Chi mette piede in un Archivio di Stato, se non per obbligo o passione di studioso?
Che sia “tutti” la risposta è ambizione di Candida Carrino, da quando guida la struttura nel monastero napoletano dei Santi Severino e Sossio. Lì si conservano settanta chilometri di documenti, le cui pile in alcuni saloni raggiungono 11 metri d’altezza. Se è facile attirare ingressi con la promessa di una tela del Caravaggio, è arduo riuscirvi con l’appeal di ponderosi faldoni, anche se custodiscono la storia pubblica e le storie minori di imprese e famiglie, epopee di prominenti casati delle Due Sicilie (l’acquisizione più recente è dai d’Avalos) o infimi casi ereditati nei secoli dalle corti di giustizia, che celano terribili vicende umane.
Eppure 22 mila persone in tre mesi, senza scopi di studio, hanno varcato il portone dell’Archivio di Stato per gustare una mostra sui giocattoli degli ultimi tre secoli.