Un programma per la cultura dopo il Coronavirus

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    La difficilissima situazione che il paese in queste settimane sta vivendo in seguito al diffondersi dell’epidemia derivante dal virus COVID-19 ha, come è noto a tutti, costretto il governo ad adottare misure di contenimento del contagio molto restrittive che hanno provocato tra gli altri la chiusura di tutti i luoghi della cultura italiani mentre le agenzie educative pubbliche e private, in primis la scuola e l’università continuano ad operare esclusivamente on line, mettendo peraltro in evidenza il gap fra le famiglie dotate di dispositivi digitali e chi ne è sprovvisto e fra le aree servite dalla banda larga e quelle che non lo sono.

    La situazione emergenziale che si è determinata, oltre ai pesanti rischi in termini sanitari, può provocare un serio tracollo di molti ambiti produttivi e in primo luogo di quelli che derivano i ricavi dalla frequenza di pubblico come le attività culturali.

    Siamo ancora nel pieno dell’epidemia e dunque non abbiamo ancora elementi certi sulla durata e sull’impatto che questa emergenza sanitaria provocherà sulla nostra libertà di spostamento e sui consumi a livello internazionale ma possiamo sin da subito iniziare a ragionare sul fatto che questo evento avrà un effetto importante sulla capacità e sulla modalità dei cittadini di frequentare i luoghi della cultura e di fruire di contenuti culturali.

    Musei, teatri, concerti, spettacoli, iniziative culturali sono messe a dura prova da questo fenomeno che sta investendo il mondo intero.

    Lo scopo di questo documento è di provare a costruire una riflessione sugli strumenti utili per impedire che questa crisi possa provocare una desertificazione delle iniziative e dei soggetti culturali concorrendo così ad aggravare irrimediabilmente gli effetti del fenomeno epidemico sulla struttura sociale e culturale del nostro paese.

    Siamo consapevoli che tale riflessione debba essere continuamente aggiornata e arricchita del contributo di quanti sono impegnati a diverso titolo nel settore culturale. Allo stesso tempo avvertiamo l’urgenza di avviare questa riflessione nel tentativo di sottoporre ai decisori politici già nei prossimi giorni un quadro delle possibili iniziative per sostenere il mondo della cultura.

    In particolare riteniamo importante un piano di intervento a due velocità: azioni da attivare nel brevissimo periodo per evitare il dissolvimento di tanti soggetti che operano nel settore della cultura ed iniziative da avviare nel breve periodo per accelerare i processi di ripartenza post emergenza.

    Gli interventi immediati

    Il decreto Cura Italia (DECRETO-LEGGE 17 marzo 2020, n. 18 -Misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19 – pubblicato in GU n.70 del 17-3-2020) contiene una serie di provvedimenti che interessano il mondo delle Imprese Culturali.
    Noi riteniamo che in sede di conversione debbano essere previsti interventi ulteriori tesi a realizzare un sostegno più efficace alle Imprese Culturali che qui elenchiamo.

    Credito d’imposta Voucher

    L’art. 88 del decreto prevede che, se ricorre la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta in relazione ai contratti di acquisto di titoli di accesso per spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, e di biglietti di ingresso ai musei e agli altri luoghi della cultura, i soggetti acquirenti, in luogo del rimborso, possano godere di un voucher di pari importo al titolo di acquisto, da utilizzare entro un anno dall’emissione.

    Riteniamo che questa misura vada accompagnata con il riconoscimento di un credito d’imposta, analogo a quello dell’Art Bonus, per i soggetti che rinuncino al rimborso mediante voucher del titolo di accesso (compresi gli abbonamenti) per gli spettacoli e per l’ingresso nei luoghi della cultura.

    Si configurerebbe così una donazione del soggetto a favore dei musei, teatri, organizzazioni culturali a fronte della quale potrebbe godere di un vantaggio fiscale. La rinuncia al voucher eviterebbe di compromettere l’equilibrio finanziario ed economico di molte imprese culturali, pubbliche e private.

    Nuove convenzioni tra PA e Imprese Culturali

    L’art. 48 del decreto prevede che durante la sospensione dei servizi educativi e scolastici e durante la sospensione delle attività sociosanitarie e socioassistenziali nei centri diurni per anziani e per persone con disabilità, le pubbliche amministrazioni forniscono, avvalendosi del personale disponibile, già impiegato in tali servizi, dipendente da soggetti privati che operano in convenzione, concessione o appalto, prestazioni in forme individuali domiciliari o a distanza o resi nel rispetto delle direttive sanitarie negli stessi luoghi ove si svolgono normalmente i servizi, senza ricreare aggregazione, anche in deroga a eventuali clausole contrattuali, convenzionali, concessorie, adottando specifici protocolli che definiscano tutte le misure necessarie per assicurare la massima tutela della salute di operatori ed utenti. Le pubbliche amministrazioni sono autorizzate al pagamento ai gestori privati dei suddetti servizi per il periodo della sospensione, sulla base di quanto iscritto nel bilancio preventivo.

    Si propone di estendere questa disciplina a tutte le Imprese culturali, indipendentemente dalla forma giuridica, e alle Istituzioni culturali, per consentire in accordo con le Pubbliche Amministrazioni, le Scuole e le Università, di garantire sotto altra forma, le prestazioni, mediante erogazione di contenuti a distanza o resi nel rispetto delle direttive sanitarie negli stessi luoghi ove si svolgono normalmente i servizi senza ricreare aggregazione.

    In questi giorni molte istituzioni e organizzazioni culturali stanno compiendo uno sforzo per garantire, con modalità nuove, percorsi di fruizione del patrimonio culturale materiale ed immateriale. Le scuole, che hanno già attivato, mediante i Fondi Pon, progetti con esperti esterni o con organizzazioni non profit, potrebbero destinare tali fondi per garantire agli studenti le iniziative culturali soprattutto laddove tali iniziative e convenzioni erano già in corso.

    Analoga previsione andrebbe estesa a tutte le organizzazioni che si occupano di recupero della dispersione scolastica per consentire loro di poter continuare, con modalità concordate con le pubbliche amministrazioni, il percorso educativo nei confronti dei soggetti che presentano particolari difficoltà in ambito sociale.

    Alle istituzioni culturali, in particolare quelle museali, deve essere garantita inoltre la possibilità di mantenere in efficienza i luoghi da essi gestiti a partire dalla manutenzione del verde delle aree museali o archeologiche.

    Esonero del versamento dei contributi previdenziali

    L’art. 61 del decreto prevede la sospensione dei versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria fino al 31 Maggio 2020 ad una serie di soggetti[1].
    Questa misura potrebbe rivelarsi insufficiente considerando che, per continuare le attività di programmazione culturale, le organizzazioni, in queste settimane, dovranno continuare ad occupare stabilmente parte del personale, nonostante i ricavi siano sostanzialmente annullati.

    L’esigenza di continuare ad occupare personale e dunque l’impossibilità di ricorrere alla cassa integrazione per tutti i lavoratori, circostanza questa che paralizzerebbe le attività delle imprese culturali, si rende necessaria una misura che preveda l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per un periodo almeno di dodici mesi, al fine di garantire l’occupazione ed un alleggerimento dei costi di natura previdenziale e assicurativi a carico delle Imprese culturali private.

    Misure a sostegno della liquidità

    Si chiede inoltre di estendere le misure a sostegno della liquidità attraverso il sistema bancario e le misure di sostegno finanziario alle imprese previste dagli art. 49 e 55 del decreto a tutti gli Enti del Terzo Settore operanti nel settore culturale e di attivare misure specifiche di sostegno alla liquidità mediante il Mediocredito Centrale con specifica garanzia a copertura dei finanziamenti per le Imprese Culturali, indipendentemente dalla forma giuridica attraverso la quale esse operano.

    Gli interventi di breve periodo

    Negli ultimi anni il dibattito sull’economia culturale è stato particolarmente vivace ed ha prodotto una serie importante di idee e strumenti utili per sostenere la crescita dei soggetti operanti nel mondo culturale e con essi il tessuto civile, economico e sociale del paese, tenendo conto che le Imprese Culturali offrono servizi e prodotti di forte rilevanza sociale.

    Riteniamo che vada sin da subito accelerato l’iter di approvazione legislativa di tali strumenti, già contenuti nella bozza del DL Turismo e Cultura. In particolare ci riferiamo ad:

    1. Approvazione della disciplina delle Imprese culturali e creative
    2. Istituzione del Fondo per lo sviluppo delle attività culturali e creative
    3. Credito di imposta per le imprese culturali e creative
    4. Istituzione delle Zone Franche della cultura
    5. Uso di immobili pubblici per attività culturali e creative
    6. Incentivi fiscali per il settore cinematografico e audiovisivo
    7. Misure a sostegno delle imprese nel settore dell’editoria
    8. Fondo giovani per la cultura e reclutamento di funzionari archivisti

    Zone franche della Cultura

    In riferimento alla misura dell’istituzione delle Zone Franche Urbane per la cultura, che riteniamo di particolare importanza, formuliamo alcune osservazioni.

    Nella bozza del DDL Turismo e Cultura l’art. 12 prevede l’istituzione dei quartieri degli artisti.

    Tale misura prevede, al fine di contribuire al sostegno delle imprese culturali e creative, che i Comuni con popolazione superiore a 100 mila abitanti possono individuare zone franche urbane, di superficie non superiore a 100 mila metri quadrati, anche comprensive di immobili pubblici inutilizzati da riconvertire.

    Le Imprese Culturali e creative, che nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2021 e il 31 dicembre 2025 nelle zone franche urbane iniziano o proseguono una attività economica o vi trasferiscono quelle che già svolgono, possono beneficiare, delle seguenti agevolazioni:
    a) esenzione dalle imposte sui redditi, per i primi cinque periodi di imposta, fino a concorrenza di un importo del reddito imponibile, da definire;
    b) esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive, per i primi cinque periodi di imposta, fino a concorrenza di un importo da definire, per ciascun periodo di imposta, del valore della produzione netta;
    c) esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi per l’assicurazione obbligatoria infortunistica, a carico dei datori di lavoro, sulle retribuzioni da lavoro dipendente.

    Riteniamo che questa misura debba avere un iter di approvazione molto rapido, perché consentirebbe di intercettare sin da subito, da una parte, l’esigenza di garantire lo sviluppo delle aree più fragili del paese e, dall’altra, di costruire un tessuto di crescita civile in stretta connessione con le comunità locali.

    Allo stesso tempo riteniamo che questa misura vada estesa anche alle città medie che costituiscono, come testimoniato dal recente rapporto denominato L’Italia policentrica, curato dall’Associazione Mecenate 90, una importante articolazione del tessuto urbano e civile del nostro paese.

    Piano strategico nazionale per la promozione e lo sviluppo della Cultura e delle imprese culturali e creative

    È necessario che il Mibact vari un Piano strategico nazionale per la promozione e lo sviluppo della Cultura e delle imprese culturali e creative, che consenta, tra l’altro, di riformulare gli obiettivi e l’utilizzo dei Fondi europei e ordinari per la promozione della Cultura e che delinei un nuovo quadro di sostenibilità economica delle Imprese e delle istituzioni culturali. Un Piano che, a partire dalla riperimetrazione dei fabbisogni e degli ambiti di intervento, porti a convergenza la riprogrammazione dei Fondi ordinari e comunitari 2014-2020 e la definizione delle scelte programmatiche in materia di cultura, patrimonio e impresa culturale per il periodo 2021-2027. Il tutto al fine di definire un quadro programmatico ed operativo capace di sostenere un uso efficace dei fondi in funzione dei bisogni reali, riducendo i ritardi accumulatisi e rimuovendo le ragioni che sono alla base dei ritardi. Su queste basi – e portando a valore il grande impegno dell’Italia per Europa Creativa – si dovrebbe innescare un sistema di alleanze nello spazio europeo.

    In concreto, occorre affiancare ai provvedimenti già assunti con il decreto Cura Italia una serie di misure di sostegno e rafforzamento a favore della Cultura e delle Imprese Culturali e Creative mediante:

    • Piano Stralcio Cultura e Turismo del Fondo Sviluppo e Coesione 2014 – 2020:
      revisione del quadro degli investimenti già programmati a valere sulle risorse ordinarie, con particolare riferimento al “miliardo per la cultura” che, per la parte non spesa, può diventare un importante e fattivo strumento per il sostegno al settore, soprattutto se raccordato con la pianificazione nazionale e regionale, che ne costituisce la condizione abilitante, ridefinendo finalità, obiettivi e destinatari;
    • PON Cultura e Sviluppo FESR 2014 – 2020
      allargare le maglie e alleggerire i vincoli per consentire un accesso ampio ed effettivo alle opportunità dell’Asse II del Programma “incremento di attività economiche connesse alle dotazioni culturali per il sostegno alla competitività delle imprese del settore, inclusi i profili dell’economia civile e dell’impresa sociale”;
    • Programmazione 2021 – 2027:
      incidere tempestivamente sul processo decisionale della politica di coesione, già avviato nel marzo dello scorso anno, in considerazione dei fabbisogni di investimento per il 2021-2027 alla luce dell’emergenza che investe il Paese , “per promuovere il patrimonio culturale e dare sostegno alle imprese nel settore culturale e creativo, con particolare attenzione ai sistemi di produzione locali e ai posti di lavoro radicati nel territorio, anche attraverso la cooperazione territoriale”[2], anche attraverso l’allargamento ad ambiti di policy diversi ed ulteriori rispetto alla PO 5 “Europa più vicina ai cittadini” nel quale il Regolamento Generale (CPR) colloca gli ambiti più esplicitamente vocati ad ospitare le scelte programmatiche in materia di cultura.

    Si tratta di orientare, a partire dal disegno della politica di coesione per la nuova programmazione, gli strumenti operativi in modo mirato, cioè tenendo in debito conto le caratteristiche e i fabbisogni dei soggetti da attivare e sostenere.

    Sembra inoltre indispensabile che il quadro complessivo delle proposte qui formulate possa venire connesso a quelle policy di sviluppo del territorio a base culturale, alle quali fa riferimento lo stesso Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (artt. 111, 112 e 120), con specifica attenzione allo sviluppo di accordi di valorizzazione, che integrino comunità, infrastrutture, produzioni, nonché patrimoni, istituti e luoghi della cultura e risorse culturali in genere dei territori, anche nelle aree interne, nella logica e nella prospettiva del pieno recepimento della Convenzione di Faro non soltanto nell’ordinamento giuridico ma anche nelle politiche intersettoriali di sviluppo.

    Fondi per il Terzo Settore della Cultura

    Avvertiamo l’esigenza di realizzare una strategia di sistema da parte delle Fondazioni di origine bancaria e delle stesse Fondazioni private per sostenere gli enti di terzo settore, introducendo però qualche innovazione rispetto al passato. Un intervento di sistema dovrebbe prevedere due Fondi, ciascuno gestito secondo criteri pubblici e condivisi, uno per le organizzazioni più strutturate e uno per quelle più piccole che possono documentare una presenza ed un insediamento radicato e storicizzato. Possono esserci proposte migliorative, ovviamente, ma questa articolazione dell’intervento di sistema, per la prima volta, non aggiungerebbe risorse solo a “chi ha già”, ma incoraggerebbe la crescita e lo sviluppo di chi fa molta fatica a “raggiungere i piani alti”. Il presupposto è che le organizzazioni culturali svolgono una funzione fondamentale all’interno delle comunità e la loro sopravvivenza o il loro sviluppo sono un bene prezioso da salvaguardare.

    Le singole Fondazioni bancarie o private potrebbero, ciascuna autonomamente, attivare un meccanismo come quello descritto. Ma bisogna tener ben presente il divario fra Nord, Centro e Sud.

    In questo senso l’iniziativa lanciata dal Presidente della Fondazione con il Sud, di realizzare un’operazione straordinaria di sostegno al Terzo settore meridionale mediante la concessione di contributi a fondo perduto da erogare a tutte le organizzazioni che rispondano a requisiti minimi di continuità, di esperienza, di radicamento nei territori attraverso le risorse finanziarie dei Fondi strutturali, ci trova pienamente d’accordo. Sarebbe però necessario, a nostro avviso, coinvolgere in questa misura straordinaria le organizzazioni culturali a prescindere dalle forme giuridiche. Un intervento limitato ai solo Enti del Terzo Settore finirebbe infatti con il penalizzare il tessuto straordinariamente ricco dell’Associazionismo culturale.

    Oggi più che mai è necessario che ci sia un riconoscimento esplicito e tangibile del ruolo e delle funzioni assolte dalle organizzazioni e dalle istituzioni culturali nella tenuta del sistema Paese. Per questo riteniamo utile che gli attori del mondo della cultura, i decisori pubblici e privati concorrano a definire un disegno complessivo  per la cultura alla luce dei nuovi paradigmi che drammaticamente sono emersi con gli avvenimenti di  queste ultime settimane, consapevoli del fatto che senza il contributo del mondo della cultura la coesione sociale del Paese ne uscirebbe fortemente indebolita.

    Marco D’Isanto, Stefano Consiglio, Ledo Prato, Trinità Jungano, Claudio Bocci, Maurizio Carta, Roberto Ferrari, Paolo Giulierini, Tiziana Maffei, Rosaria Mencarelli, Cesare Moreno, Bertram Niessen, Fabio Pagano, Pietro Petraroia, Daniele Pitteri, Andree Ruth Shammah, Ludovico Solima, Michele Trimarchi, Laura Valente, Paolo Verri, Fabio Viola, Massimiliano Zane


    [1]

    b) soggetti che gestiscono teatri, sale da concerto, sale cinematografiche, ivi compresi i servizi di biglietteria e le attività di supporto alle rappresentazioni artistiche,
    d) soggetti che organizzano corsi, fiere ed eventi, ivi compresi quelli di carattere artistico, culturale, ludico, sportivo e religioso;
    f) soggetti che gestiscono musei, biblioteche, archivi, luoghi e monumenti storici, nonché orti botanici, giardini zoologici e riserve naturali;
    q) soggetti che svolgono attività di guida e assistenza turistica;
    r) alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all’articolo 10, del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460 iscritte negli appositi registri, alle organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali e delle province autonome di cui alla legge 11 agosto 1991, n. 266, e alle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano di cui all’articolo 7 della legge 7 dicembre 2000, n. 383, che esercitano, in via esclusiva o principale, una o più attività di interesse generale previste dall’articolo 5, comma 1 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n.117.

    [2]

    Allegato D – Country Report Italy 2019. Including an In-Depth Review on the prevention and correction of macroeconomic imbalances, SWD(2019) 1011 final del 27 febbraio 2019

    Note