Per una grammatica del collettivo

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    Bertram Niessen

    A gennaio 2023 ho pubblicato un libro – Abitare il Vortice – che indaga come sono cambiate le città in occidente in tre periodi della storia recente: quello che va dall’inizio della deindustrializzazione degli anni ’70 alle città del terziario avanzato degli anni ’10; quello delle crisi urbane che si sono innescate durante la Pandemia di Covid19; quello delle «ripartenze», con tutto quello che hanno implicato per le forme della vita collettiva negli spazi urbani.

    Da allora ho discusso i temi del libro in decine di incontri con centinaia di persone, in tutta Italia. E mi sono reso conto che alcune questioni sono particolarmente rilevanti per gli strani tempi in cui viviamo, e che per questo meritano di essere approfondite. È nata così l’idea di questa serie di articoli per GATE, nei quali provo a considerare alcuni dei concetti che hanno fatto particolarmente discutere, a partire da domande da farmi assieme al lettore. Chiamateli, se volete, esercizi. O idee di laboratori. O esperimenti per nuovi vocabolari.

    Iniziamo con «comunità». Negli ultimi anni poche parole hanno avuto una simile fortuna. A giudicare dalle pubblicità, dalle serie sui canali di streaming, dai discorsi dei politici di ogni colore, sembra che quello che tutti stiamo cercando è una comunità di cui fare parte. Ma cosa vuol dire, esattamente?

     

    Foto di Gemma Evans su Unsplash

    Note

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