«[…] fuori è ancora buio, l’orologio segna le 5 e 30», scrive Giulia Callino. Giulia ha trascorso una notte ospite del Monastero di Santa Chiara, a Milano.
Diciannove sorelle tra le mura è il titolo del reportage che ha scritto per il volume Ultrauomini, appena uscito per CTRL books.
Il monastero si trova a due passi da viale Monza, nel quartiere Gorla che come una bella fanciulla preraffaellita si specchia nel naviglio della Martesana. Non sapevo che a Gorla, dove capito spesso, ci fosse un monastero. Davanti al monastero ho appuntamento con Nicola Feninno, direttore di CTRL.
Ci è sembrato il luogo giusto per ripercorrere la biografia di CTRL, la cui ultima incarnazione è un libro, ma in una vita precedente è stato una rivista di eventi su Bergamo e dintorni e poi un contenitore di narrazioni.
Quello di Giulia Callino è il settimo degli undici reportage raccolti in Ultrauomini. Merita di fare un elenco: 1) Valerio Millefoglie recupera tre storie di provincia, quelle tipiche di cui si nutre la stampa locale, ma in questo caso collegate a un tema di grande attualità scientifica e filosofica come la crioconservazione; 2) Maura Chiulli incontra Ortenzia, impiegata nella provincia di Catanzaro e wrestler col nomignolo di Tenebra; 3) Donato Novellini ci presenta un suo vicino di casa, un colto esoterista testimone dell’Italia degli hippies; 4) Martino Pinna, con stile nervoso e puntuale, riporta una chiacchierata con un tizio che ha un chip impiantato nel braccio; 5) Paolo Zardi entra in una sala operatoria e con voce apparentemente piana, ma capace di vertigine e accelerazioni, scrive di un trapianto di rene; 6) Alessandro Monaci scende per diverse centinaia di metri dentro la terra, è la sua prima volta, ci resta tre giorni e ne scrive con cura e grande chiarezza introspettiva; 7) Matteo Trevisani si reca in un bar di Roma per un appuntamento filosofico con un uomo misterioso; 8) Luca Pakarov partecipa a un incontro pubblico di HSP, persone dotate di eccezionale sensibilità, e ne racconta mettendoci tutto il rumore sottile e l’interferenza dei suoi pensieri; 9) Angelo Mozzillo conosce un tale che sulla spiaggia di Termoli, in 14 anni, ha recuperato 800 messaggi in bottiglia; 10) Sofia Natella ci porta a conoscenza di una pratica di confine come la tanoestetica.
Tuttavia, CTRL non nasce come casa editrice, e se da una parte ha un percorso mutevole, figlio di questi anni e di un mercato editoriale difficile, dall’altra testimonia una grande vitalità e volontà di ricerca. A Nicola chiedo di raccontare tutto da capo.
Quando parte CTRL?
Nel 2009. All’epoca io non c’ero. Parte su iniziativa di un gruppo di amici, un po’ come risposta al fatto che tutti in provincia dicevano che a Bergamo non c’è niente da fare. Infatti all’inizio CTRL è un puro raccoglitore di eventi e segnalazioni, gratuito, sul modello del free press Zero.
Quante copie stampava?
Credo più di duemila, all’incirca. Nel momento in cui ne stampiamo di più, anche perché a quel punto siamo distribuiti tra Bergamo, Milano e Brescia, arriviamo alle 15.000 copie.
Tu quando entri?
Nel 2011. L’editore, Matteo Postini, capita su un blog che tenevo all’epoca, inabitisuccinti.blogspot.com. Lo gestivamo io, Linda Caglioni ed Emiliano Azzoni. Pubblicavamo un racconto a settimana, senza nessuna pretesa. Matteo legge un mio testo dove il protagonista è un sassofonista che non ha mai preso un sax in mano, non sentendosi pronto e volendo iniziare a suonare solo nel momento in cui capirà di poter essere il migliore del mondo. Matteo s’incuriosisce, mi scrive e m’invita in redazione.
Mi presento e, aneddoto, trovo un tavolo rotondo. Scopro che è stato costruito da Oro, nome d’arte, cioè uno dei redattori, il quale è anche falegname, graffitista e per CTRL fa un po’ di guerilla marketing. La particolarità di questo tavolo è che è stato costruito all’interno della redazione e infatti, se così non fosse, non sarebbe stato possibile portarlo dentro la stanza, essendo un tavolo troppo grande per passare dalla porta.
Tavolo a parte, che cosa trovi a CTRL?
Due anime: una un po’ più legata al mondo degli eventi e del marketing e un’altra più intellettuale. Oro faceva un po’ da ponte. Io propongo due articoli, che poi costituiranno la matrice per due rubriche: una dedicata alle persone e una ai luoghi. Quella suoi luoghi si chiamerà «Scampagnate». Il primo pezzo è su un bosco dove un gruppo di artisti hanno sparso delle lapidi dedicate a tutta una serie di personaggi letterari. La rubrica dedicata alle persone si chiamerà «Ad Personam». Il pezzo d’esordio è su un tizio originario del mio paese, tale Vincenzo Verzeni, il primo serial killer italiano, detto anche «il vampiro di Bottanuco», studiato da Lombroso e di cui ha scritto anche Sciascia. Una storia che risale al periodo dell’Unità d’Italia.
Il secondo pezzo, invece, mi dà l’occasione di fare un incontro. Racconto la storia di una prostituta, Lalla, sessantenne, famosa dalle mie parti perché lascia il suo numero di telefono su tutti i muri, sempre accompagnato dal suo slogan: «Io amo». Aveva anche dei biglietti da visita e girava in moto portandosi dietro una tenda che montava all’occasione. Poi si è comprata un camper.
La chiamo al telefono e lei mi dice subito «ciao amore». Io le dico che mi piacerebbe scrivere di lei. Sulle prime, non essendo abituata, resta un po’ stupita, poi c’incontriamo. È stato il mio primo reportage vero e proprio. Ci siamo dati appuntamento in una trattoria per camionisti a menu fisso e mi ha raccontato tutta la sua storia: il padre violento e senza una gamba, il ricordo del rumore del moncherino sul pavimento, e poi il suo desiderio di dominare gli uomini.
L’avete fotografata?
No, è stata lei a non volerlo, anche per una questione, diciamo, di marketing. Ormai era una donna anziana e tutta la sua strategia di promozione si esprimeva con le parole. Negli annunci sui giornali si presentava come «Io sono la fata Turchina e tu sarai il mio Pinocchio»…
…un’artista…
Assolutamente. In altri annunci costruiva dei giochi di parole con le marche delle moto, visto che lei girava in motocicletta.
Questo tipo d’identità, che poi caratterizzerà CTRL, basata sulla ricerca e il racconto di storie di sconosciuti, nasce per caso o è qualcosa che decidete per differenziarvi e posizionarvi?
Direi che è nato tutto per caso. Abbiamo capito che quella modalità di racconto ci piaceva e funzionava, e solo in seguito ci siamo resi conto che come identità e approccio al reale era caratterizzante. Tra gli altri nostri primi pezzi c’è quello sui venditori di rose, cioè persone che tutti a Bergamo vedevano per strada ogni giorno, ma nessuno in realtà conosceva davvero. Poi abbiamo raccontato con Thomas Pololi la storia di Zingonia e delle persone che vivono a Zingonia. Zingonia è una località della provincia bergamasca, un agglomerato nato dal nulla negli anni Sessanta, senza radici, descritto dalla stampa locale come una specie di Scampia del Nord…
…fondata da Renzo Zingone, imprenditore e padre di tale Zingonia Zingone, che si diletta di poesia, se non erro…
Esatto. Il pezzo su Zingonia è stato molto importante. Da quel momento iniziamo a cercare storie un po’ in tutta Italia e cominciamo a renderci visibili su porzioni di territorio più ampie, arrivando fino a Milano, distribuendo la rivista nei bar, nei locali, nelle librerie, e appiccicando l’adesivo di CTRL nei bagni delle università, sia a Bergamo che a Milano.
Quanto costava un numero di CTRL?
Compreso tutto, intorno ai 12.000 euro, vendendo una pagina di pubblicità a circa 300\400 euro. Per quanto riguarda la pubblicità, avevamo cercato di dare un’impostazione grafica omogenea, per una questione di coerenza estetica. Nel momento in cui proviamo a fare il salto e uscire dai confini della provincia, da un lato perdiamo i nostri inserzionisti locali, i vari bar e birrerie, dall’altro ci rendiamo conto che non è semplice trovare pubblicità in un contesto che, di colpo, è diventato nazionale. Perciò la situazione diventa problematica.
È quella, diciamo, la vostra età di mezzo?
Mettiamola così: nasciamo come rivista di eventi con una piccola appendice di natura letteraria, cresciamo e azzardiamo, cioè togliamo del tutto il calendario degli eventi e diventiamo un contenitore di narrazioni; segue un momento complicato e quindi mettiamo su un crowdfunding per il finanziamento non della rivista, ma di un libro. La sola cosa che resta è l’on line. Con l’ottimo successo del crowdfunding -circa 15.000 euro, più di quanto credessimo- finanziamo il nostro primo libro. Mandiamo i collaboratori in giro per tutta l’Italia, per realizzare racconti e inchieste sulle minoranze linguistiche. Il titolo del libro è Stiamo scomparendo, affermazione che ha una doppia lettura ed evoca anche la particolare situazione di CTRL, sospeso tra la vita e la possibilità della scomparsa.
Campi con CTRL?
Ovviamente no.
Di cosa ti occupi oltre a CTRL?
Faccio valutazione manoscritti per Rizzoli, oltre a scrivere qua e là. Grazie a questo mosaico di entrate pago l’affitto e campo a Milano.
Quanti siete oggi in redazione?
In tre: io, Alessandro Monaci e Michele Perletti, che si occupa del photo editing.
Con una parte del denaro raccolto finanziate anche Ultrauomini, giusto?
Più o meno. Diciamo che con quei denari abbiamo finanziato l’avvio di Ultrauomini, ma il resto lo abbiamo messo di tasca nostra, con la speranza di recuperare l’investimento dalle vendite. Ma va bene così. Abbiamo costituito un’associazione culturale, impegnandoci con tutta una serie di scartoffie da firmare dal commercialista. All’inizio fa un po’ paura, ma poi passa.
L’importante è pagare tutte le persone coinvolte in modo equo, poi per il resto ce la fai a districarti. Con il libro inizia anche il lavoro con i librai, il rapporto con i librai, che è una parte bella e gratificante dell’operazione.
Quante copie avete fatto di Ultrauomini?
1.500.
Il formato è molto prezioso, direi..
La parte grafica è stata seguita da Studio Temp, col quale lavoriamo praticamente dall’inizio della nostra avventura. Volevamo un oggetto speciale, una cosa che una volta arrivata in libreria risultasse come una specie di UFO. La foto in copertina è applicata a mano e il materiale con cui la copertina è realizzata simula l’effetto nobile del vecchio telato. Si chiama «imtilin». Alla fine Ultrauomini sembra una vecchia bibbia, anche se manca il segnapagina, che costa troppo. I librai di solito sono colpiti e apprezzano.
Parlami del titolo…
Tutto parte da due ricorrenze del 2019: i 500 anni dal viaggio di Ferdinando Magellano nell’Oceano Pacifico e i 50 anni dall’allunaggio. In particolare ci ha ispirato la figura di Michael Collins, uno dei tre astronauti presenti sull’Apollo 11, l’uomo che più si è allontanato nella storia dell’uomo dalla superficie terrestre e nonostante questo è rimasto per il pubblico uno sconosciuto. Se si digita il nome su Google, esce solo come terzo risultato. Eppure è stato da solo in orbita intorno alla Luna, ci ha fatto il giro intorno per circa 26 volte, in perfetta solitudine, mentre Armstrong e Aldrin si prendevano gloria e telecamere. È stato lui a guidare il gruppo fino a casa, fino a Terra. Per queste e altre ragioni, Collins, che è nato a Roma nel 1930, diventa il nostro nume tutelare.
Ultrauomini è un termine dal sapore politicamente ambiguo e filosoficamente nicciano…
È la prima cosa che ci viene in mente e siamo consapevoli del rischio. Però in qualche modo, con sfacciataggine, decidiamo di tenere quella parola e farla nostra, declinandola in modo ampio e imprevedibile, gioioso. Senza contare la libertà che ci siamo presi, e ci prendiamo da sempre, nella scelta degli scrittori: da Paolo Zardi, 49 anni e tra i 12 finalisti del Premio Strega 2015, a Giulia Callino che ha 24 anni ed è ormai una nostra fidata collaboratrice, fino ai tanti lettori che ci hanno scritto in questi anni, con i quali abbiamo simpatizzato e che sono passati dall’altra parte, scrivendo per noi.
Chi scrive per CTRL è sempre molto generoso… è un aspetto che, leggendo, si sente…
Vero. A volte è capitato anche che autori un po’ più affermati, assuefatti a scrivere forse in modo automatico, si siano sentiti un po’ spiazzati dalla libertà e dal nostro entusiasmo, e si sono ritrovati a dover smontare tutta una serie di abitudini mentali, per recuperare una specie di istinto primario della scrittura.
Oggi quali riviste leggi on line?
NOT, Il Tascabile, Internazionale, L’Indiscreto, Crapula Club, Colla, Tina e altri.
In questi anni CTRL è diventato un grande amico dell’editore e avventuriero Marcello Baraghini…
Confesso che non sono cresciuto nel mito di Baraghini. Stampa Alternativa e i famosi Millelire sono fenomeni che appartengono a una generazione precedente alla mia. Scopro Baraghini facendo ricerche su internet e m’innamoro del suo lavoro e soprattutto dei Millelire. Gli scrivo per chiedergli un incontro e un’intervista. Baraghini mi risponde e m’invita ad andare a trovarlo a casa sua a Pitigliano. Vado e Marcello mi mette a disposizione la sua tenda mongola in giardino, dicendomi che posso restare tutto il tempo che voglio. Marcello ha questo grande spirito di libertà, che io non ho mai visto così forte come in lui. Tu vai a casa sua e quella casa davvero è casa tua. Attenzione: non sto parlando di un genere di ospitalità opprimente, no… ti lascia le chiavi di casa e amen. Marcello è uno dei nostri complici e maestri più preziosi, quando parla di Albert Hoffman, di Andrea Pazienza, di Marco Pannella, così come quando ci parla dei pomodori del suo orto.
Qual è l’origine del nome CTRL?
Io non c’ero, ma mi hanno raccontato che è venuto fuori durante un brainstorming. Qualcuno ha detto «la situazione sta andando fuori controllo» e a qualcun altro, in quel momento, è caduto l’occhio sul tasto CTRL. Per una rivista di eventi, il verbo «controllare» poteva avere pure il suo senso. Nel tempo, poi, ci siamo resi conto che il tasto CTRL è l’unico della tastiera che può operare solo in combinazione con un altro tasto, da solo non ha effetti; il che per noi è diventata una bella metafora di ciò che siamo, delle storie che raccontiamo.
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