La pandemia ci ha portato a percepire il rapporto con le altre persone nello spazio in modo radicalmente diverso, soprattutto in riferimento agli spazi al chiuso. La prossimità e l’intimità con gli altri sono divenute indesiderabili, spaventose o insostenibili.
In questo momento di difficoltà devono essere immaginate nuove soluzioni e strumenti per riavvicinare luoghi e persone. È facile prevedere che una parte della risposta nei prossimi due anni consisterà nell’aumento esponenziale delle esperienze culturali all’aperto, puntando sulle nuove pratiche culturali ancora oggi considerate di nicchia, come le proiezioni sulle facciate degli edifici (video mapping), le installazioni artistiche nelle vetrine, le performance musicali diffuse, le forme miste tra mondo digitale e mondo reale.
Per le politiche culturali questo vorrà dire lavorare a sostegno dei soggetti capaci di affrontare le nuove sfide, alla ricerca di progetti più coraggiosi e sperimentali, all’individuazione di nuovi spazi all’aperto e di nuovi modi di abitarli.
Ne abbiamo parlato martedì 15 giugno durante Aria Aperta (un talk di cheFare per il progetto Molto Vicino selezionato nell’ambito della call di Milano Urban Center) ospiti di Triennale Milano, insieme a Matteo Balduzzi, curatore; Carlo Salone, Politecnico e Università di Torino; Silvia Tarassi, Assessorato alla Cultura e Comune di Milano; modera Bertram Niessen, direttore scientifico di cheFare.
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