Una mappa per fotografare la partecipazione alla gestione del patrimonio culturale

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    Nell’ambito della ricerca “La partecipazione alla gestione del patrimonio culturale. Politiche, pratiche ed esperienze” promossa e condotta dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali”, prosegue il racconto di alcune comunità di patrimonio presenti sul territorio italiano che hanno partecipato alla Mappa di Comunità promossa nell’ambito della ricerca. 

    Negli ultimi anni, anche a seguito della Convenzione di Faro (2005) nuovi attori hanno assunto un ruolo da protagonisti nelle dinamiche di conservazione e tutela del patrimonio culturale anche e soprattutto in virtù di una più ampia idea di valorizzazione che vede come principali caratteristiche l’inclusione, la partecipazione e il senso di appartenenza a un certo luogo e a una certa una comunità. La comunità assume un ruolo fondamentale mettendo in essere pratiche di partecipazione dal basso volte alla valorizzazione del patrimonio culturale che pongono l’accento sul valore di quest’ultimo attraverso l’adozione di un approccio che ne evidenzia il contributo allo sviluppo della società. 

    In questo articolo abbiamo scelto di presentare, attraverso e in forma di intervista, due comunità di patrimonio di particolare interesse per il lavoro che svolgono sul territorio di riferimento.  

    A Pavia, presentiamo la comunità formata dagli studenti del corso di Restauro Architettonico della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia. Il progetto nasce nel marzo 2022 per volontà della professoressa Olimpia Niglio, titolare del corso di Restauro con la stretta collaborazione dei Musei Civici di Pavia, del Comune di Pavia e dell’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti Pavesi. 

    Come rappresentante della comunità abbiamo incontrato Olimpia Niglio, Architetto e Professore di Restauro Architettonico all’Università di Pavia.

    Federica Antonucci: Con quale obiettivo si è formato il gruppo? E che motivi vi hanno spinto ad attivarvi come comunità?

    Olimpia Niglio: La comunità ‘accademica’ sin dalla sua costituzione ha inteso operare al fine di riscattare un importante patrimonio culturale della città di Pavia risalente alla prima metà sec. VII: la cripta di S. Eusebio che è ciò che resta di una antica chiesa romanica edificata su un preesistente tempio longobardo. Purtroppo, le trasformazioni operate soprattutto a partire dalla prima metà del XX secolo hanno fortemente condizionato la conservazione di questa eredità che la comunità ha inteso ‘adottare’ per studiarla al fine di proporre un progetto di restauro in dialogo anche alle esigenze della comunità della città di Pavia.

    L’azione della comunità ‘accademica’ è scaturita dalla necessità di ridonare alla città prima di tutto un bene culturale di alto valore storico-artistico non fruibile temporaneamente e nonché di rigenerare uno spazio pubblico attualmente poco valorizzato all’interno anche della sede centrale dell’Università di Pavia. Il tutto anche per ristabilire un dialogo tra cittadini e comunità accademica.

    FA: Avete incontrato difficoltà nel vostro percorso (per esempio per la presa in carico del bene, processi burocratici/amministrativi complessi, ecc.)?

    ON: Fortunatamente, non abbiamo incontrato particolari difficoltà né di tipo amministrativo, né di altra natura per dare inizio al progetto di conoscenza e di restauro della Cripta di Sant’Eusebio. Ci auguriamo che le istituzioni locali saranno sempre collaborative e propositive anche nella ricerca fondi.

    FA: Da quante persone è formata la comunità? Ci sono tanti giovani che fanno parte della comunità o che prendono parte alle vostre attività?

    ON: Attualmente la comunità ‘accademica’ è costituita da 65 persone tra studenti, docenti e membri istituzionali. La comunità è composta da studenti del Corso di Restauro Architettonico, da colleghi e da membri delle associazioni culturali coinvolte. La maggioranza, quindi, è costituita da giovani.

    FA: Come viene diviso il lavoro e l’organizzazione delle attività?

    ON: Le attività si svolgono nell’ambito del laboratorio del corso di Restauro Architettonico, completamente dedicato alla progettazione del restauro della Cripta di Sant’Eusebio e alla rigenerazione urbana della piazza Leonardo da Vinci. Le attività vengono condivise con l’Associazione Amici dei Musei e con i Musei Civici del Comune di Pavia.

    FA: Qual è, a vostro parere, il modo più efficace per coinvolgere la cittadinanza? 

    ON: La modalità più efficace è quella della condivisione e della partecipazione attiva. Il laboratorio del Corso di Restauro ha attivato convenzioni di collaborazione anche con le scuole del territorio al fine di coinvolgere le generazioni più giovani e che un domani saranno gli eredi di questo importante patrimonio. Queste iniziative partecipate hanno consentito di mettere a punto anche programmi di avvicinamento al patrimonio culturale locale nonché progetti di formazione per gli insegnanti e tutti coloro che sono interessati a valorizzare il territorio pavese.

    FA: E voi di quali altri strumenti avresti bisogno per svolgere al meglio il vostro lavoro?

    ON: Nei prossimi mesi cercheremo di coinvolgere anche alcune entità bancarie locali e fondazioni al fine di poter iniziare a supportare concretamente il progetto e la sua realizzazione. Quindi certamente uno strumento importante sarà quello del finanziamento per un bene di interesse pubblico.

    FA: Come si svolge una giornata tipo della comunità?

    ON: La comunità ‘accademica’ quotidianamente segue le attività di formazione presso il laboratorio del corso di restauro architettonico e ogni suo partecipante autonomamente si attiva per realizzare quando pianificato nell’ambito del programma del corso. Verifiche periodiche consentono poi di mettere a punto lo sviluppo del progetto e di pianificare le fasi successive.

    FA: Avete raggiunto gli obiettivi che vi eravate posti? 

    ON: Il progetto è nato a marzo 2022 e già a giugno abbiamo presentato i risultati dei primi lavori svolti nell’ambito di un convegno internazionale promosso proprio dalla nostra comunità accademica e dal titolo “Archeologia Urbana e Patrimonio Culturale Religioso a Pavia” (21-22 giugno 2022) a cui è stata collegata anche una mostra dei progetti.

    Per maggiori dettagli è possibile consultare i seguenti siti: http://news.unipv.it/?p=68403;

    http://news.unipv.it/?p=69191 e gli abstract del Convegno internazionalehttp://www.esempidiarchitettura.it/sito/journal_pdf/PDF%202022/9.%20ABSTRACTS_International%20Seminar_PAVIA_2022_06_21-22.pdf

    FA: Quali sfide vi aspettate di dover intraprendere in futuro?

    ON: Continuare i lavori intrapresi e in corso per perseguire il nostro obiettivo: il restauro della Cripta di Sant’Eusebio e la rigenerazione urbana di Piazza Leonardo da Vinci.

    FA: Vi fa piacere condividere un aneddoto particolare?

    ON: TOGETHER, WE CAN. CULTURE IS OUR LIFE. Questo il nostro motto. Da soli non si va da nessuna parte ma insieme possiamo. E come dice Papa Francesco in “Fratelli Tutti” la cultura è l’espressione dei desideri e dell’entusiasmo delle persone e parlare di cultura significa parlare […] di “cultura dell’incontro” significa che, come popolo, ci appassiona il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti.

    Per questo crediamo nel progetto della comunità ‘accademica’.

    La seconda comunità intervistata è l’Associazione Culturale ArcheoCasarano “Origini e futuro” che nasce nel 2009 su iniziativa di un gruppo di appassionati che di frequente si ritrovavano a discutere di patrimonio culturale e a organizzare visite presso musei, chiese storiche, parchi archeologici e centri storici. Nasce così l’idea di creare un’associazione che con il tempo è riuscita a ottenere in gestione temporanea alcuni beni culturali, tra cui la chiesa di Santa Maria della Croce, detta Casaranello, a Casarano in provincia di Lecce.

    Federica Antonucci: Con quale obiettivo si è formato il gruppo? E che motivi vi hanno spinto ad attivarvi come comunità?

    Alessandro De Marco: Fin dall’inizio l’obiettivo è stato quello di promuovere il territorio salentino sul piano culturale e paesaggistico. Ma anche di sensibilizzare le comunità a una maggiore consapevolezza e rispetto del nostro intero patrimonio culturale. Nella gestione della chiesa di Casaranello il nostro obiettivo principale è stato quello di aprire letteralmente le porte del monumento al territorio e farla conoscere a quanta più gente possibile. Successivamente siamo anche riusciti a realizzare alcune iniziative che rientravano nei nostri propositi originari come la pubblicazione di alcuni volumi e la creazione del sito web sulla storia della chiesa di Casaranello. 

    Abbiamo sentito la necessità di agire, sopralluogo dopo sopralluogo: nella maggior parte dei casi notavamo l’assenza di servizi alle persone o ai fruitori di un bene, ma anche incuria e abbandono.

    FA: Avete incontrato difficoltà nel vostro percorso (per esempio per la presa in carico del bene, processi burocratici/amministrativi complessi, ecc.)?

    ADM: Le difficoltà principali, che abbiamo tutt’oggi, sono legate ai rapporti con gli enti locali che raramente mostrano un’attenzione adeguata al problema della gestione del patrimonio.

    FA: Da quante persone è formata la comunità? Ci sono tanti giovani che fanno parte della comunità o che prendono parte alle vostre attività? 

    ADM: Il nostro gruppo attualmente è costituito da 30 associati. La nostra comunità ha avuto sempre una presenza giovanile importante e, spesso, i giovani che collaborano con noi sono i veri protagonisti. 

    FA: Come viene diviso il lavoro e l’organizzazione delle attività?

    ADM: Le attività sono divise semplicemente su base volontaria. L’organizzazione in genere è affidata ai membri più esperti.

    FA: Qual è, a vostro parere, il modo più efficace per coinvolgere la cittadinanza?

    ADM: Non crediamo in una sola strategia risolutoria. Di base c’è che la cittadinanza deve percepire che il bene è fruibile, che ci siano attività culturali costanti e continue nel tempo. Si devono “fare cose”. Altrimenti si cade sul qualunquismo e la denigrazione.

    FA: E voi di quali altri strumenti avresti bisogno per svolgere al meglio il vostro lavoro?

    ADM: Per svolgere al meglio il nostro lavoro per noi sarebbe sufficiente avere un rapporto chiaro e fluido con gli enti locali, e una gestione a lungo termine.

    FA: Come si svolge una giornata tipo della comunità?

    ADM: Domanda difficile a cui rispondere per il semplice motivo che tutto dipende dalle attività in corso. In linea di massima non succede nulla di inconsueto e, il più delle volte, si ragiona in termini di programmazione e attività future.

    FA: Avete raggiunto gli obiettivi che vi eravate posti?

    ADM: Decisamente sì, anzi con alcune iniziative portate a termine siamo riusciti ad andare ben oltre le nostre aspettative. In tal senso essere riusciti a far emettere un francobollo dedicato a Casaranello è da considerarsi certamente un evento straordinario e forse anche unico.

     FA: Quali sfide vi aspettate di dover intraprendere in futuro?

    ADM: Al momento la nostra sfida è ‘musealizzare’ il sito. Infatti, stiamo lavorando a un convegno internazionale che si terrà proprio a Casaranello il giorno 26 novembre 2022.

    FA: Vi fa piacere condividere un aneddoto particolare?

    ADM: Ci sarebbero molte cose che varrebbe la pena ricordare, ma visto che si è parlato di giovani ne voglio ricordare uno o meglio voglio ricordare una circostanza. Negli anni abbiamo realizzato dei campi estivi di archeologia per bambini incontrandone tanti. Oggi alcuni di quei bambini, divenuti ormai adulti, fanno parte della nostra comunità collaborano con noi e ci tengono ancora come punto di riferimento. Uno di questi ha definito i tre anni del campo estivo Archeo i più belli della sua vita! Direi che questo ripaga tutti i sacrifici fatti e ci incoraggia a farne degli altri.

     

    Immagine di copertina: ph. Vita Marija Murenaite da Unsplash

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