Belmonte Calabro.
A novembre 2016, il primo gruppo di studenti universitari arriva a Belmonte e inizia a studiare il centro storico del paese. Prende avvio il primo di una serie di appuntamenti diventati ormai annuali. Il ritorno costante sia delle Seppie che dell’Università, ha iniziato a creare un rapporto di fiducia da parte della comunità e delle istituzioni locali.
Così che, a novembre 2017, il comune di Belmonte Calabro firma un protocollo di intesa con la London Metropolitan University, finalizzato allo sviluppo di attività di studio e di ricerca per la rigenerazione urbana del borgo.
L’università inglese conferma l’interesse nel partecipare attivamente in loco con i propri studenti e staff che, per due volte all’anno, febbraio e novembre, tornano a Belmonte Calabro come scelta prevista dal calendario accademico.
Il Comune, da parte sua, mette a disposizione un immobile, dalla ristrutturazione incompiuta, la ex Casa delle Monache, dove, dal 2019 in poi, si svolgeranno grande parte delle iniziative e degli interventi previsti nei diversi eventi. Crossings, svoltosi nel luglio 2017 è stato il primo evento. Quest’anno è giunto alla sua quarta edizione.
Si sperimentano, così, azioni innovative attraverso le quali si affrontano i vari aspetti del fenomeno dello spopolamento, attraverso la progettazione di strutture tese a valorizzare le differenze culturali e favorire le conversazioni e gli scambi tra diverse comunità culturali e generazionali.
Una rivoluzione dell’immaginario e degli spazi, che coinvolge diversi e imprevisti interlocutori. Tra i partners principali oltre alla London Metropolitan University e il Comune di Belmonte Calabro, anche il collettivo di architettura “Orizzontale”, la Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’associazione culturale locale “Ex Convento”.
L’impegno è ripensare l’architettura attraverso l’uso responsabile delle risorse: piccoli paesi e aree interne da non considerare più luoghi marginali ma luoghi del possibile.
Si punta ad un approccio provocatorio in contesti complessi e a condividere le conoscenze sotto forma di idee, disegni, modelli ed esperienze.
Lo scopo principale è quello di sperimentare una nuova pedagogia per tutti i campi creativi, sviluppando progetti di apprendimento formali e informali, promuovendo incroci e confronti tra persone, compresi artisti ed accademici, di diversi background, anche grazie a un programma di residenze, includendo la comunità locale e i migranti presenti sul territorio.
Attraverso queste azioni, il gruppo di lavoro iniziale, cresce in modo esponenziale, creando così una “comunità temporanea” di giovani professionisti, accademici, studenti e migranti che in modo costante tornano a Belmonte Calabro per partecipare agli sviluppi del progetto. L’interesse nel tornare ha sviluppato l’esigenza di avere un quartiere generale, un luogo dove la nuova comunità potesse sentirsi a casa.
Così, l’edizione di Crossings 2019 ha segnato l’avvio della “Casa di Belmondo” come luogo permanente per il lavoro della Rivoluzione delle Seppie, nella Ex Casa delle Monache.
Il progetto è stato sviluppato dal collettivo “Orizzontale” insieme a numerosi esperti nei settori della comunicazione, marketing, arte, musica, design e teatro, ma anche studenti e professori di arte e architettura, migranti, e comunità locale.
Con interventi architettonici minimi, basati sulla costruzione di pavimenti in legno e travertino, nonché la realizzazione di mobili, il primo piano dell’edificio è stato trasformato in una fabbrica di idee, dove i protagonisti collaborano e condividono, non solo le idee su Belmonte, sulla Calabria e sulla società in cui viviamo, ma anche i propri sogni e capacità.
È un processo travolgente in cui persone di diverse culture e provenienze si sono ispirate vicendevolmente e hanno creato un’energia, da definirsi magica, che è difficile da rappresentare compiutamente attraverso immagini e testo.
In questo modo, si vuole ricercare un “home ground” tra: i ricordi dei migranti che ritrovano casa in alcune vedute di Belmonte, il desiderio di costruire una nuova casa con qualità “superiori”, il desiderio di guardare lo stesso luogo ma con occhi diversi.
Non solo Belmonte, ma anche Belmondo.
“Belmondo” è un luogo immaginario,
un posto nuovo: un Big Bang
generato dai bisogni di chi ci vive:
da chi cerca una casa, da chi ne
costruisce una nuova e da chi vuole
vederla in modo diverso.”
Un luogo fisico (la Casa di BelMondo a Belmonte) e non-fisico (mondo virtuale – BelMondo) di produzione, elaborazione e trasmissione di idee, processi, eventi, laboratori, seminari in cui poter condurre esperimenti sulla relazione tra uomo, natura, arte e tecnologia. Uno spazio capace di generare nuove forme di produzione e di formazione: un’accademia, o meglio una “non-accademia”.
“[…] Mi piacerebbe trovare un posto dove provare, insieme, a fare cose con le mani o con le macchine, in qualunque modo, non come boy scout e neanche come artigiani e neppure come operai e ancora meno come artisti, ma come uomini con braccia, gambe, mani, piedi, peli, sesso, saliva, occhi, respiro e farle, non certo per noi e neanche per darle agli altri, ma per provare come si fa a fare cose […] Si potrà provare?” Ettore Sottsass Jr “C’è un posto dove provare” – Casabella 377 –
L’obiettivo è voler promuovere, oltre che un metodo pedagogico, un approccio partecipativo affinché si possano esprimere performance e forme sperimentali, concettuali ma non ideologiche, di una diversa dimensione della Architettura.
Dentro tale dimensione l’architetto sperimenta forme di rigenerazione urbana e sociale e approcci tesi ad indurre gli abitanti storici e quelli dei nuovi insediamenti ad una maggiore conoscenza del territorio e ad una più elevata consapevolezza del valore del patrimonio culturale, storico e identitario.
In questo contesto, il progetto formativo di Le Seppie mira a un piano a lungo termine per descrivere il il centro storico del paese come “architettura vivente”, un insieme di luoghi che possono accogliere gli imprevisti e offrire spazi ibridi fruibili, per consentire alle comunità di appropriarsene in base alle esigenze collettive ed ai bisogni sociali emergenti.
Inoltre lo shock che, a livello planetario, ha investito le società contemporanee in seguito alla esplosione della pandemia Covid-19 (Coronavirus), da tragedia, ostacolo, impedimento, può trasformarsi in opportunità per costruire e organizzare insieme l’idea di BelMondo, comunicandolo, vivendolo, replicandolo al di fuori di Belmonte Calabro e aldilà delle iniziative di Crossings.
Questa idea pensata e vissuta come intuizione autonoma, oggi trova riscontro anche nel progetto educativo di Global Tools: “[…] un progetto collettivo in continua trasformazione e verifica: un momento educativo allargato che avrebbe moltiplicato l’esperienza lasciando aperti gli sviluppi e suggerendo così un’alternativa alla educazione tradizionale senza però creare un altro modello. […] fu concepito come un progetto che si muoveva dentro un campo operativo libero da programmazione formale, nel quale i risultati sarebbero stati acquisiti come atto di comunicazione spontanea.”
La nostra idea progetto si è strutturata nella organizzazione di tre gruppi di lavoro:
● Gruppo Teoria
● Gruppo Comunicazione
● Gruppo Costruzione
L’organizzazione di questi gruppi è iniziata attraverso incontri su piattaforme virtuali: da aprile a giugno 2020 i diversi partners, collaboratori e consulenti hanno lavorato per impostare e definire i contenuti della edizione di Crossings 2020, nella quale la macchina organizzativa ed operativa sta lavorando per dare forma ad una sessione collettiva in cui dibattiti, seminari e confronti tecnici si alternernano ad attività manuali, artigianali e artistiche, come il proseguimento dell’esperienza già avviata nella Casa con ulteriori ed aggiuntive azioni di ristrutturazione edilizia al fine di promuovere l’avvio dei Glocal Tools .
L’ambito da esplorare non è dato soltanto dall’analisi degli storici elementi che caratterizzano queste aree (difficoltà di accessibilità, mobilità, digital divide, assenza di politiche di innovazione e rischi connessi alla sicurezza del territorio) ma anche dalla conoscenza dei fenomeni di reinsediamenti (nuove forme di turismo, agricoltura e sviluppo locale, presenza attiva di stranieri e migranti) e dalla possibilità di valorizzare le risorse territoriali in funzione di nuovi modelli di organizzazione sociale e dei diversi rapporti tra grandi concentrazioni urbane e aree finora periferiche e marginali.
Le Seppie sono una NPO fondata da Rita Elvira Adamo, Eleonora Ienaro, Florian Siegel e Matteo Blandford, un gruppo di ex studenti della London Metropolitan University. Al momento come soci della associazione ci sono anche Francesca Bova, Henry Igbiweneka e Zeshan Mazhar. Attiva da tre anni sul territorio di Belmonte Calabro, attraverso progetti come Crossings, promuove l’integrazione sociale e lo sviluppo della territorio, mettendo in relazione vecchi e nuovi abitanti e riflettendo su come la ricerca, la progettazione e le tecnologie possono essere utilizzate per migliorare il tessuto culturale e sociale delle comunità rurali. Nel 2016 hanno presentato il proprio lavoro alla Biennale di Venezia, curata da Alejandro Aravena, e a Matera al “Cultural Innovator Network Meeting” del Goethe Institute, a Manifesta 2018 a Palermo, durante un evento collaterale “Kaos” curato da un collettivo di artisti, Dimora Oz.