Centro Sperimentale di Cinematografia, storia breve di una lotta

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    Eravamo pronti a chiudere le nostre valigie e a caricarle su treni che avrebbero solcato le ferrovie di tutta Italia. Si erano svuotati i corridoi, i giardini e le stanze del Centro Sperimentale di Cinematografia, fino a qualche giorno prima pieni delle nostre voci, degli esercizi di dizione degli attori, di costumisti rannicchiati negli angoli del cortile insieme ai loro quaderni dalle pagine rigonfie.

    Roma è bella, ma che caldo fa d’estate! Noi studentesse e studenti eravamo pronti a tornare a casa, quando apprendiamo della proposta emendativa 12.03 al decreto legge Giubileo.

    In poche parole, l’emendamento interrompe con un anticipo di due anni il mandato dell’attuale dirigenza e modifica la struttura del comitato scientifico.  Se prima questo era un organo di consultazione indipendente e non stipendiato, formato da quattro membri eletti dalla presidenza, adesso sarà composto da sei membri di nomina politica, da parte di quattro ministeri diversi. Questi membri verranno stipendiati, si passerà da un rapporto di lealtà con i vertici a una ricattabilità politica ed economica.

    Decidiamo di rimanere. All’inizio siamo in pochi e cerchiamo di capire cosa scrivere sullo striscione da appendere sulla facciata della scuola, prendiamo appunti sulla tovaglietta di una pizzeria finché non è così tardi che veniamo cacciati via. Il giorno dopo, ad appendere lo striscione, siamo il doppio: «La cultura non si lottizza. Il CSC non si lega». Il 20 luglio convochiamo un’assemblea aperta straordinaria che fa riempire l’aula magna di professionisti e organi del settore, giornalisti, rappresentanti di altre realtà studentesche e chi di noi, nel frattempo, è appositamente tornato a Roma. Alla fine dell’assemblea – con una frase ad effetto come a testimoniare la nostra passione per il cinema – annunciamo un presidio permanente a partire dalla sera stessa.

    ph. Pietro Gobbi

    Iniziamo a convivere, a creare una collettività e ci riappropriamo degli spazi che fino a quel momento avevamo vissuto solo durante le ore scolastiche. Durante la notte organizziamo proiezioni, assemblee e dibattiti autogestiti gratuiti e aperti a tutti. Durante il giorno le sale sono sempre piene e ci rendiamo conto che, in un modo spontaneo e straordinario, stiamo mettendo le basi di un discorso più grande. C’è un senso di emergenza e di indignazione che ci unisce e che ci fa riflettere – per la prima volta in collettività e forse anche come generazione – su quello che secondo noi dovrebbe essere il cinema del futuro: collettivo, che rispecchi volontà e tematiche degli autori, libero da ingerenze di ogni genere.

    Nel giro di pochi giorni riceviamo l’appoggio di migliaia di persone, fra cui le forze di opposizione. Crediamo anche di essere riusciti a ottenere un confronto anche con la maggioranza: l’Onorevole Mollicone, presidente della Commissione cultura ed esponente di Fratelli d’Italia, ci promette un incontro a Montecitorio per il 25 luglio.

    Le cose, però, vanno in modo diverso: poche ore prima dell’incontro gli esponenti della maggioranza accelerano le manovre per la votazione dell’emendamento. La mattina del 25 luglio l’emendamento viene approvato e l’On. Mollicone annulla il colloquio, tradendo l’impegno preso con il corpo studentesco.

    Sembra la fine di una brutta storia, ma è in realtà l’inizio. Per dimostrarlo, prendo in prestito le parole del nostro ultimo comunicato, che hanno per me valore di manifesto:

    In qualità di comitato studentesco, continueremo a far valere le nostre proteste in funzione di un cambiamento che non riguarda solo la nostra realtà scolastica, ma anche la realtà culturale che ci circonda. La rabbia che proviamo di fronte a tale disinteresse da parte delle istituzioni ci costringe a non fermarci qui. Desideriamo far uscire il Centro Sperimentale fuori dalla sua bolla, intendiamo continuare a stringere i forti legami che ci hanno portato alla creazione di una collettività che guarda verso un cinema intraprendente e libero. Le nostre porte sono aperte a chiunque voglia prendere parte a questa collettività.

    Il cinema è un’altra cosa.

     

    Immagine di copertina di Pietro Gobbi

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