Cos’è Nesxt, la rete dell’arte contemporanea indipendente, un’intervista a Annalisa Russo

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    Questo articolo fa parte dei contenuti de laGuida, il festival itinerante dei nuovi centri culturali. Ogni tappa de laGuida riunisce i nuovi centri culturali di una determinata zona d’Italia in rassegne online e dal vivo di conferenze, seminari e laboratori per sviluppare nuove competenze, costruire assieme un orizzonte di senso comune e costruire un dialogo con chi costruisce l politiche culturali e sociali. Il tema della prima tappa de laGuida – dedicata ai nuovi centri culturali di Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta – è Partecipazione. E lo indaghiamo anche con le righe che seguono.


    Sotto la superficie dell’arte contemporanea mainstream – fatta di grandi eventi, fiere globali, case d’aste e anche speculazione finanziaria – si muove un mondo sotterraneo costituito solo in Italia da centinaia di realtà indipendenti. Realtà spesso tanto attive quanto precarie, tanto sperimentali quanto isolate l’una dall’altra. Ed è anche con l’obiettivo di riunirle che nasce Nesxt, un network in grado di mettere in contatto tra i 200 e i 300 di questi centri di produzione, collettivi, associazioni no profit, spazi indipendenti e non solo.

    “È un caleidoscopio di realtà differenti e che fanno pratiche molto diverse tra loro”, spiega a cheFare Annalisa Russo, responsabile della direzione tecnica di Nesxt (mentre Olga Gambari si occupa della direzione artistica e Francesca Arri del coordinamento eventi). “C’è una grandissima eterogeneità, ma anche un denominatore comune: la cooperazione e l’attenzione al territorio, che sono valori antitetici rispetto al sistema dominante dell’arte”.

    Movimenti e spazi che sono sparsi a macchia di leopardo in tutta Italia, ma che nel loro insieme rappresentano una dimensione consistente del sistema artistico: “È un mondo che però ha grandi criticità, per esempio a livello economico. C’è chi si autoproduce e chi si affida ai contributi, chi punta sui bandi pubblici e chi invece sulle donazioni”. Il rischio, anche per la debolezza economica, è che realtà di grande valore artistico vengano relegate ai margini. Ed è soprattutto con l’obiettivo di radunarle e di farle conoscere a un pubblico più vasto che Nesxt dal 2016 organizza Nesxt Festival, che si tiene ogni anno a Torino durante la settimana di Artissima.

    Il rischio, anche per la debolezza economica, è che realtà di grande valore artistico vengano relegate ai margini

    Un evento durante il quale tutti gli spazi che fanno parte del network possono esprimere la loro identità: “Ci stiamo però aprendo sempre di più all’estero”, prosegue Annalisa. “Abbiamo un progetto in corso con Marsiglia che va avanti da due anni: un dialogo tra le scene indipendenti delle due città. Per questa ragione il festival 2020 avrebbe dovuto tenersi proprio a Marsiglia durante Manifesta, che è stata però rimandata a settembre in seguito alla pandemia”.

    È un momento particolare per il mondo dell’arte contemporanea indipendente. Una fase di passaggio verso un mondo nuovo a cui la pandemia di Covid-19 ha impresso una nuova velocità: “La mia sensazione è di essere su un crinale e di avere davanti opportunità incredibili”, conferma Annalisa Russo. “È evidente che certe dinamiche sono giunte al capolinea e il Coronavirus ha contribuito a portare i nodi al pettine. Questo mondo era già precario prima, ma la dinamica adesso è ancora più evidente e ha fatto sì che le persone prendessero consapevolezza di una situazione insostenibile”.

    Volendo usare una formula abusata, si potrebbe dire che dietro ogni crisi si nasconde una nuova opportunità: “Questo è il momento di costituire una massa critica forte per tutti coloro i quali operano negli spazi indipendenti e propugnano un modello di vita ed economico alternativo. Non solo chi si occupa in questo senso di arte, ma anche per esempio chi lavora nella tutela ambientale o altro”.

    Una sorta di chiamata alle armi per tutte le realtà che, spesso senza canali di comunicazione l’una con l’altra, immaginano un mondo diverso: “C’è una forte convergenza d’intenti tra questi soggetti, che però se operano singolarmente non possono conquistare un vero cambiamento. È una divisione non voluta, ma adesso bisogna cooperare per andare verso un obiettivo comune, magari partendo con un manifesto”.

    È ora di agire, insomma. Anche approfittando degli straordinari e rapidissimi cambiamenti che stiamo affrontando proprio in questa fase, in cui l’accelerazione digitale causata dalla pandemia – tra eventi virtuali, smart working, didattica a distanza e altro ancora – ha modificato nel giro di pochi mesi abitudini che si pensava sarebbero cambiate in non meno di cinque anni: “È una sensazione che coltivo da un po’ di tempo e adesso mi sembra che si sia giunti al dunque”, conferma Annalisa. “Se c’è un’accelerazione, significa però che l’alba arriverà prima, dobbiamo soltanto affrontare le tenebre”.

    È ora di agire. Anche approfittando degli straordinari e rapidissimi cambiamenti che stiamo affrontando

    Anche per riflettere su questi cambiamenti nasce Osservatorio, una sorta di think tank online che, come spiega Annalisa Russo, “ci può permettere di capire meglio le dinamiche in atto e quali sbocchi può avere un sistema come il nostro, che ha al suo interno i germi di questo cambiamento. Le realtà del nostro network magari non vengono nemmeno ufficialmente riconosciute come soggetti, ma spesso sono presidi civici sui territori, che colmano lacune che altrimenti resterebbero scoperte. Con Nesxt puntiamo quindi a mappare, studiare e valorizzare il lavoro di questi centri”.

    Una valorizzazione che passa anche da progetti collettivi come Manifesto, a cui nel maggio dello scorso anno hanno collaborato molti degli spazi indipendenti parte di Nesxt: “Si è trattato di un manifesto grafico, realizzato in collaborazione con il Mercato Centrale di Torino, in cui sono stati elaborati immagini e testi sul concetto di indipendenza. Ricevuti i singoli manifesti dalle realtà che hanno partecipato alla call, abbiamo creato una mostra sfruttando il circuito delle affissioni pubbliche di Torino. Invece di esserci pubblicità, c’erano i nostri manifesti che poi abbiamo portato anche al Salone del Libro. È un progetto che ha messo al centro il lavoro degli artisti e l’ha portato nello spazio pubblico. E anche questo è un importante tema di riflessione”.

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