Mercoledì 18 dicembre 2024
Nostra è la notte: piccolo viaggio tra le culture e le politiche della notte in Italia e non solo
 

Chi ha diritto alla notte? Questa domanda che ricalca il titolo di un grande classico degli studi urbani del teorico francese Henri Lefebvre apre a molteplici risposte e altrettanti interrogativi che negli ultimi anni sono al centro di studi e ricerche, politiche pubbliche e governance urbana. Da qualche tempo, e con ritardo, se ne parla sempre di più anche in Italia e questa mia riflessione proviene da anni di ricerca sulla notte urbana e da un recente invito ricevuto da ARCI nazionale a partecipare a un panel della XVII edizione di Strati della cultura intitolato “Abitare i margini del giorno: spazi e culture della notte.” Oltre ad essere un’assidua frequentatrice del mondo notturno, da dieci anni studio la notte e le sue rappresentazioni mediatiche. Nella mia ricerca mi sono soffermata, da un lato, sul potenziale radicale offerto dalla vita notturna per re-immaginare la scena culturale e artistica e sperimentare modi di stare insieme diversi dal giorno, dai piper avanguardisti degli anni ’60, alle discoteche maestose della riviera adriatica degli anni ‘80, ai club urbani e post-industriali degli anni ‘90. Dall’altro mi sono interessata alle pratiche di vita notturna dal basso che reclamano la notte come territorio politico, in special modo i movimenti queer e transfemministi che al suon di slogan come “riprendiamoci la notte” e “nostra è la notte” portano avanti un’agenda culturale notturna con un intento politico di reinventare mondi, ripensare pratiche escludenti e generare spazi di aggregazione più safe.


 

[caption id="attachment_224376" align="alignnone" width="2560"] Serata Elettriche, all female artists, Angelo Mai, Roma, 6 ottobre 2024[/caption]

 

A giudicare dalla fervente attività accademica dell’International Night Studies Network di cui faccio parte sin dall’inizio delle sue attività nel 2020, a seminari e conferenze internazionali sulla notte promosse tra America latina, Europa e America del nord e più recentemente Nord Africa, oramai la notte è uscita dalla penombra che la avvolgeva. Se le ricerche pioniere degli studi sulla notte hanno mostrato come le città siano state pensate e amministrate per il giorno, studi recenti si sono soffermati sui legami tra economia della notte e processi di gentrificazione e iperturismo, proponendo soluzioni per proteggere la vita notturna da forze escludenti come per esempio l’aumento dei costi e degli affitti. Inoltre, a causa del riscaldamento globale dormiamo sempre meno e la crescente colonizzazione capitalista delle ore notturne genera lavori usuranti e sfruttamento di alcuni gruppi e classi sociali emarginate. Dati recenti sulle abitudini della Generazione Z negli Stati Uniti dimostrano come i giovani escano meno e vadano a dormire prima delle precedenti generazioni, per cause economiche e sociali, come l’aumento del costo della vita, la mancanza di progettazione urbana notturna e la disponibilità di servizi di streaming di musica, film e dating app che permettono di svolgere parti delle attività legate alla vita notturna comodamente dal proprio divano. Altre ricerche mostrano l’importanza di raccogliere dati disaggregati sulla notte, spesso carenti, e i problemi etici nell’esporre dati di gruppi marginalizzati che proprio nella notte trovano rifugio, come per esempio il lavoro sessuale.


Di notte, modi eterogenei di vivere la città si incontrano e confrontano. La paura della notte, soprattutto quella percepita dalle donne si contrappone alle pratiche di liberazione della vita notturna messe in atto dalle comunità queer e transfemministe proprio a partire dall’esclusione vissuta durante il giorno in base al genere e altri assi di oppressione. I dati e gli studi ci parlano di un costante incremento della forza lavoro femminile negli orari notturni in Italia, nonostante una marcata percezione di rischio legata all’oscurità che ne limita gli spostamenti. La vita notturna può essere inclusiva così come mettere in atto pratiche di esclusione. Per questo, molte città si sono dotate di piani della notte e figure che possano mediare i bisogni contrastanti che la caratterizzano per renderla più vivibile e accessibile. 


Ad oggi, più di 80 città a livello globale hanno adottato delle strategie di governance urbana e osservatori della vita notturna. Amsterdam ha fatto scuola nominando nel 2012 il primo sindaco della notte, Mirik Milan, il quale ha a lungo lavorato nell’ambito dell’economia notturna della città olandese. Altre città si sono dotate in seguito di figure istituzionali per la governance notturna, per esempio Londra ha creato il ruolo di “Night Czar” nel 2016, New York ha aperto un ufficio per la vita notturna nel 2017, Praga ha eletto il sindaco della notte nel 2019, Montréal ha creato il Consiglio della notte nel 2020 e un commissario delegato alla vita notturna e al rumore.


 

[caption id="attachment_224377" align="alignnone" width="2560"] Manifestazione per la Giornata internazionale contro la violenza di genere, Non Una di Meno, 25 Novembre 2023, Roma[/caption]

 

Ma cosa succede nelle città italiane? Da qualche anno la necessità di pensare e attuare politiche della notte si è fatta strada in aree metropolitane di diversa grandezza. Trento ha istituito una delega alla vita notturna nel 2021, nello stesso anno Bologna ha creato una delega all’economia della notte per poi costituire un Piano della notte e uno studio sulla vita notturna tra il 2022 e il 2023. Come sottolineano i dati emersi dall’indagine, la notte va affrontata con strumenti di pianificazione e governance diversi da quelli storicamente modellati sulle ore diurne: dalla richiesta di trasporti e bagni pubblici, alla questione del rumore notturno e l’insonorizzazione dei locali, fino al miglioramento dell’offerta culturale e dell’illuminazione pubblica, per fare degli esempi. Lo studio prodotto a Bologna dimostra come in città le diverse generazioni escano spesso, più volte a settimana e per varie ragioni. Sulla scia di questi esempi, Bari si è dotata di un sindaco della notte e a Foggia è stata presentata una mozione per l’istituzione di tale figura. Recentemente, a novembre 2024, la città di Milano ha approvato una delibera per istituire una commissione che si occupi delle politiche della notte, dall’intrattenimento notturno a lavoratorɜ dei servizi essenziali. Il successo di tali politiche sta nello sperimentare pratiche di mediazione piuttosto che di securitizzazione e criminalizzazione della notte. La governance notturna può generare più sicurezza negli spazi pubblici, aumentare la coesione sociale, creare nuovi posti di lavoro e consolidare il settore del lavoro notturno così diverso da quello diurno. Aspettando che Roma, la città in cui vivo, inizi una riflessione sulle culture e le politiche della notte, concludo questo piccolo viaggio notturno nei luoghi in cui sono cresciuta, le cosiddette aree interne. Ovvero quell’Italia fatta di piccoli centri, spesso in via di spopolamento e crescente invecchiamento che beneficerebbe moltissimo di una politica che incentivi la cultura notturna per far sì che le nuove generazioni abbiano una ragione in più per rimanere sul territorio.


 

Immagine di copertina di Krišjānis Kazaks su Unsplash
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