Come l’esperienza dei musei si sta trasformando in tutta Italia

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    L’eccezionale momento storico che stiamo vivendo ha messo a dura prova le istituzioni culturali del nostro Paese. Fin da marzo 2020, infatti, le limitazioni messe in campo dal Governo hanno portato all’interruzione dell’erogazione in presenza dei servizi culturali. Difronte a questa situazione imprevista e improvvisa, le istituzioni culturali hanno reagito organizzando una serie di attività digitali che sono andate dalla messa online del proprio repertorio artistico ai tour virtuali delle sale espositive, fino alla sperimentazione di alcune produzioni culturali ad hoc. 

    Questa reazione è stata inizialmente piuttosto estemporanea anche perché tra gli addetti ai lavori serpeggiava la speranza di ritornare presto al normale svolgimento delle attività. Con il perdurare della situazione di crisi, gli attori dei settori culturali hanno affrontato la situazione in modo più strutturato attivando una profonda riflessione sulle modalità più efficaci per la proposta di contenuti digitali. I musei non sono stati un’eccezione a questo processo; anzi, sono stati tra gli attori più attivi nella riflessione su come le sfide del digitale possono aprire nuove strade per interagire con il proprio pubblico di riferimento, raggiungendone al tempo stesso di nuovi. 

    Per contribuire alla comprensione dei fenomeni in essere, abbiamo organizzato nell’anno passato cinque Talk Together1Talk Together è un format di simposio digitale dedicato al confronto tra mondo accademico, imprese, istituzioni pubbliche ed esponenti della società civile. I Talk Together sulle nuove sfide dei musei sono stati promossi da Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Pisa, GATE 4.0 (Distretto Advanced Manufacturing di Regione Toscana) e GATE REI. Vi hanno partecipato i rappresentanti dei seguenti musei: Collezione Maramotti e Palazzo Magnani di Reggio Emilia, Lucca Center of Contemporary Art, Istituzione Bologna Musei, Istituto Etnografico della Sardegna, Sistema Museale Nuorese, Museo Salvatore Ferragamo di Firenze, Sistema Museale d’Ateneo Università di Pisa, Kronos Museo della Cattedrale e Musei Civici Palazzo Farnese di Piacenza. Hanno collaborato la prof.ssa Maria Cristina Bonti e la dott.ssa Costina Andreea Calota. a cui hanno partecipato i rappresentanti di musei differenti per localizzazione geografica e caratteristiche della propria collezione. Tra i vari temi emersi, vi è stato quello relativo all’importanza di intendere l’emergenza sanitaria tutt’ora in corso come un momento utile per riflettere sull’identità dei musei e sulle nuove attività che possono essere proposte. Questa riflessione era già in corso nel mondo museale prima della pandemia e ha portato anche ad alcune esperienze interessanti di trasformazione dell’identità dell’istituzione museale.

    La riflessione sul ruolo che i musei sono chiamati a svolgere verte su due aspetti principali. Da una parte, vi sono le solide radici su cui le istituzioni museali hanno fondato le proprie funzioni e obiettivi: acquisizione, conservazione, ricerca ed esibizione di materiali e informazioni a essi relativi a fini culturali, educativi, di studio e anche di intrattenimento. In questa direzione, i musei sono stati (e sono tutt’ora) un dispositivo per la rappresentazione e la tutela dell’identità di una comunità (nazionale, regionale, professionale, ecc.), per accrescerne le conoscenze, la consapevolezza culturale e le opportunità educative a disposizione. Dall’altra parte, vi è la necessità di modificare la propria funzione ampliando lo spettro delle attività svolte in modo da presidiare diversi ambiti di impatto: non solo quello culturale, ma anche quello economico e sociale. Da questo punto di vista, l’istituzione museale non va più intesa solamente come un dispositivo di archiviazione, conservazione ed esibizione, ma diventa un potenziale catalizzatore e attivatore di relazioni e azioni che possono impattare profondamente la realtà in cui essa è inserita (Kadoyama, 2018; OECD/ICOM 2019). 

    In questa direzione si collocano le iniziative sperimentate in diverse realtà museali e volte a costruire un insieme denso di relazioni con i differenti soggetti del tessuto sociale di riferimento al fine di generare nuove forme di coinvolgimento di pubblici diversi e di attirare al tempo stesso nuove risorse. Ne sono esempio i progetti educativi rivolti ad aree e gruppi che soffrono di marginalità (quartieri periferici, giovani neet, ecc.), i percorsi di inclusione interculturale, la variazione della destinazione d’uso interna per attivare percorsi di residenza artistica ed esperienze di coworking, oppure il contributo alla cura e al mantenimento di luoghi pubblici all’aperto. 

    Queste attività sono esempi di come i musei possano agire per legittimare il proprio ruolo all’interno della comunità di riferimento, aumentando il proprio impatto sociale. In un’ottica più ampia, i musei attraverso l’apertura dei propri confini (materiali e simbolici) possono diventare importanti pilastri dell’ecosistema produttivo locale, in particolare quello delle industrie creative e culturali. I musei, infatti, possono impattare sull’immagine di una città non solo contribuendo all’aumento dell’attrattività per la popolazione e i turisti, ma agendo anche come magnete che stimola la percezione di un ambiente aperto alla cultura dell’innovazione e della creatività. Attraverso l’ampliamento delle proprie attività e l’attivazione di relazioni tra attori differenti, i musei possono anche contribuire allo scambio di idee e alla creazione di un breeding-ground funzionale all’emergere di nuove imprese e professionalità nei settori creativi e culturali. 

    Queste considerazioni sono particolarmente valide per i piccoli e medi musei che costituiscono il centro nevralgico del panorama museale italiano. A differenza dei cosiddetti flagship museums, i musei di dimensioni più ridotte possono giocare un ruolo ancora più importante nello sviluppo del territorio di riferimento, a partire dall’ingaggio comunitario in termini di inclusione socio-culturale, fino ad arrivare al supporto allo sviluppo di reti collaborative e delle capacità creative dei lavoratori e delle organizzazioni locali. In questo senso, i musei possono svolgere un’importante funzione di brokerage (Lingo e O’Mahony 2010; Obstfeld 2005), cioè di presidio e supporto alle dinamiche relazionali tra i diversi attori presenti nell’ecosistema creativo di riferimento. Riuscire a supportare il tessuto connettivo di un ecosistema è importante per la creazione di un’atmosfera di fiducia e di collaborazione che favorisca lo scambio di informazioni e conoscenze complesse e la co-creazione di progetti e iniziative.

    Dai Talk Together è emersa l’idea di come le pratiche e le soluzioni digitali possono avere un impatto profondo nel supportare i musei in questo percorso di evoluzione da “contenitore” ed “espositore” di patrimonio culturale a spazio di attivazione di progettualità e relazioni creative. Le tecnologie digitali, infatti, possono essere d’aiuto innanzitutto per creare le diverse narrazioni con cui un museo può raccontarsi ai diversi potenziali pubblici di riferimento, aumentandone al tempo stesso la capacità di engagement. Esse, inoltre, possono diventare strumento di creazione di nuovi contenuti e di nuove forme di fruizione culturale ispirate ai principi del digital by design. Un’area di attività in cui le tecnologie digitali sembrano avere un elevato potenziale di applicazione è quella dell’educational: non solo in termini di erogazione di laboratori didattici on line, ma anche di produzione di contenuti digitali pensati per fasce diverse di pubblico e con il fine ultimo di stimolare la visita fisica degli spazi museali (non appena possibile).

    Le difficolta che i musei possono sperimentare in questo percorso non sono poche. Oltre a un potenziale gap di competenze (digitali, comunicative, di progettazione delle nuove attività e servizi, ecc.), i musei devono anche attivare opportune azioni di legittimazione delle nuove funzioni. In tal senso può essere utile sia attivare relazioni con altri soggetti dell’ecosistema locale (soprattutto università e imprese) al fine di sviluppare iniziative comuni sia rappresentare in modo più efficace il legame identitario con il territorio di riferimento. Da questo punto di vista, è importante comunicare non sono solo le collezioni, ma anche la propria storia di organizzazione socialmente radicate nel territorio e portatrice di un passato di elementi produttivi e simbolici che può rendere i musei un punto di riferimento per le comunità produttive locali. Da questo punto di vista, crediamo che costruire sul passato e sul presente sia la chiave per immaginare il futuro dei musei.

    Riferimenti bibliografici

    Kadoyama, M. (2018) “Museums involving communities: authentic connections”. New York: Routledge.

    Lingo, E.L., O’Mahony, S. (2010). Nexus work: Brokerage on creative projects. Administrative Science Quarterly, 55, 47–81.

    Obstfeld, D. (2005). Social networks, the tertius iungens orientation, and involvement in innovation. Administrative Science Quarterly, 50, 100-130.

    OECD/ICOM (2019). A Guide for Local Governments, Communities and Museums. OECD.

    Note